HomeStoria locale- La Fiera del Tartufo Bianco d'Alba • La Fiera diventa nazionale

La Fiera diventa nazionale

Dal 1963, sindaco Ettore Paganelli, l’Amministrazione comunale tornò ad incidere maggiormente nell’organizzazione della Fiera. Era scomparso Vincenzo Morsero, il sindaco Cagnasso era stato eletto Senatore della Repubblica nel collegio di Alba e, pur mantenendo ancora per qualche anno la presidenza della Fiera, aveva lasciato la presidenza dell’ACA. La Fiera richiedeva un apporto economico ed organizzativo più tangibile da parte del Comune che riprendeva a nominare il comitato organizzatore affidandone il coordinamento a Ettore Imasso, vice segretario comunale.
Nel 1964, in una delle domeniche della mostra concorso del tartufo, Battista Brero di Verduno presentò, fuori concorso, un tartufo di 1.270 grammi, uno spettacolo, a leggere le cronache, di compattezza e profumo e, in quell’anno, i tartufi si acquistavano al mercato a 2.500 – 3.000 lire l’ettogrammo ed era un annata di tartufi di ottima e grande pezzatura, eppure, per smentire i luoghi comuni, fu anche un’ottima annata per i vini rossi di Langa.
La Fiera si orientò a promuovere la gastronomia, a far conoscere Alba ed il territorio albese oltre i confini regionali e le manifestazioni assunsero un carattere popolare e spettacolare con gare fra i paesi dell’albese, come Campanile Langhe; concorsi di pittura sempre più qualificati presentavano ad Alba pittori come Menzio, Paulucci, Solavaggione, Da Milano, che illustravano, nelle loro opere, i paesaggi delle Langhe, lo Sferisterio Mermet, il cortile di Vigin ’d Modest, ove si giocava alla Pantalera.
Osvaldo Cagnasso, presidente della Fiera e dei Commercianti, aveva un chiodo fisso: coinvolgere nella Fiera i comuni delle Langhe e del Roero. Aveva diversi obiettivi: confermare e ribadire che Alba era la loro capitale, il loro punto di riferimento, il polo dei mercati e dei commerci. Se i paesi erano coinvolti molti loro abitanti sarebbero venuti in Alba non solo per vedere i loro carri, le loro “matote” sfilare, ma anche per assistere al Palio-Giostra delle Cento Torri e nei giorni della settimana a sostenere i propri rappresentanti nel gioco “Campanile Langhe” mutuato dalla trasmissione televisiva che tanta fortuna aveva portato alla città. Dal 1962 al 1969 si svolsero cinque edizioni di questo gioco sportivo con un successo incredibile nei paesi per le eliminatorie e ad Alba, nelle sere settimanali per la fase finale.
Nel 1967 riprendeva anche il Palio degli Asini, con sfilate e rievocazioni storiche medievali in costume, nascevano i borghi che addobbavano la città con le loro bandiere dagli smalti sgargianti e coloratissimi; il Palio assumeva definitivamente il nome di “Giostra delle Cento Torri”, già sperimentato nel 1951, ma con migliore fortuna e iniziando una tradizione che permane ancora oggi.
Dal 1968 era presidente del comitato fiera Gian Giacomo Toppino e le manifestazioni continuavano nel solco della tradizione: ancora Campanile Langhe, grandi mostre del Tartufo Bianco in cui Giorgio Morra e Roberto Ponzio gareggiavano nel presentare i pezzi migliori e più pregiati per aggiudicarsi gli ambiti premi che conferivano notorietà e prestigio nel commercio; pugilato e pallacanestro erano gli sport presenti in Fiera, i carri allegorici continuavano a presentare le aspiranti al titolo di Bela Trifolera e, nel 1970, ogni giornata della Fiera era dedicata a presentare e promuovere un’azienda dell’albese.
Nonostante il successo crescente di pubblico, di manifestazioni, di varietà di programmi che di anno in anno si alternavano, “La Fiera del Tartufo non piace agli albesi”, titolava un quotidiano nel 1970. Già nel 1967 Nicola Enrichens scriveva un articolo intitolato “La «Fiera del Tartufo» e le sagre paesane delle Langhe”. Dopo aver scritto bene delle Sagre dei paesi che “si susseguono per concludersi poi – questa grande gioia paesana – nella Fiera del Tartufo, concludeva scrivendo: “Abbiamo letto il programma e dobbiamo dire che c’è poco o niente al di fuori di un comitato molto numeroso. Questa manifestazione rimane, per la sua incidenza di notorietà e di partecipazione, ristretta alle Langhe. Dura molti, troppi giorni, ha troppe manifestazioni sportive, nessuna di carattere culturale, nessun convegno, nemmeno a carattere regionale, sui problemi della gastronomia e dei vini, che son due componenti turistiche albesi”.
Concludeva auspicando un’azienda del soggiorno e del turismo di Alba.
Nel novembre del 1970 la “Fiera del Tartufo” era stata posta nuovamente sotto accusa nel corso di una riunione «qualificata» svoltasi alla Famija Albèisa. Intervenne uno stuolo di politici: dal sindaco, agli assessori, dall’assessore regionale al Presidente della Fiera: tutti imputati e alla fine tutti condannati.
Ma le critiche alla Fiera sono periodiche, ogni tanto si fanno processi: chi è fuori critica e condanna, chi organizza si difende, salvo a criticare quando non avrà più responsabilità dirette. È stato così sin dagli inizi.
Forse, e senza forse, ha ragione Vittorio Riolfo quando nel 1985 scriveva: «Il tartufo bianco assieme al vino, rappresenta, ab immemorabili, la tipicità della nostra terra, anzi, più di quello ne è diventato l’emblema, specialmente per effetto dell’apposita Fiera che da oltre cinquant’anni ne esalta i pregi. Non già che i nostri nonni fossero all’oscuro di tanto tesoro disseminato sui loro bricchi: giusto cent’anni orsono, il conterraneo Cesare Galvagno, scrittore per beneficenza di frivole memorie sulla piccola società bene di Alba, non mancava di ricordare che dei tartufi si faceva commercio importante sulla nostra piazza. Ma, ahimè, già in quei tempi egli lamentava “i danni enormi che i cercatori di tartufi arrecano alle proprietà”.
Ad un secolo di distanza, il mercato dei tartufi di Alba è più importante che mai, ma pare che il rovescio della medaglia, cioè i danni, lo sia altrettanto; non per le proprietà, bensì per le stesse tartufaie saccheggiate in modo sconsiderato perché tutti vogliono, oltre ai circenses, anche il tartufo.
Già perdemmo un mercato dei bozzoli per colpa delle fibre sintetiche; se perderemo quello dei tartufi, con che potremo sostituirlo?
Dopo il 1945 non ci resta che la Fiera del Tartufo, teniamocela stretta: è la manifestazione giusta».
Nel 1973, sindaco Gianni Toppino, la Fiera ottenne dal Ministero dell’Industria, Commercio e Artigianato la qualifica di “nazionale” e ad organizzarla era ancora il comitato nominato dall’Amministrazione comunale, che aveva assunto la denominazione di “Alba manifestazioni”, presieduto, dal 1971, e per un decennio, da Fiorenzo Revello; coordinatore responsabile organizzativo era Raoul Molinari che sfornava in continuazione idee e nuove iniziative: il padiglione enogastronomico nel palazzo Miroglio in piazza Duomo, i piatti disegnati da Gentilini, il Teatro della Fiera, che portava nelle Langhe e nel Roero le opere di Fenoglio, Pavese, Oreste Gallina e la leggenda di Nella di Cortemilia, la cartella con litografie di Walter Accigliaro, i poster fotografici sul Tartufo, le ricerche teatrali del Laboratorio Universitario Teatrale diretto da Valerio Elampe.
Nel 1974 nasceva un nuovo logo per la Fiera: la bottiglia con il tagliatartufi, un manifesto che per oltre vent’anni annuncerà, anche dalle stazioni ferroviarie italiane, lo svolgimento della Fiera Nazionale del Tartufo. E intanto, in località Serre, Eugenio Agnello, con la sua cagnetta Linda, scovava un tartufo di 1.380 grammi, grandi titoli e fotografie sui giornali, ammirazione, stupore e tanta invidia negli altri trifolao anche perché i tartufi si compravano al mercato a 12.000-16.000 lire all’ettogrammo.
Dal 1976 era la ricostituita Pro Loco Alba manifestazioni, ancora sotto la presidenza di Fiorenzo Revello, ad organizzare la Fiera che nel 1980 celebrava, sindaco Tomaso Zanoletti, alla presenza del ministro del Bilancio Giorgio La Malfa, e con una mostra rievocativa, allestita nei locali del palazzo dei conti Serralunga, la cinquantesima edizione.
Nel 1979 ancora un tartufo eccezionale: secondo le cronache, Pinot di Soc con la cagnetta Fruja rinveniva, a San Pietro di Govone un esemplare di Tuber magnatum Pico di 1.560 grammi che Andrea Rossano della Tartufingros di Vezza d’Alba si affrettava ad acquistare e a portarlo in dono al pontefice Giovanni Paolo II.
Gran risalto su tutta la stampa e Giorgio Cavallo, vignettista, su “Stampa sera” del 19 novembre pubblicava la sua vignetta umoristica. Due monsignori si incrociano in Piazza san Pietro ed il primo chiede «Come va il deficit della Santa Sede?», e l’altro risponde entusiasta «un po’ meglio: adesso in cassaforte abbiamo un tartufo d’Alba di oltre un chilo e mezzo!».
Nello stesso anno il comm. Roberto Ponzio aveva acquistato da Mario Fiore, alla Fiera del Tartufo, un esemplare di 650 grammi che aveva vinto il Trofeo Giacomo Morra, lo aveva pagato 300.000 lire.
La Fiera proponeva nuove iniziative più aderenti alla realtà produttiva della zona, come “Alba è”, rassegna della vita economica della gente di Alba, Langhe e Roero; le presidenze si alternavano più frequentemente, Gigi Rosso sostituiva Fiorenzo Revello nel 1981, per lasciare ancora a Gianni Toppino nel 1983 e ritornare nel 1984; ma ormai anche la Pro loco Alba Manifestazioni aveva fatto il serate popolari della Fiera suo tempo e si avvertiva la necessità di un organismo comunale stabile che potesse programmare per tempo e realizzare con continuità e certezze la Fiera, promuovere il turismo e coinvolgere maggiormente il territorio; si avvertiva anche la necessità di una struttura tutta nuova che potesse diventare la sede definitiva per presentare meglio la Fiera.
Nel 1984 il Consiglio comunale istituiva l’Ente Turismo Città di Alba, un nuovo organismo che con forze nuove consentiva alla città di operare puntando soprattutto sul volontariato e sulle capacità organizzative di una squadra affiatata che, sotto la guida di Felice Mimmo Bonardi, presidente dal 1986, portava la Fiera a raggiungere nuovi ed esaltanti traguardi di proposte e di visitatori; per l’interessamento e la tenacia di Lilia Porta Marengo, entrata a far parte dell’Ente, attori e personaggi di rilievo giungevano ad Alba per presenziare alle manifestazioni e ricevere preziosi e imponenti tartufi.
Raoul Molinari aveva ormai completamente lasciato la Fiera, Mimmo Bonardi aveva chiamato Giulio Parusso ad organizzare le mostre culturali e a coordinare il programma delle manifestazioni e sino al 1991 diede la sua impronta alla Fiera.
I reparti espositivi, dislocati nel Cortile della Maddalena, in piazza San Paolo e nell’ex Palazzo Miroglio di piazza Duomo, erano coordinati e allestiti sotto la responsabilità di Mario Deltetto e Romano Ferrero.
Nel 1986 veniva inaugurato, in occasione della Fiera, il Palazzo delle Mostre e dei Congressi, donato alla città, con la consueta generosità, dalla Cassa di Risparmio di Cuneo, presieduta da Giacomo Oddero, in grado di costituire l’immagine fieristica atta a valorizzare il tartufo.
La Fiera andava, a poco a poco, cambiando, dilatava la sua durata, abbandonava gran parte delle manifestazioni popolari fatte più per gli albesi e presentava nella nuova struttura mostre di ampio respiro culturale appositamente studiate e realizzate, volte anche a richiamare nuovi turisti e a suscitare interessi diversi: “Alba e la sua terra”, “Beppe Fenoglio, uomo e scrittore”, “Le Langhe di Francesco Menzio”, “Alba 1915- 1940”, “Sara Moon, l’arte della fotografia”, “Paulucci, qua e là”, “Andreas Feininger, l’occhio esperto”, il concorso di vignette umoristiche “Il tartufo è Tartufo d’Alba” che portava nella nostra città i migliori vignettisti nazionali; per la gastronomia si inventavano “I disné d’la Langa”.
I temi trattati nella giornata inaugurale diventavano la Asti – Cuneo, lo stato pietoso delle ferrovie e delle comunicazioni stradali in genere, la rinascita del Teatro Sociale, il mantenimento del Tribunale, l’unità Europea, la valorizzazione dei prodotti di qualità, il turismo.
Incominciava ad affermarsi la denominazione di “Fiera Nazionale del Tartufo Bianco d’Alba” per connotarla sempre più alla valorizzazione del territorio.
Nel 1990, la sessantesima edizione della Fiera Nazionale del Tartufo, sindaco Enzo Demaria, vedeva riaffermarsi il ruolo di Alba capitale nazionale del Tartufo Bianco e si costituiva, nella nostra città, l’Associazione Nazionale Città del Tartufo che riuniva, finalmente in pace, le principali realtà tartuficole italiane in un confronto che esaltava le qualità eccezionali di profumo e di sapore del Tartufo Bianco d’Alba.
La Fiera continuava a proporre, dopo il 1992, ancora mostre e rassegne commerciali, gastronomia e vini, ma idee nuove non spuntavano: si avvertiva la necessità di un rinnovamento, di rifondare con forze nuove il comitato organizzatore. La Fiera si dibatteva tra la necessità di investimenti sempre maggiori per qualificare l’intero territorio e l’attesa di proposte originali. L’Ente Turismo, che aveva operato con grande impegno, con molto benemerito volontariato e portato la Fiera a grandi successi, era un abito ormai stretto: era necessario coinvolgere il territorio intero, gli operatori del settore, era necessaria una riflessione e un ripensamento perché la Fiera fosse sempre più il veicolo promozionale nel mondo del territorio albese e dei suoi grandi prodotti.
Con la costituzione, nel 1996, della Società Consortile Ente Turismo Alba, Bra, Langhe e Roero, a capitale misto pubblico–privato, si coinvolgevano una quarantina di comuni, guidati da Alba e Bra, le Associazioni Commercianti albese e braidese e altri privati; la Fiera ha voltato pagina, è finita una parte della sua storia, iniziava una nuova avventura.
Il nuovo Ente traghettava la Fiera oltre il duemila, ma la scommessa consisteva nel verificare se la nuova struttura riuscisse a condurre la Fiera Nazionale del Tartufo Bianco d’Alba sulla giusta strada per il raggiungimento della centesima edizione.
Un compito difficile attendeva il Consiglio di amministrazione presieduto da Giacomo Oddero: trovare le coordinate esatte per la valorizzazione dell’intero territorio, smussare, se non annullare, i campanilismi, creare le strutture idonee, le più efficaci e le meno onerose, perché l’Ente potesse camminare sempre più da solo, scegliere tra le manifestazioni esistenti quelle qualificanti da portare avanti e migliorare, individuandone di nuove, per supportare sempre meglio un turismo affermato, ma che potrebbe conoscere prossime difficoltà.
Nel 1998 la Fiera celebrava i suoi settant’anni di vita (1928-1998).
La Fiera Nazionale del Tartufo Bianco d’Alba veniva inaugurata dal Presidente della Provincia di Cuneo Giovanni Quaglia ed accoglieva come ospite di tutto riguardo S.A.R. Alberto Grimaldi, principe ereditario di Monaco, che aveva modo di incontrare i titolari delle maggiori e qualificate aziende dell’albese.
Per celebrare l’avvenimento dei settant’anni, l’Ufficio Stampa del comune di Alba, diretto da Giulio Parusso, realizzava la pubblicazione “La Fiera 1928-1998” e allestiva nella chiesa di San Domenico una imponente e documentata mostra sui settant’anni di iniziative e proposte del territorio, alla cui realizzazione collaboravano utilmente Luisa Bianchi e Antonio Buccolo.
Nel 1999, con Rossetto sindaco, per una brillante intuizione di Bruno Ceretto, assessore alla Cultura e all’immagine della città, nacque l’Asta Mondiale del Tartufo che si tiene ogni anno a metà novembre nei locali del Castello di Grinzane Cavour con l’organizzazione dell’Enotea Regionale Cavour, dell’Ente Fiera, dell’Associazione Commercianti, e la Regione Piemonte.
Nel 2002 venne inserita nell’ambito della Fiera il Premio Grinzane Cavour Alba Pompeia.
La città di Alba, tramite il Comitato Alba Premio Grinzane Cavour, sotto la presidenza di Ettore Paganelli, d’intesa con il Premio Grinzane Cavour e con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, ha promosso e organizzato otto edizioni del Premio Grinzane Cavour Alba Pompeia.
Scopo dell’iniziativa è rivolgere l’attenzione alla salvaguardia del paesaggio e del territorio, intesi prima di tutto come luoghi dello spirito.
Nel 2003, il comune di Alba diede vita all’Ente Fiera Nazionale del Tartufo che vede la partecipazione della Città di Alba, ente promotore e finanziatore, l’Associazione Commercianti, l’Ente Turismo Alba Bra Langhe e Roero e la Giostra delle Cento Torri e venne nominato presidente Alberto Cirio.
Nel 2007 la Fiera Nazionale del Tartufo Bianco d’Alba diventò Internazionale e nel 2006 l’Ente Fiera, nel corso di un’austera cerimonia, consegnò un “Grazie” a quanti operarono per il raggiungimento di tale traguardo.
Alberto Cirio, Presidente dell’Ente Fiera Nazionale del Tartufo Bianco d’Alba, introdusse la cerimonia ricordando la storia della Fiera.
La Fiera ha segnato per la città, sin dalle origini, l’inizio di quella fatale e magica attrazione turistica che tutti ci invidiano, che si è andata dilatando nel tempo e nello spazio; ha dato motivazioni, mezzi e sostanze alla faticosa ricostruzione del dopoguerra; ha riversato sulla città ed il territorio i benèfici effetti della tumultuosa e improvvisa esplosione di benessere che ha colpito, negli anni sessanta e settanta, il triangolo industriale del nord-ovest; ha resistito alle ricorrenti crisi, stagnazioni e recessioni anticipando e consolidando riprese, ripresine e nuove espansioni dei consumi; ha suscitato, comunque e sempre, curiosità e interesse facendo scrivere e parlare in molteplici lingue della città e del territorio, di gastronomia e cultura, di prodotti e industrie: non è stata solo Tartufo Bianco d’Alba.
Nata in tempi difficili, unica nel suo genere, è stata copiata e imitata, ha prolificato sagre per produzioni anche meno nobili e blasonate, ma continua ad essere la sintesi espressiva e rappresentativa di un vasto e variegato territorio; dopo aver girovagato nell’estate per bricchi e valli di Langa, Roero e Monferrato, in ottobre si torna ad Alba, alla sua Fiera, alle radici antiche della madre Langa.
Sin dall’Ottocento la città aveva promosso manifestazioni e fiere per favorire il commercio. All’inizio del Novecento erano state organizzate esposizioni grandiose per i mesi di luglio e agosto utilizzando tutto il rinnovato complesso della Maddalena, libero dalle scuole.
La città aspirava ad avere una sua fiera autunnale con manifestazioni popolari e il 29 maggio 1928 il Podestà, avv. Giulio Cesare Moreno, decretava l’istituzione della Fiera Vendemmiale assegnando, il 7 settembre, un apposito contributo.
L’inventore, il sostenitore e l’anima di quelle Fiere fu Giacomo Morra, senza la sua intuizione forse la Fiera del Tartufo non sarebbe nata o avrebbe dovuto attendere molto tempo.
Il primo “Grazie” va quindi a Giacomo Morra, rappresentato dal figlio Francesco e dai suoi familiari e ringraziamo con Giacomo Morra i figli Francesco, Mario e Giorgio che del tartufo d’Alba furono sempre protagonisti.
Nel dopoguerra e sino agli anni Sessanta l’animatore della Fiera fu il senatore Osvaldo Cagnasso, prima come presidente dell’Associazione Commercianti, poi come sindaco sino al 1963.
Cagnasso credeva nella Fiera come motore del turismo, del commercio, dello sviluppo della città. Provò anche ad immaginare e organizzare, nel 1958, una Fiera Primaverile “Alba Primavera” per animare la città in altri mesi dell’anno, ma nonostante il successo iniziale si dovette attendere la Fiera del Vino di Pasqua, ora Vinum, per avere una manifestazione in primavera.
Il secondo “Grazie” va quindi ad Osvaldo Cagnasso qui rappresentato dai familiari che invito a ritirare il nostro grazie.
Negli anni Sessanta e nei primi anni Settanta, con i sindaci Paganelli e Sobrero, le presidenze di Cagnasso e Toppino, la Fiera allargò i suoi orizzonti, concorsi nazionali di pittura, concorsi di vetrine, iniziative volte a rafforzare l’immagine della città e del territorio.
Il nostro “Grazie” quindi ai sindaci onorevoli Ettore Paganelli e Francesco Sobrero.
Nel 1973, sindaco Gianni Toppino, la Fiera ottenne dal Ministero dell’Industria, Commercio e Artigianato la qualifica di “nazionale” e ad organizzarla era ancora il comitato nominato dall’amministrazione comunale, che aveva assunto la denominazione di “Alba manifestazioni”, presieduto, dal 1971, e per un decennio, da Fiorenzo Revello.
Coordinatore responsabile organizzativo era Raoul Molinari che sfornava in continuazione idee e nuove iniziative: il padiglione enogastronomico nel palazzo Miroglio in piazza Duomo, i piatti disegnati da Gentilini, Il teatro della fiera, che portava nelle Langhe e nel Roero le opere di Fenoglio, Pavese, Oreste Gallina e la leggenda di Nella di Cortemilia, la cartella con litografie di Walter Accigliaro, i poster fotografici sul Tartufo, le ricerche teatrali del Laboratorio Universitario Teatrale diretto da Valerio Elampe.
Nel 1974 nasceva un nuovo logo per la Fiera: la bottiglia con il tagliatartufi, un manifesto che per oltre vent’anni annuncerà, anche dalle stazioni ferroviarie italiane, lo svolgimento della Fiera Nazionale del Tartufo.
Al sindaco Gian Giacomo Toppino e al presidente Fiorenzo Revello che organizzarono la prima Fiera Nazionale del Tartufo il nostro “Grazie”.
La Fiera celebrava nel 1980, sindaco Tomaso Zanoletti, con una mostra rievocativa, la cinquantesima edizione.
La Fiera proponeva nuove iniziative più aderenti alla realtà produttiva della zona, come “Alba è”, rassegna della vita economica della gente di Alba, Langhe e Roero; le presidenze si alternavano: Gigi Rosso sostituiva Fiorenzo Revello nel 1981.
Nel 1986 veniva inaugurato, in occasione della Fiera, il Palazzo delle Mostre e dei Congressi, donato alla città, con la consueta generosità, dalla Cassa di Risparmio di Cuneo.
La Fiera andava, a poco a poco, cambiando, dilatava la sua durata, abbandonava gran parte delle manifestazioni popolari fatte più per gli albesi e presentava nella nuova struttura mostre di ampio respiro culturale appositamente studiate e realizzate, volte anche a richiamare nuovi turisti e a suscitare interessi diversi.
Al sindaco del Palazzo Mostre e Congressi Tomaso Zanoletti e al presidente Gigi Rosso il nostro “Grazie”.
Nel 1990, la sessantesima edizione della Fiera Nazionale del Tartufo, sindaco Enzo Demaria, vedeva riaffermarsi il ruolo di Alba capitale nazionale del Tartufo Bianco e si costituiva, nella nostra città, l’Associazione Nazionale Città del Tartufo.
Con il sindaco Demaria e con la presidenza di Felice Mimmo Bonardi, la Fiera assumeva le prime connotazioni di internazionalità.
Al sindaco Enzo Demaria e al Presidente Felice Mimmo Bonardi il nostro “Grazie”.
Nel 1996 la Fiera voltava pagina. Il nuovo Ente, sotto la guida di Giacomo Oddero, traghettava la Fiera oltre il Duemila.
Con la presidenza di Giacomo Oddero la Fiera diventa la Fiera del Territorio, la conclusione di manifestazioni che coinvolgevano tutto il territorio di Langa e Roero, non era più la promozione di una città ma di tutto un territorio che, con le sue industrie, i suoi grandi vini, ha saputo conquistare i mercati mondiali.
A Giacomo Oddero che come Presidente della Camera di Commercio, come Presidente della Cassa di Risparmio di Cuneo e poi alla Fondazione della Cassa stessa non ha mai fatto mancare il generoso sostegno economico, promozionale e organizzativo, il nostro grande “Grazie”.
Dal prossimo anno la Fiera diventerà internazionale, un riconoscimento che premia anche l’attività per la Fiera del nostro sindaco Giuseppe Rossetto, anche a lui il nostro “Grazie”.
Infine vorremmo ancora dire un “Grazie” a due persone che per tanti anni hanno organizzato materialmente la Fiera con proposte e idee, ne hanno seguito lo svolgimento e le varie fasi burocratiche.
Raoul Molinari è stato negli anni Settanta e Ottanta la mente della Fiera. Era il responsabile che sfornava in continuazione idee e nuove iniziative. Giulio Parusso: per il prezioso lavoro svolto nei lunghi anni in cui ha ricoperto l’incarico di dirigente della ripartizione turismo del Comune di Alba, per l’impegno dedicato alla Fiera negli anni Ottanta, e per l’attenta opera di ricostruzione storica della vita della nostra città.
Il nostro “Grazie” va infine, alla Regione Piemonte che sempre ha sostenuto e sponsorizzato la Fiera e alla Regione Piemonte ed al suo assessore Giovanni Caracciolo il nostro “Grazie” convinto.
Alberto Cirio fu presidente della Fiera sino al 2010 quando gli è subentrato Antonio Degiacomi, ma questa è ancora la cronaca del Terzo millennio.

La Fiera del Tartufo Bianco d'Alba

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