Il Tartufo: L'ambiente

Gli ambienti ottimali del Tartufo Bianco d’Alba (Tuber magnatum Pico) sono il bosco di querce, le vallette dei torrenti, le sponde dei fossati popolati di salici e di pioppi, i giardini e i viali di tigli; occorre ovviamente un terreno adatto; ideale è quello calcareo, oppure argilloso – calcareo con presenza di silice. Ha pure importanza l’altitudine: è molto raro oltre i 700-800 metri, ma il tartufo è imprevedibile, può nascere ovunque si trovi l’apparato radicale di un albero ad esso congeniale, anche in una vigna, dove un palo di salice o di quercia abbia attecchito per quelle risorse infinite della natura. Ma i terreni umidi, ricchi di vegetazione, poco esposti al sole sono i più adatti, i più ricchi di sorprese. Tipiche e pregiate sono le zone boschive del Roero ai margini della pianura torinese, le Langhe albesi e monregalesi, le colline del Monferrato e del Cebano.
Sull’ambiente e i luoghi del tartufo ha ampiamente dissertato Domenico Vallada, socio ordinario della reale Accademia d’agricoltura di Torino, nel suo studio I tartufi delle Langhe in Italia, pubblicato a Torino nel 1865 dalla Tipografia Letteraria.
«I terreni che stanno sulle rive del Tanaro, scrive nel suo trattato, della Bormida e dei loro affluenti spettanti ai circondari di Alessandria, Asti, Alba e Mondovì producono moltissimi ed eccellenti tartufi, né di molto inferiori sono quelli che provengono dai circondari di Casale, Tortona e Voghera, a cui debbonsi aggiungere ancora quelli che producono alcune altre regioni percorse dal Po, fra cui meritano special menzione quelli raccolti nei dintorni di Chieri. Si conoscono generalmente nella Langa quattro specie di tartufi, il grigio, cioè impropriamente detto bianco, il nero, il bianco, volgarmente appellato bianchetto, ed il rosso, che viene popolarmente chiamato rosetta.
Il grigio piemontese (tuber pedemontanum) perché è indigeno del Piemonte, cresce in gran copia nelle terre d’Asti, Acqui, Alba, Mondovì e Casale ove costituisce uno dei più preziosi frutti autunnali. Di tutte queste specie adunque la più pregiata, l’unica che può formare costì un importante oggetto di commercio, è la prima, ossia la grigia, epperciò tacerò di tutte le altre per occuparmi di questa sola. Il tartufo di questa specie vegeta e prospera di preferenza lungo le ombrose rive dei fossi e nei prati ombreggiati dagli alberi; meno di rado si trova nei campi e negli alteni. All’opposto degli altri frutti, ei cresce di preferenza a piè di quercia, dell’olmo, del salice, del pioppo, del castagno, e del biancospino, il che sembra doversi intieramente riferire alla influenza di una conveniente umidità, generalmente benefica alle crittogamiche piante, procacciata dall’ombra loro, e mantenuta dalle loro radici, poiché è provato che nelle annate in cui domina la siccità i tartufi si trovano ordinariamente ad una profondità molto maggiore, e assai meschina la loro produzione».
Trattando dei tartufi scrive in particolare: «avendo deliberato di trattare in special modo dei tartufi della Langa, dirò che i circondari d’Alba e di Mondovì sono quelli che ne producono maggior copia, e che i migliori nascono nei territori di Novello, Monforte, Dogliani ed Alba, che il loro prezzo è ordinariamente nei limiti dagli otto ai sedici franchi il chilogrammo e che se ne fa grandissimo smercio sui mercati di Bra, Savigliano, Saluzzo, Racconigi, Cherasco, Alba e Dogliani e che in massima parte vengono portati a Torino, ove affluiscono eziandio quelli provenienti dagli altri circondari del Piemonte, e specialmente da quelli d’Alessandria, Asti e Casale. La loro esportazione all’estero non è però menomamente in rapporto coll’abbondanza della naturale produzione, e colla squisitezza del gusto e dell’odore di questi indigeni frutti».

La Fiera del Tartufo Bianco d'Alba

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