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L’Università dei cani a Roddi

Un’altra leggenda del mondo del tartufo bianco d’Alba è stata la Famiglia Monchiero di Roddi, la dinastia dei “Barot” che, dalla metà dell’Ottocento sino ad oggi, ha fondato, diretto la scuola per i cani da tartufo, assurta al rango di Università quando Giacomo Morra ne certificò, negli anni Trenta, l’assoluta validità.
La scuola venne fondata da Antonio Monchiero, classe 1855, verso il 1890 sotto il castello di Roddi con l’intento di addestrare i suoi cani e quelli degli amici ad una proficua ricerca. Poco si sa di lui, ebbe fama di grande trifolau e diventò conosciuto perché il suo cane, Zurin, allevato a cercare pezzetti di trifola nella riva del castello, era diventato un vero fenomeno e, poiché si diceva in giro che era severissimo e che usava il bastone con i cani poco obbedienti, venne chiamato “Barot” e fu “Barot I”.
La scuola divenne Università con il figlio Battista Monchiero, classe 1880, “Barot II”, che fu anche il più celebre, il più conosciuto, il più intervistato, protagonista, prima con il padre, poi con i suoi figli, ben sei, del mondo del tartufo.
Battista Monchiero conobbe Giacomo Morra all’inizio del Novecento e gli portava i tartufi all’albergo delle Langhe che Giacomo gestiva assieme al fratello Andrea.
Quando Giacomo Morra aprì una bottiglieria, poi trattoria, a Torino gli riforntartufi e altri prodotti delle Langhe.
Quando Morra tornò ad Alba nel 1924 continuò a procurargli tartufi che andava a scovare con il padre.
Dal 1930 “Barot II” partecipò alla Fiera del Tartufo con la sua Università sul carro di Roddi: un ciabot, paglia alla rinfusa, un recinto, qualche esemplare di cane da tartufo e sopra l’insegna: “Università dei cani – prof. Barot”.
Nel 1933 il carro era così ben allestito che vinse il primo premio e la signora Carolina Sandrone Monchiero in Ravinale (Carla per tutti) di Roddi, classe 1914, scrisse per lo zio Battista Monchiero la canzone “Viva l’Università dei cani”; un giornalista dell’Illustrazione Italiana lo andò ad intervistare a Roddi e lo definì il “Rousseau dei cani” per il suo modo di dialogare con tutti intercalando il discorso di proverbi e modi di dire piemontesi, l’unica lingua che sapeva parlare, simbolo e immagine della saggezza contadina dei langheti, o langaroli o langhigiani che dir si voglia.
Battista Monchiero era anche un ottimo trifolao, vinse il primo premio ad Alba nel 1934 e si ripeté nel 1953 portando in Fiera un tartufo di 755 grammi che venne venduto ad un ristoratore di Torino per 22.000 lire.
Nel 1938 il giornalista Antonio Antonucci si recò a Roddi e pubblicò un lunghissimo articolo sul quotidiano La Stampa il 14 ottobre. «Per trovare il prezioso fungo, scriveva Antonucci, l’uomo ha bisogno del maiale o del cane. Il primo possiede, forse, un fiuto più marcato ma è indisciplinatissimo e cerca il frutto al solo scopo di mangiarselo. Il cane invece non sa proprio cosa farsene del tartufo, lietissimo invece di cederlo all’uomo per un tozzo di pane e per consolidare la loro tradizionale amicizia. Esso è quindi preferibile ma bisogna prima istruirlo. Qui entra in scena il prof. Barot il quale possiede in proposito una abilità eccezionale e una sede universitaria dove raccoglie, ogni anno, da trenta a cinquanta alunni, per lo più involontari. I poveretti sono ospitati in una catapecchia dove vivono a contatto di costole, o in un cortile non certo più vasto. Qui li terrorizza un ammonimento a carattere stampatello: “FELICE QUEL CANE CHE STUDIA – E PER QUELLO CHE NON STUDIA LA DIETA E’ RIGOROSA”.
Bugia, la dieta è rigorosa per tutti e due».
La scritta fu apposta prima della Grande guerra per accontentare un giornalista che, nel vedere la scuola, aveva avuto la pretesa di scrivere istruzioni per i cani.
«Amici lettori, continuava Antonucci, io vi garantisco che Battista Monchiero, detto Barot, è un essere dal cui volto traspira bontà, e altrettanta ne emana la sua persona piccolissima e non meno se ne indovina dalle sue vesti rattoppate e terrigne...Eppure ogni anno egli apre nella propria vita una parentesi di crudeltà raffinata per tenere alta la sua popolarità d’insegnante abile».
Battista Monchiero allestiva ogni anno, durante la Fiera, nel cortile della Maddalena, accanto all’Osteria di Langa, un recinto con i suoi cani e offriva dimostrazioni di ricerca e lo fece per il principe Umberto, per il maresciallo Badoglio, per il ministro Rossoni e per tanti altri illustri personalità accorse all’inaugurazione della manifestazione.
«Con quaranta lire di studi (tanto costano 22 giorni di sofferenza) il proprietario si porta a casa un soggetto che ne vale da 400 a 900. È vero che molti cani, assolutamente inutili, costano molto di più; ...da solo e con il cane, un cercatore abile può mettere insieme, durante la stagione che va da agosto a dicembre, tremila lire e anche più» concludeva Antonucci.
Nel 1954, Battista Monchiero, che aveva ormai 74 anni, incontrò il giornalista americano Robert Littel, in un incontro combinato da Giacomo e Mario Morra in cui i cani Frick e Fido si esibiscono con successo.
Nel lungo colloquio, “Barot II” ebbe modo di sciorinare tutta la sua saggezza in proverbi piemontesi che vengono riproposti tradotti: «Siete arrivati tardi, la mattinata è la madre della giornata – Botte e pane fanno il cane (questo, specificò “Barot II”, è un modo di dire, il cane non si picchia, si istruisce) – Vale più la pratica della grammatica (riferendosi alla scritta dell’Università) – Estate senza acqua, autunno senza tartufi – Piuttosto che andare per tartufi quando è molle, è meglio stare a casa a raccontare favole (letteralmente a fare il folle)».
Fra i sei figli di Battista Monchiero, Pietro e Pasquale avevano qualche propensione, ma il padre faceva poco affidamento su di loro.
Già nel 1938 Antonucci, nella ricordata intervista scriveva: «Pasqualin, figlio di Barot, (classe 1931, l’ultimo della famiglia) futuro erede dell’Università, un duecento lire all’anno se le guadagna già a sette anni e se non lo rovinasse la scuola, chissà dove arriverebbe. Ottobre, egli deve istruirsi...Più gentilmente che i clienti di suo padre, ma deve...».
Il prezzo dei tartufi oscillava, in quell’anno, dalle 15 alle 18 lire l’etto, raggiungendo punte di 20 lire e oltre durante la Fiera.
Pasquale Monchiero fu comunque “Barot III “ e fino al 1970 mantenne viva la scuola e allestì il carro per la Fiera del Tartufo; nel 1963 mandò un tartufo di 600 grammi alla fiera di Liegi.
Nel 1965, il 14 agosto, la stampa nazionale diede ampio risalto alla notizia che un cane terrier del Canada avrebbe attraversato l’Atlantico per raggiungere Roddi d’Alba, nelle Langhe, per frequentare la rinomata “Università per cani da Tartufo”.
L’idea era sorta nel corso di una trasmissione televisiva di largo successo in Canada, quando l’annunciatore aveva informato i telespettatori che, da sondaggi effettuati in alcune zone canadesi, si era rilevato la presenza, nel sottosuolo, di una notevole quantità di tartufi.
La scelta era così caduta sul terrier “Paddy” di proprietà della signora Mildred Lang di Montreal.
La scuola aveva chiuso poco dopo il 1970.
Nel 1982, il sindaco di Roddi, l’avv. Elsa Malferrari, si mise in testa di riaprire l’Università dei cani da tartufo dopo che nel 1978 il carro del comune di Roddi alla Fiera Nazionale del tartufo di Alba presentava due cani e la celebre Università era stata premiata per aver meglio espresso lo spirito della Fiera.
I giornali diedero la notizia il 4 marzo 1982 e si pensava di inaugurarla per la Fiera del tartufo, ma nessun Monchiero si fece avanti per realizzare quel sogno.
Nel 1989, Giovanni Monchiero, classe 1953, nipote di Battista Monchiero, ai primi di agosto, cedendo alle insistenze provenienti da più parti, accettò di riaprire l’Università per cani da tartufo, di assumerne la carica di Rettore magnifico con il titolo di “Barot IV”.
Per l’apertura della scuola, Franco Piccinelli, scrisse per La Stampa, il 14 agosto 1989, un articolato e interessante servizio.
«Dicono che la scuola, così come molte istituzioni, sia in crisi, però è vero che c’è scuola e scuola, e particolarmente una ce n’è che gode di ottima salute.
Si tratta della scuola per cani da tartufo di Roddi d’Alba, nelle Langhe, costituta un secolo fa e assurta al rango di Ateneo.
Gli allievi, tanto più intelligenti quanto più nati da arzigogolatissimi incroci genetici, provengono da tutto il Piemonte anche se è la provincia di Cuneo a far la parte del leone nel fornirli: Monforte, Barolo, Novello, La Morra, Castiglione Tinella, Neive, Barbaresco, sono paesi di grande tradizione enologica, ma sono altresì territorio molto dotati della spontanea germinazione del preziosissimo “tuber magnatum pico”, cioè il classico tartufo bianco che racchiude in sé, garantiscono gli esperti, un bouquet universale di profumi e di sapori».
Descrivendo l’apertura dell’Anno accademico scriveva Piccinelli, tra l’ironico e il serio: «Veniamo alla “storica” Università di Roddi, il cui anno accademico è stato aperto nei giorni scorsi alla presenza della massime autorità non solo comunali, in testa il sindaco, l’avv. Elsa Malferrari che, cinta dalla fascia tricolore, si è fatta incontro al Magnifico Rettore, Giovanni Monchiero, dinasticamente “Barot IV”, nell’atto in cui egli è uscito dall’aula magna densa di latrati, cappa ed ermellino sulle sue giovani spalle».
Sottolineato che il Rettore aveva tenuto una prolusione così essenziale eppure ricca di concretezza, affermò che se lo avessero ascoltato i suoi colleghi degli Atenei umani ne avrebbero tratto qualche invidia.
«All’Università di Roddi – annotava ancora Piccinelli - gli “stages” costano trecentomila lire, consistono in lezioni teoriche e pratiche (“Beato il cane che studia” c’è scritto in ogni aula), ma superata la tesi, ecco che un buon cane laureato può valere dai sei agli otto milioni, e in una stagione può fruttare quatto volte tanto in fatto di tartufi dissotterrati: perciò la frequenza universitaria risulta un buon investimento».
In quell’anno di grazia, 1989, i tartufi bianchi d’Alba raggiunsero, sul mercato della capitale delle Langhe, una quotazione di anche duecentomila lire l’ettogrammo.
Giovanni Monchiero, “Barot IV”, aiutato nel suo compito universitario dalla mamma Maria Cannataro, è anche un ottimo trifolao, premiato alla Mostra del Tartufo alla Fiera di Alba del 1990.
Ora a Roddi, nell’antica Università, è stato anche allestito un museo, omaggio all’intera dinastia “Barot”, con una vasta rassegna stampa, con tanto di sito internet e indirizzo telematico.

La Fiera del Tartufo Bianco d'Alba

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