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Giacomo Morra, il “re del Tartufo”

Il grande personaggio del Tartufo bianco d’Alba, il “Re del tartufo” è stato Giacomo Morra (1889-1963), albergatore e ristoratore, ma, soprattutto, il grande artefice della Fiera del Tartufo di Alba.
Vi sono dei personaggi che nella vita hanno fatto di tutto ed in tanti settori hanno raggiunto ottimi o eccellenti risultati: a loro ogni classificazione va stretta e diventa difficile individuare ed inquadrarli in un'attività prevalente.
È il caso di Giacomo Morra, che al tempo stesso era ristoratore, albergatore, commerciante di tartufi, promotore d'immagine del territorio e dei prodotti albesi, inventore di eventi.
Elio d'Aurora scrisse nel gennaio del 1963 "il nome di Giacomo Morra è legato al tartufo e ad Alba come quello di Marconi all'invenzione della radio". La sua vita è così ricca di aneddoti, che non è difficile definirlo un personaggio: in vita fu intervistato, visitato, citato, cercato, omaggiato più di qualsiasi altro albese del suo tempo; alla tavola del suo reame sono passati non solo i più bei nomi dello spettacolo, ma anche politici, scrittori, uomini di affari, un'infinità di gastronomi e buongustai, turisti da tutto il mondo e centinaia di migliaia di avventori attratti dalla sua personalità, dal profumo del tartufo, dai grandi vini d'Alba, dal mitico nome del suo Savona, dalle invenzioni in cucina che riproponevano piatti antichi della gastronomia albese persi o andati in disuso.
Nel campo della ristorazione ha saputo creare, come nessun altro, una scuola di cucina pratica, fatta di un lungo tirocinio, ove la patente ed il diploma di cuoco si conquistavano sui fornelli, scuola che ha prodotto altre figure mitiche di chef che per oltre cinquant'anni hanno operato sul territorio, con altrettanti prestigiosi ristoranti e famose trattorie. La scelta delle materie prime lo portò ad attivare una cascina nella pianura della Vaccheria per produrre in proprio ortaggi, allevare maiali e vitelli, a mettere in piedi una cantina per vinificare e da dove uscivano dagli infernot del Savona, a volte murati per preservarne l'integrità, bottiglie diventate famose e da collezione, assoldare cacciatori per procurarsi lepri, fagiani, quaglie e pernici, molti ricordano ancora lo spettacolo di 200 lepri appese in piazza Savona davanti al suo ristorante in una domenica di fiera degli anni Cinquanta.
Nel settore del tartufo, per primo seppe intuire tutto il fascino che ne poteva scaturire, le potenzialità di promozione in esso contenute per una città, Alba, per un territorio, le Langhe, per i prodotti di una terra felice: vini, carne, nocciole e torrone, formaggi. Era solito affermare: Dio ha messo Alba in mezzo alle Langhe ed alle Langhe ha donato ogni suo bene. È stato il primo a dare al tartufo un cognome con sentori di nobiltà: Tartufo d'Alba e la stampa inglese già nel 1933 mandava inviati per conoscere i Tartufi e descrivere ampiamente la Fiera ed un giornalista del Times scriveva nel novembre del 1933 sul suo giornale: le Langhe producono i tartufi bianchi d'Alba, i più profumati ed i più rinomati del mondo e quando nel 1936 un giornalista italiano chiese a Giacomo Morra perché il Tartufo d'Alba è il migliore del mondo, rispose con disarmante semplicità: lo chieda al Creatore!
Nel settore alberghiero rilevò nel 1928 l'Hotel Savona al completo, muri ed attrezzature, caduto in disgrazia ed ormai in stato di fallimento. Il Savona era stato concepito all'inizio del secolo come una struttura lussuosa, forse troppo elegante per la città di quel tempo e si era avviato a sicura decadenza, anche per la mancanza di servizi fondamentali. Giacomo Morra ne intuì tutte le contraddizioni ed impiegò tutte le sue forze per effettuare un restauro eccezionale per quell'epoca: impianto di riscaldamento, acqua corrente e telefono in tutte le camere; ne fece una struttura accogliente ed elegante, ma non lussuosa, confortevole, in grado di ospitare tutti, aprì il bar, la sala bigliardi, la Tavernetta, il ristorante non solo agli ospiti dell'albergo ma a tutta la città. In breve tempo divenne il principale punto di riferimento di Alba, punto di incontro per produttori e mediatori di uve e di vino, rappresentanti di commercio, sede dei banchetti della comunità albese e si adottò anche il catering, servizio a domicilio per occasioni particolari con invitati numerosi.
Nel campo della promozione si inventò la Fiera del Tartufo e la sostenne anche economicamente sino alla fine dei suoi giorni, ne discuteva per ore in un salottino del primo piano con il conte Gastone di Mirafiori, deputato di Alba, cugino morganatico del re, presidente dell'Ente provinciale per il turismo e delle manifestazioni albesi. Iniziò nel 1928 come Mostra dei pregiati tartufi delle Langhe, inserita nel programma dell'annuale Festa Vendemmiale, ma già l'anno dopo diventava "Fiera mostra campionaria a premi dei rinomati tartufi delle Langhe", per assumere l'anno successivo la dicitura "Fiera dei Tartufi d'Alba", era il 1930.
Nel dopoguerra Giacomo Morra si inventò il regalo del tartufo più grande ad un personaggio di livello mondiale e nel 1951, quando inviò un tartufo di 2.520 grammi al presidente degli Stati Uniti Harry Truman, la notizia fece il giro del mondo. Per soddisfare la curiosità dei turisti e dei giornalisti che tutto volevano sapere sulla ricerca del tartufo, potenziò a Roddi, con l'opera di un trifolao soprannominato Baròt II, Battista Monchiero che l’aveva ereditata dal padre Antonio Monchiero, detto Baròt I , l'Università dei cani da tartufo, scuola di addestramento, di ricerca e promosse ricerche simulate di tartufi, riservando a pochi eletti la vera ricerca sul campo.
All’Università per cani da tartufo Giacomo Morra inviava, a volte accompagnava di persona, giornalisti e ospiti di riguardo dell’Albergo Savona, per conoscere la scuola e assistere alla ricerca del tartufo.

La Fiera del Tartufo Bianco d'Alba

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