GOVONE Giuseppe

1825 - 1872 Generale

Il 25 gennaio 1872 moriva, a quarantasei anni, nella sua casa di Alba, il Generale Giuseppe Govone. Una morte tragica, secondo le ultime risultanze storiche, a seguito di un male gravissimo, che seguiva di pochi mesi le dimissioni da Ministro della Guerra, rassegnate il 7 settembre 1870 poiché non aveva condiviso l'occupazione del Lazio e di Roma che avrebbero portato, il 20 settembre, all'annessione di Roma all'Italia.
Giuseppe Govone, era nato ad Isola d'Asti il 19 novembre 1825 da antica famiglia, trasferitasi ad Alba con Vincenzo Govone, nonno di Giuseppe; il padre del Generale Govone, Ercole, fu Sindaco di Alba nel 1848 e tale carica avrebbe ricoperto il figlio del Generale, Uberto, negli anni della Seconda Guerra Mondiale.
Il Generale Govone fece una carriera militare rapida e brillante, sino a diventare Ministro della Guerra, il 14 dicembre 1869, nel Ministero Lanza con Quintino Sella alle Finanze.
Entrato a dieci anni nell'Accademia Militare di Torino, nel 1844 ottiene la nomina a Sottotenente ed a Luogotenente nel 1845; combatte nella Prima Guerra di Indipendenza a Pastrengo e Peschiera ed in Crimea con Alfonso La Marmora nel 1855. Qui partecipa volontario alla famosa carica dei 600 di Balaklava; gli muore il cavallo; la regina Vittoria gli conferisce l'Ordine del Bagno. È ancora alla Cernaia e viene decorato della Legion d'Onore.
Addetto al Quartier Generale del Re, combatte a Palestro ed a Magenta nella Seconda Guerra di Indipendenza e diventa deputato il 30 giugno 1861, eletto a Cittàducale.
Diplomatico in Prussia, firma con questa l'alleanza dell'8 aprile 1866 e, nominato Generale partecipa alla Terza Guerra d'Indipendenza ed all'infausta sconfitta di Custoza.
Designato a guidare la spedizione contro Roma del 1867, che non ebbe luogo per opposizione della Francia, tornò alla Camera nella X Legislatura per il Collegio di Spoleto.
Dimessosi da Ministro della Guerra, aspramente criticato per il suo atteggiamento contrario all'occupazione di Roma, chiudeva la sua vita in Alba.
Alba, sin dal Regno di Vittorio Amedeo, aveva un collegio di studi in cui si insegnavano Grammatica e Rettorica; nel 1823-'24 fu istituito il primo anno di Filosofia, nel 1825 il corso venne completato ed a quell'anno si può far risalire la fondazione dell'odierno Liceo-Ginnasio. Con la legge Casati del 1859 fu soppresso il corso di Filosofia, che da allora in poi si chiamò Liceo, in quanto riservato alle città capoluogo di provincia, ed Alba, proprio in quell'anno, aveva perso tale prerogativa, per cui le era rimasto il Ginnasio governativo.
Il Consiglio comunale, nella speranza di riavere il Liceo, poneva mano al progetto di costruzione di un nuovo edificio, ma le ristrettezze finanziarie non ne consentivano la realizzazione. Nel 1860 fu avviata dal sindaco Giorgio Busca la costruzione dell'attuale edificio del Liceo, su suo progetto, denominato all'epoca Collegio, per una spesa di 81 mila lire, pur non avendo la disponibilità finanziaria propria e dovendo ricorrere ad un mutuo di 20 mila lire; nell'autunno del 1864 le scuole ginnasiali entrarono in funzione nel nuovo edificio.
Con lettera del 7 aprile 1870, il Generale Govone scriveva al Sindaco di Alba, l'avvocato Carlo Silvano, comunicandogli l'invio di lire 25.740 a lui pervenute dalla vendita di 99 azioni in possesso suo e della moglie, della Banca Nazionale che, nel frattempo, erano lievitate per l'azione intrapresa dal ministro Sella per la stipula di una convenzione tra la banca e lo Stato e poiché non si potesse pensare di aver avuto cospicui guadagni per azioni intraprese dal Ministero di cui faceva parte, donava la somma al Comune di Alba, di cui 20.000 erano lasciate alla destinazione che il Consiglio comunale della città avrebbe scelto e le altre 5.740 lire, dovevano essere versate al comune di Isola d'Asti. Il Consiglio comunale di Alba destinò le 20.000 lire all'estinzione del mutuo contratto per la costruzione dell'edificio del Collegio Ginnasio.
Solo nel 1877, il Comune riprese in mano la pratica per l'istituzione di un Liceo denominato "Govone" e nell'anno 1882-'83 veniva aperto il Liceo comunale, che diventava "Regio Ginnasio Liceo", con il 1° ottobre 1887 ed il 13 settembre 1891, il Consiglio comunale ne deliberava l'intitolazione al Generale Giuseppe Govone.
Più complessa e travagliata fu l'erezione del Monumento Equestre al Generale Giuseppe Govone.
Alla morte del Generale, avvenuta il 25 gennaio 1872, la Giunta municipale stabilì subito di costituirsi in comitato promotore per la raccolta di fondi destinati all'erezione di un monumento al concittadino illustre e nella seduta dell'8 febbraio dello stesso anno, il Consiglio comunale deliberò di concorrere con lire 3.000 alla spesa relativa; i fondi per il monumento a Govone vennero raccolti da comuni, enti pubblici e privati e nel 1924 il fondo destinato allo scopo era costituito da cartelle di rendita per un valore nominale complessivo di lire 39.000 a cui si aggiungevano circa 8.000 lire di interessi maturati.
Nella seduta consiliare del 28 novembre 1924, il sindaco Giovanni Vico, ricordando al consiglio che nell'anno successivo si sarebbe avuta la ricorrenza del centenario della nascita del Generale Govone, proponeva che le 50.000 lire disponibili fossero devolute ad un comitato non troppo numeroso che portasse a compimento l'opera cercando ancora i fondi necessari, ma non se ne fece nulla, anche se il 12 gennaio 1925 il Comitato affidava l'esecuzione del monumento allo scultore Arturo Stagliano, il quale da parte sua assicurava che con i fondi disponibili si poteva erigere un monumento decoroso ma di modeste proporzioni. Successivamente nelle varie sue riunioni, il Comitato esaminava la possibilità di erigere un monumento equestre che lo scultore Stagliano assicurava di poter eseguire al prezzo di lire 80.000.
Il Comitato, preoccupatosi dell'importante onere che così si sarebbe assunto e della impossibilità di farvi fronte con i mezzi che disponeva, informava della cosa il Conte ing. Uberto Govone, ex sindaco di Alba, figlio del Generale. Il conte Uberto si dimostrava disposto a concorrere al finanziamento dell'opera in questo modo e cioè ad impegnarsi formalmente e personalmente con il sindaco Vico di cedere al Comune un'area di terreno di proprietà della famiglia Govone, in piazza Vittorio Veneto, per l'ampliamento del mercato del pollame, lasciando poi al Comune stesso l'importo concordato della somma di lire 30.000 per la cessione da devolversi al fondo per il monumento. Pertanto il comitato affidava allo scultore Stagliano l'esecuzione del monumento equestre al prezzo di lire 80.000.
L'accordo intervenuto fra il Sindaco ed il conte Uberto Govone non era di dominio pubblico perché le autorità, assecondando il desiderio del Conte, avevano tenuto la cosa riservata, era però a conoscenza non solo di tutti i membri del Comitato per le onoranze, ma anche del Consiglio comunale che aveva trattato l'oggetto in seduta segreta, e ne erano a conoscenza anche le personalità che erano in rapporto con il Comune, tra cui l'ing. Attilio Molineris che il 22 luglio 1929 veniva nominato Commissario Prefettizio della città. Molineris convocò il Comitato per le onoranze il 17 agosto 1929 e riferì della visita fatta da alcuni componenti del Comitato allo scultore Stagliano in Torino, da cui era risultato che il modello del monumento era già stato passato in quei giorni alla fonderia e lo scultore assicurava che sarebbe stato ultimato entro il mese di settembre, sicché avrebbe potuto inaugurarsi lo stesso il 28 ottobre successivo, anniversario della marcia su Roma, ma per poter avere la presenza di S.A.R. il Duca d'Aosta si dovette poi spostare l'inaugurazione al 10 novembre. Lo scultore aveva fatto però presente che oltre alle 40.000 lire versate in acconto, aveva necessità di disporre di altri fondi per cui gli erano state versate complessivamente altre 12.799 lire e che complessivamente le spese di fusione, compenso allo scultore, trasporto, fondazione e posa in opera, sarebbero ammontate a lire 100.000.
Nel frattempo era deceduto il conte Uberto Govone e la pratica era stata assunta dal fratello dello stesso, il generale Augusto Govone che in un incontro del 19 settembre 1929 definiva l'area da cedere al Comune in una superficie inferiore a quella formalmente promessa al prezzo complessivo di lire 35.000.
Pertanto l'ing. Attilio Molineris, nel frattempo nominato Podestà, deliberava il 31 marzo 1930 di chiudere la pratica devolvendo al Comitato per il monumento al Generale Govone la somma di lire 35.000. Va però ricordato che, in occasione dell'inaugurazione del monumento avvenuta il 10 novembre 1929, il Generale Augusto Govone, per dimostrare la riconoscenza della famiglia alla città aveva fatto pervenire un'offerta di lire 10.000 da devolvere in beneficenza che il Podestà con deliberazione del 6 dicembre 1929 aveva ripartito fra la Congregazione di Carità, l'istituendo Ritiro dei Poveri Vecchi, l'asilo infantile urbano, la cassa di beneficenza albese per la cucina dei poveri, il Regio Ricovero Poveri Giovani ed il Comitato per le colonie marine e montane.
Il monumento al Generale Govone che ornava l'allora piazza Umberto I venne poi requisito nel 1940 ed inviato alla fonderia Endriot per farne cannoni.

In occasione dei 130 anni del Liceo-Ginnasio Govone (1882-2012), è stato fatta questa commemorazione.

Il Liceo Govone nel contesto della scuola albese dell’ottocento.

La seconda metà dell’Ottocento fu determinante per la crescita dell’istruzione e della cultura albese perché si realizzarono le basi della scuola pubblica, la sua diversificazione, dalla scuola materna alla scuola secondaria che avviava all’università o preparava a professioni di alto livello.
Sconfitto Napoleone, il vento della Restaurazione era soffiato impetuoso sulle grandi monarchie europee, ma non meno impetuoso aveva soffiato sul regno di Sardegna. Vittorio Emanuele I, re di Sardegna, nominato governatore del Piemonte il marchese Asinari di San Marzano, il 20 maggio 1814 rientrò in Torino dalla Sardegna, accompagnato dagli uomini della Restaurazione; con l’editto del 21 maggio, abolite le leggi e le istituzioni francesi, vennero richiamate in vigore le antiche costituzioni sabaude e in particolare il Regolamento dei Pubblici del 6 giugno 1775 che stabiliva per ogni città o comune ragguardevole la nomina regia del sindaco e la presenza di sei consiglieri; nei comuni minori i consiglieri erano quattro e nei minimi due.
Alba contava, nel 1814, poco più di seimila abitanti. Essi salirono a 6.232 nel 1818, primo censimento ufficiale svoltosi dopo la restaurazione; la popolazione continuò a crescere nei decenni successivi, raggiungendo 7.882 abitanti nel 1828 e 8.577 nel 1848.
La città era nuovamente capoluogo di provincia, istituita nel 1631 da Vittorio Amedeo I e abolita da Napoleone, lo sarebbe stato fino al 1859.

Carlo Felice, salito al trono nel 1821, dopo i primi moti rivoluzionari e l’abdicazione del fratello, si impegnò anche nella restaurazione scolastica.
Il 23 luglio 1822, dalla sua residenza di Govone, promulgò il nuovo Regolamento scolastico con queste motivazioni: poiché il pubblico insegnamento nei nostri Regi Stati è vario secondo l’arbitrio e l’abitudine di ognuno, vogliamo richiamar le scuole tanto comunali, che pubbliche e regie ad un unico regolato sistema.
L’articolo 7 stabiliva: «Vi sarà in tutte le città, nei borghi, e capoluoghi di mandamento, e per quanto sarà possibile in tutte le terre, una scuola per istruire i fanciulli nella lettura, scrittura, dottrina cristiana, e negli elementi di lingua italiana, e d’aritmetica, col titolo di scuola comunale.»
E questa era la scuola elementare composta di due classi: « Il Maestro della prima sarà incaricato dell’insegnamento della lettura, scrittura, e del catechismo. Quello della seconda dell’insegnamento dei principii della lingua italiana, dell’aritmetica, e della dottrina cristiana».

Dopo le elementari, nelle città capoluogo di Provincia, era il caso di Alba, vi era il Collegio con le sei classi di latinità, dopo le quali, con esame, si poteva accedere alle scuole superiori di grammatica, umanità, rettorica e filosofia, terminate le quali si aprivano le porte dell’Università.
Le scuole secondarie formavano il Collegio e tali scuole erano a carico delle Finanze o delle città e per poter essere conservate dovevano avere una media, negli ultimi sei anni, di venti studenti di grammatica, quindici di umanità, quindici di rettorica e dodici di Filosofia.
La città di Alba, fin dal regno di Vittorio Amedeo II (1685 – 1730) aveva un Collegio di studi in cui si insegnavano grammatica, umanità e rettorica, paragonabile all’attuale Ginnasio, posto sotto la sorveglianza del Magistrato della riforma. Questo Collegio fu mantenuto anche nell’epoca napoleonica.
Con il Regolamento di Carlo Felice, essendo Alba capoluogo di Provincia, nel 1823-’24 fu istituito il primo anno di Filosofia, nel 1825 il corso venne completato ed a quell’anno si può far risalire la prima fondazione dell’odierno Liceo- Ginnasio.
All’epoca, tanto le scuole pubbliche, che erano a carico delle città, che le Regie, a carico delle Regie Finanze, iniziavano il 3 novembre e terminavano alla fine di agosto le classi di latinità, al 15 di agosto le classi di rettorica, a fine giugno le classi di filosofia. Le classi elementari iniziavano il 3 novembre e terminavano il 30 settembre.
Nel capoluogo di provincia un professore di Filosofia percepiva 1050 lire all’anno, un professore di Rettorica 900 lire, un professore di Umanità 800, un professore di Grammatica 700 lire.
Le scuole di ogni provincia dipendevano da un Riformatore, figura analoga a quella del Provveditore agli Studi, nelle città capoluogo di mandamento vi era un Delegato alla Riforma, che può essere equiparato ad un Preside di scuola media.
Sotto il regno di Carlo Alberto il collegio albese, che era stato in parte ammodernato, sistemando l’antico convento di san Domenico era completamente a carico della città e in tutto il regno si andava diffondendo la voglia di scuola, di istruzione, di cultura.
Il Consiglio aveva deliberato, il 2 luglio 1832, l’acquisto dai comproprietari, i fratelli Cantalupo, e i signori Malcotti e Biglino, dell’ex convento di S. Domenico, già utilizzato dalle truppe francesi e poi da quelle austriache. Il convento era stato requisito, come tutti i conventi, da Napoleone, e monetizzato vendendolo ai privati benestanti che avevano l’obbligo di acquistare i beni confiscati. Dopo lunghe trattative l’acquisto fu perfezionato il 18 maggio 1833; il prezzo concordato fu di 48.269 lire, e per 3.400 lire venne anche comprato il giardino annesso, nei locali lasciati liberi dall’esercito era stato sistemato il collegio.

Una circolare del 12 novembre 1850 in materia di istruzione pubblica, stabiliva che in ogni comune fossero aperte scuole elementari maschili e femminili; ai sindaci era affidato l’incarico di operare in modo che le scuole fossero frequentate da tutti e che si compilassero i registri per controllare iscritti e frequenze, ma non era un obbligo.
In Alba erano anche state istituite scuole serali per adulti, nel tentativo di aumentare quanti sapevano leggere e scrivere (a metà del secolo erano poco più di un 30%, su una popolazione che superava i novemila abitanti). Verso la fine del secolo le scuole serali erano ancora in funzione, con una frequenza media di centosettanta adulti.
Il delegato straordinario Felice Cantone, nominato il 1 ottobre 1850 dopo lo scioglimento del Consiglio comunale, illustrò al nuovo Consiglio, nella seduta del 9 gennaio 1851, la spesa del Comune per la pubblica istruzione: 3.450 lire per le scuole primarie e 5.300 lire per quelle secondarie, che con altre spese varie portavano il totale a 10.620 lire. Fece ancora presente che la spesa per gli stipendi ai maestri e professori era di 3.400 lire.
Il bilancio di previsione, approvato nella seduta del 12 gennaio, aveva entrate per 55.336 lire, spese ordinarie per 45.926 lire e straordinarie per 8.341 lire, con una rimanenza per imprevisti di 1.069 lire.
Si può quindi calcolare che il costo dell’istruzione fosse per il comune di poco superiore al 25% del bilancio comunale.
La scuola di Grammatica, Rettorica e Filosofia, era senza dubbio fiorente e i risultati corrispondevano alle aspettative della città; il 9 gennaio 1854 il Consiglio Comunale, sindaco Romano Briolo, approvava il pareggiamento del Collegio di Alba a quelli nazionali iniziando le pratiche per trasferire la scuola e il Collegio sotto le competenze regie e a carico della Finanza Regia.
Per agevolare tale passaggio vennero anche aumentati gli stipendi del preside e dei professori di filosofia, rettorica, grammatica ed umanità.
Il 27 novembre 1854 nella solenne apertura degli studi e distribuzione dei premi nel Reale Collegio di Alba, il prof. Felice Garelli, professore di fisica tenne l’orazione inaugurale e concludeva dicendo: ”a voi tutti, o Giovani, preziosi depositi alle nostre cure affidati, io rivolgo queste parole, che vorrei si imprimessero bene nell’animo vostro. Questi premii, che a voi si concedono al cospetto dei vostri Concittadini e di tanti onorevoli personaggi, siano di nuovo stimolo e per voi, che meglio compiste ai vostri doveri, e di eccitamento per gli altri al retto operare. Né fia mai che, mentre l’istruzione è promossa dal Governo, secondata dai Municipii e caldeggiata dai Cittadini, per voi si disconosca la nobile missione riserbata alle crescenti generazioni. –Il corpo insegnante, a cui io mi associo con tutta l’energia del buon volere, farà di precedervi e guidarvi con quella vigile ed affettuosa cura, che il dilicato suo ministero gli impone; vogliate voi, con una docilità quasi filiale, e con quel fervore d’animo, che è proprio dei giovani cuori, secondarne l’opera”.

L’istruzione maschile e femminile richiedeva spese ingenti per locali e insegnanti. Il comune di Alba aveva preso in affitto parte dei locali dell’asilo infantile, proprietà dell’ospedale “S. Lazzaro”, per sistemarvi le scuole elementari femminili; i lavori di sistemazione, affidati all’architetto Busca, comportarono però altre spese.
Si auspicava da più parti l’istituzione di una scuola Magistrale maschile e femminile. Nel 1853, quando il Ministro dell’istruzione ne autorizzò l’apertura chiedendo un contributo di 500 lire da parte del Comune, l’avvocato Alerino Como ricordò che il Consiglio divisionale della Provincia di Alba aveva stanziato 2.500 lire per la stessa, sia maschile che femminile, ma che il contributo del Comune era impossibile. La scuola venne istituita il 2 gennaio 1854 con l’apertura della sola sezione femminile; il Comune mise a disposizione un locale, il solo che si era trovato libero, nell’Ospizio delle Povere Figlie.
Il Comune aveva chiesto, all’inizio del 1853, un mutuo di quarantamila lire, da restituire in dieci anni al tasso del cinque per cento, per realizzare il nuovo edificio per il Collegio con annesso convitto, il cui progetto, redatto da Giorgio Busca, era stato approvato il 26 novembre 1852. Nel 1854 i lavori non erano ancora incominciati poiché la concessione del mutuo tardava, benché ad ogni Consiglio se ne sollecitasse la concessione.

La Legge Casati, legge fondamentale di tutto l’ordinamento scolastico italiano, fu emanata il 13 novembre 1859, per impulso di Gabrio Casati, senza discussione parlamentare, in virtù dei pieni poteri che erano stati conferiti al governo per la seconda guerra d’Indipendenza. Essa seguiva e sistemava la legge organica del 4 ottobre 1848, riordinando gli studi in tutti i gradi. Per l’ordine universitario venivano definite tutte le facoltà che lo svolgimento delle scienze e della cultura poteva consentire a quei tempi. L’istruzione secondaria era costituita principalmente da un corso di studi classici, formato da un ginnasio quinquennale e da un liceo triennale, che preparavano i giovani all’università; venivano istituiti inoltre un corso di studi tecnici, formato da una scuola tecnica (avviamento) e da un istituto tecnico, entrambi triennali, e da una scuola normale destinata alla preparazione dei maestri elementari. L’istruzione elementare, impartita gratuitamente per quattro anni, era distinta in due gradi, inferiore e superiore (entrambi biennali), di cui solo il primo era raccomandato per tutti. La legge Casati rimase in vigore fino alla riforma Gentile del 1923, anche se ricevette nel corso degli anni vari ritocchi, aggiunte e modifiche che non ne alterarono tuttavia le linee fondamentali.
Solo nei capoluoghi di Provincia era previsto la funzionalità del nuovo Liceo, ed Alba, nel 1859, aveva perso questa prerogativa, essendo inglobata nella provincia di Cuneo.
Alba mantenne così per l’anno scolastico 1860-1861 il Ginnasio governativo di cinque anni, la scuola magistrale comunale, una scuola tecnica triennale (avviamento) e le scuole elementari, maschili e femminili.
La popolazione del comune nel 1855 sfiorava ormai i diecimila abitanti, ma la povertà e l’indigenza erano assai diffuse, notevole era la disoccupazione ed anche l’istruzione, nonostante gli sforzi economici per reperire locali ed insegnanti, stentava a diffondersi. Solo il centro storico aveva scuole elementari maschili e femminili, nelle frazioni o borgate erano i cappellani ad impartire lezioni scolastiche, senza ricevere compensi o ricevendone in misura assai ridotta.
La situazione economica era desolante, con una società spaccata nettamente in due: la prima, esigua e ricca, che abitava i palazzi della città, frequentava l’Accademia filarmonico-letteraria, le stagioni teatrali e musicali al nuovo Teatro sociale, mandava i figli al regio collegio e sollecitava l’istituzione di un Liceo; la seconda, numerosissima e povera, che non votava e lottava ogni giorno per sopravvivere. In un simile contesto si inserì la nomina a sindaco di Giorgio Busca, avvenuta il 19 settembre 1854.

La soppressione del Liceo nel 1860 causò certamente tra gli albesi una grave delusione; del disappunto si fece interprete il Consiglio Comunale che, nella speranza di riavere il Liceo, deliberava la costruzione dell’edificio che oggi ospita la scuola. Il vecchio edificio era sistemato nell’antico convento dei Domenicani che il comune aveva acquistato per ottenere il distaccamento di un battaglione di fanteria.

Con nuova deliberazione dell’11 luglio 1860, il Consiglio Comunale approvava l’istituzione di un Liceo consorziale comunale, al cui funzionamento doveva provvedere il comune di Alba valendosi anche del contributo dei Comuni del territorio contiguo. Ma, essendosi quasi tutti i comuni dell’Albese rifiutati di contribuire alle spese, il Liceo fu chiuso l’anno seguente per mancanza di mezzi. Continuava però sempre vivo nella popolazione di Alba il desiderio di avere il Liceo. Nel 1860 fu avviata dal sindaco Giorgio Busca la costruzione dell’attuale edificio del Liceo, su suo progetto, denominato all’epoca Collegio, demolendo l’ormai vecchio e fatiscente convento domenicano per una spesa di 81mila lire, pur non avendo la disponibilità finanziaria propria e dovendo ricorrere ad un mutuo di 20 mila lire; nell’autunno del 1864 le scuole ginnasiali entrarono in funzione in una parte del nuovo edificio.

Con lettera del 7 aprile 1870, il Generale Giuseppe Govone scriveva al sindaco di Alba, l’avvocato Carlo Silvano, comunicandogli l’invio di lire 25.740 a lui pervenute dalla vendita di 99 azioni, in possesso suo e della moglie, della Banca nazionale che, nel frattempo, erano lievitate per l’azione intrapresa dal ministro Sella per la stipula di una convenzione tra la banca e lo stato e poiché non si potesse pensare di aver avuto cospicui guadagni per le azioni intraprese dal Ministero di cui faceva parte, donava la somma al Comune di Alba, di cui 20.000 erano lasciate alla destinazione che il Consiglio comunale della città avrebbe scelto e le altre 5.740 lire, dovevano essere versate al comune di Isola d’Asti per la realizzazione di una scuola materna. Il Consiglio comunale di Alba destinò le 20.000 lire all’estinzione del mutuo contratto per la costruzione dell’edificio del Collegio Ginnasio, che, nel frattempo, era stato ultimato.

Sul finire dell’anno 1867, il 22 ottobre, il sindaco Sica comunicò alla giunta l’avvenuto incameramento da parte del comune del convento di Santa Caterina. Su richiesta del vescovo, venivano concessi temporaneamente alcuni locali ai due preti rimasti, incaricandoli di officiare la chiesa di “Santa Cattarina”, come allora veniva indicata. Un’altra buona notizia giungeva il 6 dicembre 1867: la Camera di commercio ed arti di Cuneo comunicava che il Ministro d’agricoltura, industria e commercio aveva elargito un notevole sussidio per l’istituzione di una scuola enologica teorico pratica; la buona notizia non bastava da sola ad aprire la scuola, ed a cercare il resto dei soldi necessari il Municipio impiegò oltre un decennio.
Il 2 gennaio 1872 venne nuovamente nominato sindaco il cav. Melchiorre Sica, e l’avvocato Giovanni Boeri assunse l’incarico di assessore delegato. Per altri sei anni Sica restò a capo dell’Amministrazione e si prodigò per acquisire definitivamente al patrimonio comunale non solo l’uso, ma anche la proprietà del convento di Santa Caterina, e per istituire finalmente il convitto a fianco del Collegio. Perché senza il convitto, il collegio, ossia il Ginnasio- Liceo non poteva esprimere tutte le sue potenzialità per numero di iscritti.

La situazione economica e sociale della città e del territorio presentava all’inizio del 1870, incoraggianti sintomi di miglioramento, pur rimanendo estremamente precaria.
La mortalità infantile era in costante e significativa diminuzione, mentre si allungava la vita media con un deciso incremento dei decessi oltre il sessantacinquesimo anno di vita. La popolazione del comune risultava, al censimento del 1871, di 10.276 abitanti; saliva a 10.928 alla fine del 1876 per superare le dodicimila unità nel 1881. L’economia era ancora essenzialmente agricola, i mercati dei bozzoli, delle uve, dei cereali, del bestiame, in continuo aumento per volume d’affari, richiedevano spazi sempre più ampi e strutture adeguate. Il commercio e l’artigianato erano assai diffusi in città e, soprattutto dopo il 1875, si registrarono incrementi notevoli che si possono dedurre dal forte aumento degli incassi comunali per l’imposta sulle attività derivanti dall’esercizio del proprio lavoro.
Anche l’istruzione si diffondeva tra la popolazione. Il tasso di alfabetizzazione, che nel 1848 era del 32%, nel 1871 raggiunse il 56%, per toccare il 98% nel 1898. Le scuole elementari erano presenti non solo nel centro urbano, ma anche nelle frazioni. Nel 1876 la spesa del Comune per l’istruzione pubblica fu di 32.205 lire e cresceva ogni anno, come il numero degli alunni. La popolazione scolastica delle quattro classi elementari era di 1.078 alunni, di cui 619 maschi e 459 femmine. In città vi erano 504 alunni in 15 classi; vi erano classi di 30 bambini, ma altre di 60. Le alunne erano divise in 11 classi, e le frequentanti erano 354. Nelle borgate gli alunni erano 62 ai Biglini, 39 a Scaparoni, 37 a Prarolo, 42 a san Rocco Cherasca e 40 a Como. Alla scuola tecnica pareggiata vi erano in tutto 46 alunni, suddivisi nei tre corsi.
Fra i problemi in sospeso vi erano la costruzione dell’acquedotto comunale, di un fabbricato per la Scuola Enologica, che da Altavilla si era trasferita nei locali del palazzo della Maddalena togliendo spazio al necessario ampliamento delle scuole elementari e al sorgere di una scuola tecnica; erano inoltre sentite le necessità di un edificio per la scuola materna, di scuole elementari nelle frazioni Mussotto, Piana Biglini, Como e santa Rosalia. Anche la situazione delle strade, interne ed esterne alla città, sul territorio comunale, era precaria e richiedeva continui interventi di manutenzione o lavori di miglioramento.
Il 15 luglio 1877 la Camera approvò la legge Coppino sull’istruzione obbligatoria nel biennio inferiore della scuola elementare, uno dei punti fondamentali del programma della sinistra.
Coppino era il deputato del collegio di Alba dal 1860; era diventato Ministro della Pubblica Istruzione nel Governo Rattazzi nel 1867 e proprio in una circolare di Coppino del 10 ottobre 1867 si era messo in evidenza il nodo della istruzione: ammesso che leggere, scrivere e far di conto siano parti essenziali dell’istruzione elementare, si possono sempre farvi entrare, in certa misura, cognizioni utili, sia sul mondo fisico, sia sul mondo naturale, per educare in tal modo gli allievi ad elevarsi, “tramite la contemplazione delle meraviglie della natura, sino al loro creatore”.
Inoltre, alla Camera, Coppino non mancò di rispondere alle aspettative dei suoi elettori, che s’attendevano una solerte e incisiva tutela degl’interessi del loro collegio. Gli interventi del “professore” a favore della costruzione della linea ferroviaria e della conservazione in Alba degl’insegnamenti che consentivano l’accesso all’Università furono solo alcune tra le molte fattive prove della sua fedeltà ad una interpretazione “provinciale” del mandato affidatogli e costantemente confermatogli dall’elettorato albese, con unanimismo pressoché immutato. Su questa stessa linea – giacché, a differenza della maggior parte dei deputati, egli non aveva fatto precedere l’elezione alla Camera con incarichi nei consigli comunali e provinciali: normali gradini di un cursus honorum presto divenuto pressoché obbligato nella carriera politica con eccezioni sempre più rare - Coppino integrò la sua azione con la rete di legami assicuratigli in loco dal suo ‘grande elettore’ Alerino Como: avvocato agrario, consigliere provinciale per il mandamento di Alba dalle prime elezioni sino alla morte, (1894), presidente del consesso provinciale. Figura eminente in numerosi consigli, enti ed istituti e senatore dal 1890.
Coppino era poi stato ancora ministro della Pubblica Istruzione nei governi Depretis dal marzo del 1876 al luglio del 1879 e dal marzo del 1884 al febbraio del 1888 quando rassegnò le dimissioni nel governo Crispi.
Solo nel 1877, il comune riprese in mano la pratica per l’istituzione di un Liceo denominato “Govone” e nell’anno 1882-’83 veniva aperto il Liceo comunale, che diventava “Regio Ginnasio Liceo”, con il 1 ottobre 1887 ed il 13 settembre 1891, il Consiglio comunale ne deliberava l’intitolazione al Generale Giuseppe Govone.
Per quanto riguarda la popolazione scolastica del Liceo in quei primi anni valgono le notizie che si leggono in un Annuario dell’anno 1883-’84: «Si iscrissero al primo corso 18 allievi, al secondo corso 12; in complesso il Liceo ne contava ben 30. Senonché fin dal principio dell’anno scolastico due alunni passarono ad altro istituto a ciò costretti dalla disposizione legislativa per la quale gli assegni governativi soliti a concedersi ai giovani che con migliori risultati hanno frequentato la classe quinta del regio Ginnasio non si possono godere se non in un Liceo governativo. Giova sperare che gli effetti di questa severa disposizione siano presto rimossi, affinché i nostri giovani studiosi non separati, a metà il cammino, da quelli che in mezzo ad essi primeggiavano, trovino nella cresciuta frequenza e nella maggiore bontà delle classi eccitamenti maggiori ad una nobile e proficua emulazione. Rimasero dunque 28 giovani, due dei quali, per malattia dovettero abbandonare, in epoche differenti, la scuola».

Il 1891 fu caratterizzato dai contrasti sorti sul progetto dell’edificio della Scuola Enologica. L’ingegnere Costanzo Molineris, sin dal 1885, aveva elaborato un progetto, prima di massima e poi definitivo, approvato dal Consiglio comunale e dal Consiglio di amministrazione della Scuola. Sul finire del 1890 il Consiglio superiore dei lavori pubblici aveva espresso alcune riserve e chiesto modifiche. Nella riunione del Consiglio di amministrazione, convocato per il 12 gennaio 1891, il presidente on. Coppino comunicava che l’Amministrazione comunale aveva affidato all’ingegner Alimondi la stesura di un nuovo progetto che, predisposto in tempi rapidissimi, venne approvato dal Consiglio comunale nella riunione del 19 marzo, ritenendolo più economico per il risparmio presunto di 50.000 lire. Il consiglio didattico della scuola non gradì il progetto Alimondi, e il 5 giugno riapprovò il progetto Molineris che nel frattempo era stato modificato secondo le richieste ministeriali, sfrondato di alcune parti ornamentali giudicate superflue, e demandava al Ministero il compito di effettuare la scelta definitiva. Coppino cercò di agevolare, per quanto poteva, il progetto Alimondi, ma il Ministero, il 4 dicembre 1891, approvò definitivamente, con grande soddisfazione del consiglio scolastico, e in particolare del direttore prof. Domenico Cavazza, il progetto Molineris.
Si persero anni preziosi per definire l’acquisizione del terreno e reperire il relativo finanziamento ma, finalmente nel 1897 fu affidato l’appalto all’impresa del geometra Paolo Viglino di Cortemilia. Sul finire del 1899 l’edificio era in parte realizzato e poteva iniziare a funzionare. All’ingegner Alimondi rimase solo la soddisfazione di essere nominato direttore dei lavori e di progettare, qualche anno dopo, la cantina sperimentale.
Le frazioni erano ancora prive di edifici scolastici ed erano i cappellani a provvedere all’incombenza dell’istruzione dei fanciulli. Nel giugno del 1897 la cappellania di Mussotto, per favorire la costruzione della scuola, offrì al Comune 400 metri quadri di terreno. Il progetto dell’ingegner Alimondi, per una scuola di 80 bambini e alloggio per un’insegnante venne approvato il 26 novembre e la scuola entrò in funzione sul finire del 1899. Ad essa era stata nel frattempo addossata, su autorizzazione del Comune, la nuova chiesa, costruita dai borghigiani e riprendendo i motivi architettonici dell’edificio scolastico.
La scuola fu sdoppiata nel 1900 con l’istituzione di due classi. Il costo complessivo fu di 21.598 lire, con un contributo dallo Stato che vincolava in perpetuo la destinazione del fabbricato a scuola.
La popolazione scolastica del Ginnasio Liceo Govone ha subito, nel Novecento, variazioni notevoli. Durante l’ultima guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra ha registrato punte massime, dovute allo sfollamento delle famiglie dai grandi centri. Dal dicembre 1946 al settembre 1953 fecero parte del Liceo di Alba anche tre classi liceali della Sezione staccata di Bra, trasformata poi, dal 1° ottobre 1953, in Liceo autonomo ed unita al già esistente Ginnasio Statale (Liceo-Ginnasio Statale «Gandino»). Venute meno le cause contingenti l’aumento della popolazione scolastica dovute a motivi bellici, il numero degli alunni diminuì gradatamente, passando dai 150 iscritti dell’anno 1947-48 ai 74 dell’anno 1960-61. Da quell’anno la popolazione scolastica è cresciuta quasi costantemente e si è più che raddoppiata creando, dal 1966 in poi, problemi gravi per la sistemazione delle nuove classi. Con la istituzione del Liceo Scientifico le tensioni di crescita nel Liceo Classico si sono affievolite.
Il Ginnasio Liceo Govone ritengo abbia svolto dalle sue origini, ossia dal 1882 e nel corso di tutto il secolo scorso una funzione importante, e direi quasi insostituibile per la città di Alba. Il Liceo-Ginnasio ha avuto sempre un corpo insegnante qualificato, giustamente severo ed esigente e se al momento, a noi studenti, pareva anche troppo, ne abbiamo compreso in seguito l’impegno educativo e il tentativo di fornire una formazione non solo culturale ma anche umana e civile molto importante.
La scuola ha preparato all’Università centinaia e centinaia, forse migliaia, di giovani, ragazzi e ragazze che hanno poi confrontato nelle Università italiane e straniere la loro formazione, completandola avendo solide basi di partenza.
Professionisti qualificati in ogni campo e in tutte le professioni hanno avuto modo di dimostrare la loro cultura e il loro sapere, di esprimere la loro formazione umana e intellettuale perché, penso, che il Liceo abbia dato ad ogni suo alunno, in ogni epoca, una apertura mentale, una capacità al dialogo, una disponibilità alla tolleranza, abbia stimolato in ognuno la ricerca di idee nuove ed aspirazioni per misurarsi ogni giorno con una realtà sempre più difficile e complessa. Si può dire che abbia fatto cultura, creato idee e stimolato sempre alla ricerca della libertà, della capacità e indipendenza di giudizio.
Inoltre, professori, insegnati di scuola inferiore e superiore, amministratori pubblici, politici hanno imparato sui banchi del Liceo una vera lezione di vita e ritengo che questi intendimenti fossero quelli della società albese che dalla metà dell’800 volle fortemente il Liceo.

Giulio Parusso
Alba, 17 marzo 2012

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