RAVA Giovanni

1874 - 1944 Pittore

Giovanni Rava nasce ad Alba il 14 settembre 1874 nella casa del cav. Giuliano in via Tanaro, l’attuale via Cavour, da Carlo e da Margherita Minassi. I giovanissimi genitori, entrambi originari della frazione Sant’Antonio di Magliano Alfieri dove il nonno di Giovanni possiede un’azienda agricola, svolgono l’attività di “pristinai”, cioè di fornai e venditori di pane e pasta. Completerà la famiglia la nascita dei fratelli Dante, che si segnalerà come illustratore e decoratore, poi di Luigi e della sorella Carmela. Dopo aver frequentato le scuole elementari e successivamente le Scuole Tecniche, seguendo la propensione per l’arte Giovanni decide di seguire i corsi della Reale Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino.
Superato l’esame di ammissione, è allievo dell’Accademia dall’anno scolastico 1891/1892 e dopo il Corso preparatorio e quello Superiore di Pittura conclude gli studi nel 1897. In questi anni nel corpo insegnante dell’Accademia figurano tra gli altri: Carlo Felice Biscarra, Pier Celestino Gilardi, Giacomo Grosso, Paolo Gaidano; sia pure per breve tempo Rava ha come insegnante Andrea Tavernier. Fanno talora parte di Commissioni di esami Lorenzo Delleani, Celestino Turletti, Giovanni Battista Quadrone, Vittorio Cavalleri. Appresa la conoscenza delle tecniche apre uno studio a Torino; portato come è a distinguersi specialmente nella rappresentazione della figura, rivolge la sua attività alla ritrattistica, in questo ambito non manca di seguire, ineludibilmente, il linguaggio di Giacomo Grosso.
Mentre non è assente l’attenzione per la natura morta, un capitolo rilevante della sua arte è costituito dalla pittura di paesaggio. Descrive en plein air le marine di Albisola, di Alassio, della Costa Azzurra, quelle della Libia e dell’Argentina, le campagne della terra natia ed è la montagna ad attrarlo particolarmente. Compaiono nei suoi quadri le cime dei monti della Val Varaita, con il Monte Pelvo d’Elva; del canavese, di Ceresole Reale, nel cuore del Gran Paradiso; del Piccolo S. Bernardo, della Levanna, del Cervino, del Monte Rosa.
Nel 1899 compie l’esordio pubblico della carriera d’artista presentandosi alla LVII Esposizione della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino inaugurata in maggio in via della Zecca, ove propone Sei miniature, Testa di donna (studio) e ritratto (pastello).
Nel 1900 espone l’opera Convalescente alla LIX Mostra della Promotrice di Torino.
Nel 1901 alla LX Promotrice di Torino presenta Primi raggi sulla Levanna, Ritratto, Tramonto.
All’VIII Esposizione della Società degli Amici dell’Arte di Torino ospitata nel Salone della R. Accademia Albertina di Belle Arti invia sette opere.
Nel 1902 alla Prima Esposizione Quadriennale di Torino figura con Sera in montagna e Tramonto, opera acquistata dalla Società Promotrice.
Alla LXII Esposizione della Società Promotrice di Torino del 1903 è presente con Cinque miniature e due dipinti, Rêveries e In montagna.
Nel 1904 la Sezione di Torino del Club Alpino Italiano organizza nella sua nuova sede in via Monte di Pietà, 28 la prima “Esposizione di Arte Alpina” che si tiene dal 21 febbraio al 13 marzo. L’invito alla partecipazione è rivolto specialmente agli artisti già noti per altri quadri di soggetto alpino. Dalla Commissione artistica composta da Vittorio Cavalleri, Clemente Pugliese-Levi ed Andrea Tavernier, Rava è ammesso, a seguito della severa selezione operata, con cinque opere.
Nel 1906 partecipa alla LXV Promotrice di Torino.
Nel 1907 partecipa alla LIV Esposizione della Società Promotrice di Belle Arti di Genova, inaugurata in maggio nel Ridotto del Teatro Carlo Felice.
In giugno è fra gli artisti partecipanti alla XIII Esposizione della Società degli Amici dell’Arte inaugurata “nel chalet della Patinoir al Valentino”.
Nel 1908 espone alla Seconda Quadriennale di Torino.
Nel 1909 è presente alla LXVIII Promotrice di Torino.
Nel 1910 figura tra gli artisti che prendono parte all’Esposizione della Società degli Amici dell’Arte di Torino, in corso alla Mole Antonelliana dal 6 al 30 novembre. E’ nuovamente presente, in dicembre, all’Esposizione della Società di Incoraggiamento alle Belle Arti del Circolo degli Artisti di Torino.
Nel dicembre 1911, nella Mostra del Circolo degli Artisti, Rava espone due quadri di impressioni tripoline, Il castello di Tripoli avvolto in una luce blanda e meriggiante, e Il Mercato del pane.
Nel 1912 alla “Mostra di Pastelli, Acqueforti e Monotipi”, inaugurata a Milano il 10 gennaio dalla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente Rava, è presente con due pastelli.
Nella primavera del 1912 Rava viene ricevuto al Quirinale ove, conseguendo alte felicitazioni e l’onore di acquisti, espone i bozzetti realizzati in terra africana, di cui uno ne offrì, il 28 aprile, a S. M. il Re Vittorio Emanuele III.
A Torino in maggio in un Salone del Cinema Odeon, in Galleria Nazionale, messo a disposizione da Vittorio Ghersi, viene inaugurata una mostra delle opere eseguite da Rava in Libia.
Nel 1915 la XVII Esposizione della Società degli Amici dell’Arte di Torino è indetta nuovamente in maggio alla Mole Antonelliana con la partecipazione di Rava.
Nel 1916, in aprile, alla Mostra Annuale indetta a Milano dalla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, Rava propone nella VII Sala una Miniatura su avorio e in novembre è nuovamente a Milano, ove prende parte, insieme con altri pittori piemontesi, alla “Mostra dell’Autoritratto 1873-1916” indetta dalla “Famiglia Artistica”, il sodalizio “scapigliato” la cui figura emblematica è Vespasiano Bignami che appunto nel 1873 era stato tra i fondatori. La Mostra, che include artisti morti in guerra e no come Remolo Romani, Giuseppe Camona, Antonio Sant’Elia, Umberto Boccioni, traccia un bilancio dell’arte non solo in Lombardia, comprendendo i personaggi che si sono avvicendati dalla metà del secolo fino alla prima guerra mondiale. Il catalogo, che reca la prefazione autorevole di Vittorio Pica, raccoglie infatti i nomi degli artisti storicamente più importanti e prestigiosi. Nell’autoritratto, riprodotto in catalogo, Rava si rappresenta con aria fascinosa ed elegante, il cappello a larghe tese leggermente inclinato sulle ventitré, barba e baffetti che incorniciano il volto, la fumante sigaretta pendente dalle labbra.
Nell’estate del 1919 si trattiene ad Alagna a dipingere, ma risulta assente dalle manifestazioni espositive torinesi dello stesso anno e da quelle del 1920. Si colloca nel 1921 il suo viaggio, che non è il primo, in America del Sud, sia in quanto meta di molti artisti italiani del tempo sulla scia della diffusione della conoscenza della pittura italiana contemporanea operata dal mercante Ferruccio Stefani con esposizioni in molti centri (Montevideo, Valparaiso, Rio de Janeiro, Buenos Aires).
Rientrato in Italia lo stesso anno, si trattiene ad Alba per un periodo durante il quale traduce, in rapide e veloci impressioni, scene di vita e scorci della sua amata città natale. Nel mese di dicembre prende parte all’Esposizione del Circolo degli Artisti di Torino.
Nel 1922 partecipa in maggio alla LXXXI Esposizione della Promotrice con il dipinto Nella valle del silenzio. In questo periodo si trova fervidamente impegnato nel lavoro di allestimento di una importante rassegna artistica a carattere regionale, da lui stesso suggerita, la quale vedrà la luce di lì a poco in Alba, sull’esempio di quelle organizzate ad Asti, a Casale Monferrato, ad Acqui Terme, ad Alessandria. Con un discorso ufficiale di Emilio Zanzi il 21 agosto viene infatti inaugurata al Liceo-Ginnasio Govone la “Mostra d’Arte Moderna in onore di Macrino d’Alba”, che comprende una sezione di Arte Sacra. “Iniziatori della Mostra”, scrive il cronista del “Corriere Albese”, sono il Canonico don Boella e i concittadini artisti avv. Gherzi-Paruzza e Giovanni Rava, cui si è generosamente associato il pittore Vercelli”. Sono presenti i più importanti artisti piemontesi, tra i quali Giacomo Grosso, Leonardo Bistolfi, Pietro Canonica, Edoardo Rubino, Marco Calderini, Alberto Falchetti, Cesare Ferro, Cesare Maggi, Agostino Bosia, Luigi Onetti, Alessandro Lupo, Domenico Valinotti, Giuseppe Manzone, Giulio Boetto, Camillo Rho, Oreste Pizio, Giovanni Depetris, Lidio Ajmone, e molti altri ancora.
Nell’aprile 1923 si apre a Torino nel palazzo del Valentino “La Quadriennale-Esposizione Nazionale di Belle Arti” e Rava vi figura con Paesaggio. L’opera è acquistata dalla Direzione della Promotrice.
A Torino da ottobre a novembre ha luogo al Palazzo della Promotrice al Valentino la XXV Esposizione della Società degli Amici dell’Arte. Rava ha una interessante parete nella quale presenta Bagni a Mar del Plata, Via Maestra ad Alba (opera del 1922, acquistata da S. M. il Re e tuttora conservata nella Quadreria del Quirinale), Effetto di nubi in montagna, Caffè Calissano – Alba, Una via di Alba, Mare del Plata, Schizzo di testa del tenore Grassi, Studio.
Nel 1925 propone alla LXXXIII Promotrice di Torino il dipinto A Champoluc, acquistato dalla Società e riprodotto sull’Annuario di “Le Arti Belle” dello stesso anno. Nel 1926 partecipa alla LXXXIV Esposizione Nazionale della Promotrice di Torino con Il tenore Rinaldo Grassi e Vecchie case a Champoluc, opere entrambe riprodotte nella Rivista “Torino” del mese di maggio. Ha luogo a Cuneo, dal 18 luglio al 22 agosto, la Prima Esposizione Provinciale di Belle Arti indetta dalla Camera di Commercio. Invitato, Rava vi presenta i dipinti Nella pineta di Champoluc, Estate in montagna, Mercato in Alba, Cappuccetto rosso.
Nel 1927 in febbraio collabora con alcuni disegni al Numero Unico che l’Associazione della Stampa Subalpina pubblica in occasione del Veglionissimo del Teatro Regio di Torino. In maggio è fra i diciannove artisti partecipanti alla “I Mostra” collettiva indetta a Torino dalla Galleria “Le Arti Belle”, che fa capo all’omonimo periodico d’arte fondato da Apollino Barelli e da Augusto Micheletti. Sono presenti tra gli altri Pietro Anacleto Boccalatte, Teonesto Deabate, Decoroso Bonifanti, Giovanni Rovere, Antonio Zucconi,Giovanni Depretis.
E’ presente anche alla “II Mostra” che la medesima Galleria organizza in settembre. vi figurano questa volta, tra le altre, opere di Giacomo Grosso, Andrea Tavernier, Mario Micheletti, Marco Calderini.
Al Palazzo della Società Promotrice dove da novembre a dicembre si tiene la XXVIII Esposizione della Società degli Amici dell’Arte di Torino partecipa con A Chamonix.
Nel 1928 presenta in maggio alla Esposizione Nazionale di Belle Arti (86ª della Società Promotrice) di Torino Nella Valle d’Ayas e La debuttante.
Alla XXIX Esposizione della Società degli Amici dell’Arte di Torino in corso al Palazzo della Società Promotrice da ottobre a novembre 1928 ha tre opere.
Nel 1929 alla Prima Esposizione Sindacale (87ª della Promotrice) di Torino presenta il dipinto Rustico. Per iniziativa della Sezione torinese del CAI viene organizzata da maggio a giugno al Museo Alpino al Monte dei Cappuccini la “Mostra d’Arte Bozzetti di Montagna” ordinata da Felice Vellan. Rava espone Il Monte Rosa e Mattino in montagna.
Negli anni Trenta, per Rava è l’poca in cui il paesaggio della zona prediletta dell’Albese, delle Langhe, del Roero, quello specialmente caratterizzato dagli insediamenti rurali e dai cascinali, attira particolarmente la sua attenzione e gli fornisce il soggetto per molta parte del suo lavoro.
L’attività espositiva, intanto, registra una minore intensità, limitandosi essa alle mostre della Società Promotrice torinese, sia in dipendenza di una scarsa propensione al proporsi e forse anche in relazione all’andamento non condiviso della situazione politica in atto. Nel 1930 alla Seconda Esposizione Sindacale (88 ª della Promotrice) di Torino propone ancora un Rustico. Nel 1931 un’opera dallo stesso titolo, Rustico, lo rappresenta in maggio alla Terza Esposizione Sindacale (LXXXIX della Promotrice) di Torino.
Nel 1932 dal 17 maggio al 18 giugno alla Galleria Codebò di Torino, in via Po 4, Agostino Mario Comanducci presenta un primo gruppo di opere di artisti piemontesi citati nel “Dizionario dei Pittori Italiani dell’Ottocento e Contemporanei”. Tra i ventidue pittori proposti figura anche Rava.
Nel 1933 il 16 gennaio sposa a Torino Vittoria Stratta, nipote del pittore Carlo Stratta (Torino, 1852 – 1936) l’allievo di Antonio Fontanesi, la quale è più giovane di lui di 23 anni. In maggio alla Quinta Esposizione Sindacale (89ª della Promotrice) di Torino si presenta con Il Castello di Balme e Nudo.
Nel 1934 la Sesta Esposizione Sindacale (92ª della Promotrice) di Torino è inaugurata ancora in maggio ed egli invia Casolari di montagna e Meriggio in montagna.
Alla Esposizione Sindacale torinese del 1935 propone Ragazza con pesci, a quella del 1936 partecipa con Sinfonia di nubi; in quella del 1937 espone Alta Langa.
Nel 1938 si tiene da marzo ad aprile nella Galleria sotterranea di via Roma la XXXVII Esposizione della Società degli Amici dell’Arte di Torino, che è al contempo 1ª Mostra Provinciale del Sindacato della Belle Arti e 3ª Mostra di Ambientazione Moderna. Rava vi presenta Champoluc e Valle di Ayas. Nel 1939 alla Undicesima Esposizione Sindacale (97ª della Promotrice) di Torino inaugurata il 30 maggio invia In Valle d’Aosta e Lavandaie.
Nel 1940 alla Dodicesima Esposizione Sindacale (98ª della Promotrice) di Torino propone Rustico. Alla successiva Esposizione Sindacale del 1941 è presente con Un veterano. Si tratta di un dipinto del 1939 ascrivibile alla serie dei “rustici”. Protagonista della scena, nell’aia assolata di una vecchia cascina, è un frusto e stanco cavallo che altrettanto stancamente, fra galline razzolanti, ricerca in un poco appetitoso mucchio di fieno quanto possa soddisfare il suo ormai svogliato appetito. L’osservazione del pittore non manca di indugiare con simpatia nella descrizione di quel momento e lo avvolge, lo intride di un sentimento di delicata malinconia, che non declina tuttavia verso l’elegiaco ed il nostalgico.
Non si hanno purtroppo notizie sugli avvenimenti che possono aver segnato la sua esistenza in questi ultimi anni, dopo che a causa degli eventi bellici egli ha lasciato Torino. Qui, durante la guerra, le incursioni aeree distruggono lo studio e l’abitazione di Corso Galileo Ferraris 18, determinando la perdita di un gran numero di opere sue e della collezione di dipinti di maestri ottocentisti da lui conservata. Rifugiatosi ad Aglié Canavese con la moglie che vi possiede una casa, colpito da improvviso malore cessa di vivere nel Pensionato Tapparo il 14 giugno del 1944.

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