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SS. Pietro e Paolo, San Giuseppe e Maria

Bra, altare Chiesa S. Andrea

Le quattro imponenti statue realizzate da Davide Calandra s'inseriscono con eleganza nello spazio, decorando il colossale apparato a nicchione, che arricchisce l'altare maggiore della chiesa di S. Andrea di Bra. La maestosa struttura architettonica di gusto barocco, che risponde allo stile dell'edificio, realizzato da Guarino Guarini su progetto di Gian Lorenzo Bernini, è animato dalle sculture: San Giuseppe e la Vergine inseriti nelle nicchie laterali, SS. Pietro e Paolo appoggiati in alto su colonne in alabastro.
San Pietro a sinistra, reca le chiavi del Paradiso, realizzate in metallo color oro, mentre San Paolo ha una lunga spada; entrambi seduti sul capitello delle colonne, hanno il corpo avvolto dalle abbondanti pieghe del panneggio delle vesti ed i loro volti incisivi, sprigionano espressività e caratterialità. Animati da sguardi intensi, Pietro è assorto, porta la mano destra alla barba, mentre Paolo pare ammonire i fedeli, puntando con forza l'indice verso di loro. Si tratta di figure dinamiche, che perdono la funzione di arredo e decoro, per rivendicare la propria autonomia, animando lo spazio circostante.
San Giuseppe e la Vergine sono rappresentati in piedi e a differenze delle vigorose statue superiori, hanno sguardi dimessi, come in preghiera. Maria ha un'espressione dolce, la sua immobilità è scossa dal delicato cadere del velo sugli occhi, che forma un'elegante e sinuosa piega. Di gusto liberty le due figure sono stilizzate, delineate con pochi tratti, mentre i SS. Pietro e Paolo ricordano di più i nudi michelangioleschi, dai corpi ben torniti, scalfiti dai segni incisivi dello scalpello. Anche Calandra adotta, infatti, la tecnica del non finito, non leviga la superficie marmorea, ma svela i segni della sua gestualità nella materia grezza.
Le date della vita di Davide Calandra, nato a Torino nel 1856 e morto nel 1915, abbracciano un arco di tempo che per la scultura coincide a un periodo di crisi. La tradizione va lentamente esaurendosi e gli scultori sentono l'esigenza di rendere più dinamica la loro opera, si avvia così la ricerca di nuovi ritmi. Calandra, proveniente da una famiglia molto colta, il fratello Edoardo era scrittore e poeta e coltivò la passione per la pittura, percepisce questo fermento innovativo ed esprime nelle sue sculture la necessità di aprire le potenzialità dell'opera, non limitandola più a mera decorazione, ma inserendola nello spazio.
Enrico Thovez usa il termine di pittoresco per mettere in rilievo la qualità luminosa della scultura di Calandra, che attraverso l'incidenza della luce conferisce dinamismo ai volumi. Secondo soltanto a Leonardo Bistolfi, Calandra ricoprì importanti ruoli durante la sua carriera e nel 1912 espose il bassorilievo per la nuova aula del Parlamento italiano alla Grande Esposizione di Belle Arti di Amsterdam.

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