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Erbario - Ippocastano

Aesculus Hippocastanum L. - Castagno d'India.

Albero di grandi dimensioni, a corteccia bruna, ruvida, screpolata e chioma tonda e voluminosa. Foglie opposte non stipolate, grandi, lungamente picciuolate, palmato composte, con foglioline sessili, oblungo cuneate, dentate, in numero di 7. Fiori odorosi, ermafroditi, irregolari, raccolti in piccole cime unipare, riuniti alla loro volta in grandi grappoli terminali.
Calice tubuloso, col margine diviso in 5 lobi disuguali, verdi chiari; corolla di 5 petali disuguali, con unghia evidente e lembo ovale, increspato, arrovesciato in fuori, bianco, chiazzato di rosso e di giallo; androceo con 7 stami
inseriti sopra un disco ipogino circolare incompleto, con filamenti liberi ed antere biloculari, introrse, deiscenti per due fessure longitudinali; i tre stami inferiori sono reclinati; gineceo con ovario triloculare, a logge biovulate, sormontato da uno stilo semplice, stimmatifero, ma non rigonfio all'apice. Frutto a capsula, quasi sferico, coriaceo, aculeato, verde, triloculare od anche uniloculare; in ogni loggia stanno 1 od anche 2 semi lisci e lucidi, di colore marrone, cón un'area ilare molto ampia e bianca.
Il castagno d'India è spontaneo nei monti della Penisola Balcanica e nell'Asia Minore e largamente coltivato da noi, lungo i viali e nei parchi. Fiorisce in maggio e giugno.
Contiene alcuni glucosidi, esculina, fluorescente in soluzione, frassina, ad azione spiccatamente astringente, quercitrina, acido esculetannico, una saponina, allantoina, sostanze resinose e pectiche, e viene prescritta in decozione (10-20 gr per 200 di acqua, pro die), in polvere (gr 2 in ostia, ripetuti), in alcolaturo (gocce XX prima dei pasti) come regolatrice dell'attività intestinale, contro la congestione degli organi addominali e particolarmente del circolo portale, contro la congestione della prostata, il varicocele e le emorragie uterine; è poi specificatamente impiegata per uso esterno in impacchi caldi contro il reumatismo leggero, in frizioni dell'estratto molle o della soluzione glicerica secco contro le tumefazioni del reumastismo articolare grave ed i geloni (Inverni), in pomata (alcolaturo gr 20, lanolina gr 60) per la cura delle emorroidi e delle varici venose in genere. Infine è stata preconizzata contro i catarri delle vie aeree e contro il paludismo; ma la giustificazione sperimentale e clinica di queste azioni sembra mancare. Le foglie sono particolarmente ricche in frassina e suggerite dagli empirici per la somministrazione, in infuso, contro la pertosse; i semi contengono molto amido (17-18:100, secondo Kosch anche il 30.40: 1001), ma non possono essere utilizzati direttamente per l'alimentazione umana, quantunque alcuni animali, mucche, montoni e maiali, li mangino avidamente, in quanto contengono un altro glucoside speciale (ardirescina), amarissimo e che non può essere eliminato se non mediante ripetute lavature: vi si trovano inoltre tracce di esculina, una saponina, grasso (5:100) e, nel tegumento, sostanze tanniche ed un enzima caratteristico (esculinasi). Colle foglie e coi frutti franti si preparano poi decozioni, che sono state trovate utili per bagni parziali ed impacchi (anche cataplasmi della farina dei frutti) contro varie forme di dermatiti, anche di natura tubercolare e contro le tumefazioni reumatiche e gottose.
Nella Somalia meridionale viene usato come tenifugo il frutto secco, decorticato e pestato di Allophilus rubifolius (Hochst) Engl. pianta appartenente a questa stessa famiglia: la polvere si mescola colla farina (Richard).

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