Monumento ai Caduti di Santa Vittoria d'Alba
Santa Vittoria d'Alba
Nella piazza principale di Santa Vittoria d'Alba, città natale dello scultore Gioachino Chiesa, si trova il monumento ai caduti, opera del 1966. A differenza delle sculture commemorative che Chiesa realizzerà successivamente, questo gruppo scultoreo presenta ancora tracce di una certa retorica, che verrà magistralmente superata dallo scultore nel corso della sua carriera; egli, infatti, opera una ricerca plastica che muove dal figurativo, per poi passare a forme astratte, che si risolvono in soluzioni stilistico formali di grande inventiva.
Il non facile tema del monumento celebrativo, che commemora i soldati caduti in guerra e che lo scultore sperimenterà in più occasioni nel corso della sua attività, viene svolto attraverso la rappresentazione di due alpini, testimoni degli orrori che la guerra comporta. Le due figure collocate su una montagnola di pietre di luserna, che simboleggia la catena montuosa delle Alpi, illustrano un tragico episodio di guerra, la morte di un alpino, il cui corpo ormai inerte è sorretto dalle braccia del compagno. Questo in piedi, al centro del basamento, sostiene con la gamba destra piegata e portata in avanti l'amico e il suo viso dallo sguardo accigliato e severo non riesce a trattenere il sentimento di dolore e di rabbia per l'accaduto. Nonostante l'impronta figurativa dei due soldati, Chiesa sa infondere alle statue una forte e viva partecipazione e un'intima umanità, che subito vengono colte da chi osserva l'opera. Di grande efficacia comunicativa la scelta di non rappresentare gli eroismi di guerra, ma piuttosto la sofferenza, la brutalità che accomuna tutti i conflitti bellici e che deve ammonire a non dimenticare chi è morto tragicamente per la salvezza comune. Le due figure vive degli alpini, si rivolgono pertanto allo spettatore, invitandolo a riflettere sulla loro condizione di uomini, ancor prima che di soldati, le cui giovani vite sono state spezzate da una serie di eventi tragici che per noi, uomini contemporanei, restano di difficile comprensione.
A fianco del gruppo scultoreo, sulla sinistra, Chiesa ha completato il monumento inserendo tre lapidi recanti i nomi dei soldati morti in guerra, intercalate da cinque croci nere stilizzate e di diversa altezza. L'installazione architettonica si colloca su tre scalini ed è cinta da una catena che la separa dallo spazio della piazza, ad evocare un piccolo cimitero dei caduti.
Nato a Santa Vittoria d'Alba (Cn) nel 1937, Chiesa inizialmente autodidatta si dedica alla scultura, che poi perfeziona nello studio dello scultore Masoero e in seguito all'Accademia di Belle Arti di Carrara. Nel corso della sua carriera riceve numerose commissioni per monumenti pubblici e per opere private e dagli anni Sessanta parteciperà anche a mostre internazionali, riscuotendo i favori della critica. In lui si coniugano la creatività e la sapiente artigianalità, qualità che costituiscono la sua maestria, permettendogli di scolpire opere in modo sensibilmente preciso e partecipe.
Bibliografia
Gioacchino Chiesa, dal sito internet www.uffizi.it.
Primo Levi, L'essenzialità della forma.