PARTIGIANI
Nell’ottobre del 1922, con la marcia su Roma, il fascismo sale al potere: Vittorio Emanuele III re d’Italia chiede a Mussolini di formare un nuovo governo sotto la sua guida. Il clima dittatoriale si respira sin da subito e la violenza è il mezzo di controllo utilizzato. Negli stessi giorni il Comune di Alba viene occupato dalle milizie fasciste ma il consiglio, liberamente detto resiste in carica. Da quel momento i consiglieri antifascisti saranno vittime di aggressioni e intimidazioni, lo stesso sindaco Vico riporterà lesioni gravi da un pestaggio. L’aggravarsi della situazione raggiunge il culmine nel 1924 con l’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti e la svolta autoritaria mussoliniana del 1925 si concretizza anche sulle amministrazioni locali: all’alba, in una riunione segreta a casa del sindaco Vico, i consiglieri scelgono di dimettere loro mandato. È dittatura.
Con l’entrata in guerra a fianco della Germania nazista, la campagna di Russia quella di Grecia o quella d’Africa, si dimostra tutta l’inadeguatezza dell’Italia fascista che è capace di mandare i suoi figli al fronte ma non di nutrirli e riportarli a casa. Il 25 luglio 1943 il re chiede le dimissioni di Mussolini che viene arrestato, la caduta del fascismo è un breve sospiro di sollievo.
L’8 settembre, con le truppe naziste distribuite sul territorio nazionale, il generale Badoglio ha già firmato l’armistizio con gli anglo americani sbarcati sud Italia; la notizia della resa arriva con un annuncio radio, senza disposizioni preventive per le truppe. È il caos.
Mussolini viene liberato e nasce la Repubblica sociale di Salò (RSI) sotto l’egida della Germania nazista che ne assicura la sopravvivenza e il controllo territoriale nel Nord Italia. Vengono richiamati alle armi i giovani, sbandati dal dissolvimento dell’esercito, per diventare dei repubblichini. Sono obbligati a presentarsi anche le leve più giovani, c’è bisogno di braccia da mandare sulla linea gotica contro gli anglo americani, i nuovi alleati. La pena per chi non si presentava era la morte.
L’Italia è spaccata in due, civilmente e geograficamente: molti decidono di non presentarsi ai richiami alle armi, sebbene il rischio sia alto; quei ragazzi nati e cresciuti sotto la dittatura scelgono di dire no al fascismo per diventare ribelli.
Inizia la Resistenza italiana al nazifascismo.