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GALIMBERTI Duccio Tancredi

1906 - 1944 Avvocato, Partigiano combattente, Medaglia d’Oro al V.M.

Tancredi Duccio Galimberti nacque a Cuneo il 30 aprile 1906 dal senatore Tancredi Galimberti e da Alice Schanzer. Il padre, deputato e ministro, inizialmente amico e collaboratore di Giovanni Giolitti, aveva manifestato simpatie verso gli Agiari e nel 1903 fu escluso dal governo e nell’autunno del 1913, candidatosi con una propria lista, non venne rieletto al parlamento.
Si laurea a Torino in Giurisprudenza nel giugno del 1926 e dopo il servizio militare si dedica alla professione.
Formatosi alle idee Mazziniane, avverso al regime fascista, aderisce al Partito d‘Azione, entrando nella Resistenza nelle formazioni di Giustizia e Libertà. Arrestato a Torino il 28 novembre 1944 per una serie di coincidenze sfortunate, riconosciuto alla questura di Torino come il ricercato Duccio Galimberti, fu trasferito a Cuneo nella sera del 2 dicembre subendo un duro interrogatorio. Ripartito sotto scorta da Cuneo per Torino verso le 7 venne fucilato lungo la strada, a meno di 10 chilometri da Cuneo, in una località disabitata della frazione Tetti Croci di Centallo.
Di carattere indipendente e virile, legato da profonda convinzione per tradizione di famiglia alle idealità mazziniane, fu l’anima della Resistenza nelle valli del Cuneese contro i nazifascisti.
Richiamato alle armi nel settembre 1939 per istruzione, fu congedato due mesi dopo con i galloni di serg. Fu tra i primi animosi a promuovere in Cuneo il movimento clandestino di resistenza. L’armistizio dell’8 settembre 1943 significò per lui l’inizio della lotta attiva. Costituì con alcuni compagni nelle montagne intorno a Valdieri il primo nucleo di combattenti dal quale dovevano nascere le formazioni partigiane cuneesi «Giustizia e Libertà».
Col nome di battaglia «Duccio» fu comandante della prima banda «Italia Libera» con la qualifica di ten. e dal 5 aprile 1944 fu a capo del «Comando Militare Regionale Piemontese» con la qualifica di ten. col.
Fu decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
«Instancabile nella cospirazione, fu tra i primi a impugnare le armi per difendere dal tradimento e dalla tirannia la libertà e il suolo della Patria. Con perizia pari all’entusiasmo, intorno a sé raccolse tra i monti del cuneese un primo nucleo di combattenti, dal quale dovevano sorgere valorose divisioni partigiane. Alla testa di queste divisioni cadeva una volta ferito ma non abbandonava il posto di combattimento e di comando prima di aver assicurato le sorti dei suoi reparti. Non ancora guarito assumeva il comando di formazioni partigiane piemontesi, prodigandosi incurante di ogni rischio. Arrestato, fieramente riaffermava la sua fede nella vittoria del popolo italiano contro la nefanda oppressione tedesca e fascista. Poiché le atroci torture cui fu sottoposto non riuscirono a piegarlo, i suoi carnefici vilmente lo abbatterono. Altissimo esempio di virtù militari, politiche e civili».

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