SAN PIO V (Antonio Ghislieri)
1504 - 1572 Domenicano, priore del convento di S. Domenico ad Alba, pontefice della battaglia di Lepanto
Antonio Ghislieri nacque da genitori poveri a Bosco, presso Alessandria, il 17 gennaio 1504. Trascorse l’infanzia lavorando come pastore fino a quando, a quattordici anni, entrò nei domenicani, assumendo il nome religioso di Michele. Fu ordinato sacerdote nel 1528 e trascorse i sedici anni seguenti insegnando filosofia e teologia all’università di Pavia.
Fu nei conventi di Voghera e Vigevano, priore del convento dei Domenicani di Alba dal 1545 al 1548, poi all’università di Bologna e quindi a Roma ove venne nominato commissario generale dell’Inquisizione romana nel 1551 da papa Giulio III su consiglio del cardinale Carafa. Quando Carafa divenne papa (Paolo IV) nominò Michele vescovo di Nepi e Sutri nel 1556, cardinale l’anno seguente e inquisitore generale nel 1558.
Fu coinvolto in alcuni tristi casi di inquisizione aperti dal papa troppo zelante, di cui il più grave fu l’accusa di eresia rivolta all’innocentissimo cardinale Morone.
Il papa successivo lo nominò vescovo di Mondovì, ma Michele perse il suo favore quando si oppose ad alcune politiche papali, specialmente al nepotismo indulgente del pontefice.
Divenne noto come rigido riformatore della Chiesa, per la quale fu un esempio vivente: il suo stile di vita ascetico e la povertà praticata tanto assiduamente lo misero in evidenza tra i colleghi del collegio dei cardinali.
Non fu quindi inatteso il sostegno dato dal partito riformatore, guidato da S. Carlo Borromeo alla sua elezione al conclave successivo, tenutosi nel 1566, in seguito a cui divenne papa, col nome di Pio V. Da papa il suo grande interesse fu la salvezza delle anime. Tutte le sue energie erano spese per questa missione e il valore di ogni azione e di ogni istituzione era valutato in base alle necessità della salvezza.
Il suo programma riformatore corrispondeva a quello che si ritrova nei decreti del Concilio di Trento, terminato nel 1563.
Sovrintese alla completa riorganizzazione di sei dipartimenti della Curia finalizzato a un maggiore rendimento e all’eliminazione di ogni possibilità di corruzione. Infine intraprese la riforma degli ordini religiosi in linea con i decreti del Concilio: insistette sulla clausura stretta e la recita corale dell’Ufficio divino. Impose un’età minima per l’ammissione e la professione e proibì ai religiosi il passaggio da un ordine a un altro con il pretesto di cercare una maggiore perfezione.
Nel corso del XVI secolo i turchi ottomani avevano esteso il proprio controllo sul Mediterraneo, assediando Malta nel 1564 e conquistando Tunisi nel 1570. Nello stesso anno presero anche parte di Cipro e le loro incursioni lungo le coste dell’Italia aumentarono di numero e pericolosità. Pio V considerò proprio dovere il riunire i principi cattolici europei in una crociata contro l’islam.
Il 7 ottobre le forze cristiane guidate da don Giovanni d’Austria conseguirono una grande vittoria navale a Lepanto. Pio V attribuì la vittoria all’intercessione della Madonna, ottenuta con la recita del rosario, e la considerò come l’inizio di una crociata destinata al successo.
La vittoria rese Pio V molto famoso in tutta l’Europa cattolica e fu celebrato in poesie e omelie come il nuovo Giosuè che aveva salvato il popolo eletto.
Pio V morì l’1 maggio 1572 pronunciando le parole: «Signore, aumenta le mie sofferenze ma anche la mia pazienza». Le sue spoglie furono trasferite nel 1588 in un grandioso altare in S. Maria Maggiore, nonostante egli desiderasse essere sepolto nella chiesa dei domenicani del suo paese natale, per la quale aveva disegnato una tomba piuttosto grande. Fu beatificato nel 1672 e canonizzato nel 1712. La sua festa si celebrava un tempo il 5 maggio ora si celebra il 30 aprile.
Bibliografia
Piero Bargellini, Mille santi del giorno, Vallecchi 1978;
Alban Butler, I santi secondo il calendario, volume XVI, pagg. 717-723, Bergamo 2006.