Vetrate artistiche
Alba, Tempio di San Paolo
A spezzare l'imponente rigore delle pareti interne del Tempio di San Paolo, prive di un ciclo pittorico, ma appena animate da rilievi marmorei: lesene, capitelli corinzi e riquadri di gusto barocco, c'è la corona di ventidue finestre, che fanno capolino sopra il cornicione. Costituiscono l'arredo più prezioso della basilica, la loro luce policroma contribuisce ad arricchire la maestosità dell'intera architettura, rispondendo appieno al gusto barocco piemontese della chiesa. Il loro ruolo, tuttavia, non è puramente decorativo, ma nell'intento di Don Alberione le vetrate avevano una precisa funzione educativa: Le finestre saranno come una continua storia, predicazione ed incitamento ai Chierici a percorrere sull'esempio del loro celeste protettore, la via cui Dio li chiama.
Realizzate dai Fratelli Linnich di Osnabruck, le invetriate eseguite con colori vetrificati a fuoco, sono montate su strutture barocche in ferro battuto, disegnate dallo stesso ing. B. Gallo. Si presentano suddivise in varie forme: quattro sono a conchiglia e narrano la Conversione di Saulo; l'Apostolo che scrive la lettera ai Romani; la sua incoronazione in cielo e il martirio. Quattro sono ad ellissi-ovali (nelle vele della cupola) e vedono raffigurati gli Evangelisti con i rispettivi simboli. Dodici sono di forma rettangolare (corrono lungo il perimetro interno) e rappresentano i dodici Apostoli; altre due a uovo di conchiglia (aperte sopra il braccio di entrata della chiesa) illustrano due discepoli di Paolo: San Timoteo quando viene ordinato sacerdote da Paolo e San Tito nel momento in cui muore.
Realizzate con grande maestria, le vetrate risaltano per vivo senso dei colori, per plasticità delle forme, morbidezza dei panneggi e per gli intensi e realistici ritratti. Dai volti dei personaggi emergono i sentimenti, le emozioni e gli stati d'animo, non si tratta, dunque, di immagini stilizzate, ma le singole persone esprimono coscienza del proprio agire.
Incorniciati in classiche e ricche strutture architettoniche, i Santi, o i vari episodi narrati, emergono per vivo senso naturalistico, per precisa descrizione dei dettagli, cui non sfuggono neppure i personaggi minori, posti in secondo piano. Ogni singola vetrata è creata con cura, precisione e grande abilità tecnico/artistica. Sono dei minuti capolavori pittorici, in cui la presenza umana ricorda le figure michelangiolesche, dai corpi ben torniti e dai visi scossi da forti emozioni.
Rimosse durante i bombardamenti del secondo Conflitto Mondiale, quando le vetrate vennero rimontate, quella raffigurante La lettera ai Romani, che Don Alberione voleva fosse posta sopra l'abside Perché formasse gli scrittori votati all'apostolo della Stampa, fu in realtà inserita nel rosone della facciata e al suo posto venne collocata La Gloria di San Paolo. Questo ciclo di vetrate soddisfa, tuttavia, la volontà del committente, il cui intento era di ispirare i paolini, raccolti in preghiera, all'esempio del loro protettore San Paolo.
Bibliografia
L. Rolfo, Don Alberione. Appunti per una biografia, Edizioni San Paolo, Milano, 1974.
Il Tempio di San Paolo in Alba, Edizioni paoline, 1988.
G. Barbero, Giacomo Alberione, un uomo un'idea, Roma, 1988.