Il partigiano Johnny
Il partigiano Johnny è una grande opera incompiuta, ispirata alla Resistenza, pubblicata postuma nel 1968, a cura di Lorenzo Mondo.
Del romanzo sono apparse, successivamente, altre due edizioni: la prima, nel 1978, curata da Maria Antonietta Grignani, la seconda, da Dante Isella, nel 1992.
Il protagonista è Johnny, studente di Alba, che, dopo l’8 settembre 1943, ritorna a casa, si nasconde per qualche tempo in collina, e matura in sé la decisione di aderire alla lotta partigiana: “Partì verso le somme colline, la terra ancestrale che l’avrebbe aiutato nel suo immoto possibile, nel vortice del vento nero, sentendo com’è grande un uomo quando è nella sua normale dimensione umana”[1].
Anche in quest’opera di Fenoglio sono evidenti gli spunti autobiografici, ma l’intuizione poetica dell’Autore supera l’esperienza storica e personale della Resistenza; la lotta partigiana assume la connotazione di una scelta esistenziale assoluta: “Johnny si sentiva come può sentirsi un prete cattolico in borghese od un militare in borghese: le armi razionalmente celate sotto il vestito, il segno era sempre su di lui: partigiano in aeternum”[2].
Lo scenario “romantico” delle Langhe è un mondo “ideale”, dove la natura è partecipe dei sentimenti umani: all’attesa ed alla speranza si alternano la paura, la pietà ed il dolore, in un paesaggio spesso amico e dolce come le basse colline, ma a volte anche ostile, per la violenza della pioggia e del vento, o per la nebbia impenetrabile.
Johnny, dopo aver combattuto con i partigiani comunisti, raggiunge le formazioni badogliane, dove incontra il tenente Pierre, amico stimato e “compagno di guerra”.
In seguito alla conquista ed alla perdita di Alba, i partigiani presidiano le colline fino al momento del massiccio rastrellamento tedesco, che li costringe alla fuga.
Dopo un lungo periodo di solitudine, in un paesaggio ormai gelido, la neve sembra portare con sé nuove immagini di vita.
Johnny incontra i partigiani superstiti e partecipa ad un’ultima azione di guerra, che si conclude tragicamente. Il romanzo, incompiuto, termina con l’annuncio della pace.
Il partigiano Johnny è un’opera che coinvolge il lettore in una sperimentazione linguistica difficile, ma suggestiva: gli anglismi, i termini arcaici, l’italiano non più dialettale, ma ricco di invenzioni lessicali, e l’inglese a volte arbitrario, rivelano un rapporto vivo e dialettico con la lingua, libero da schemi precostituiti.