GUERRIERI di MIRAFIORI Alberto Emanuele
1851 - 1894 Pioniere della vitivinicoltura - fondatore delle cantine di Fontanafredda
Emanuele Alberto Guerrieri di Mirafiori nasce a Moncalieri il 4 ottobre 1851, secondogenito di Teresa Luisa Rosa Maria Vercellana e di Vittorio Emanuele II; all'anagrafe viene denunciato come figlio di ignoti e gli viene attribuito il cognome di Guerrieri come già era stato fatto per la sorella Vittoria, nata a Castelceriolo, il 1° dicembre 1848.
La madre Teresa Luisa Rosa Maria, chiamata poi Rosina, Vercellana, era figlia di Giovanni Battista e di Francesca Griglio ed era nata a Nizza Marittima (secondo Roberto Gervaso) o a Moncalvo (secondo Anita Piovano), l'11 giugno 1833. Nel 1847, quattordicenne, incontra a Racconigi Vittorio Emanuele, ventisettenne, figlio del re Carlo Alberto; nell'autunno del 1851 Vittorio Emanuele, diventato re d'Italia nel 1849, acquista a Moncalieri una villa per Rosina ed i due figli Vittoria ed Emanuele Alberto, successivamente, nell'aprile del 1852, acquisterà sempre per Rosina ed i figli, la Cassina nuova, una tenuta alle porte di Torino in località Mirafiori. Il 20 gennaio 1855 muore di parto Maria Adelaide, moglie di Vittorio Emanuele II e Rosina ed i suoi figli diventano la famiglia privata, ufficiosa, di Vittorio Emanuele; nel 1857 Vittorio Emanuele acquista dai Marchesi Caron il palazzo-castello di Sommariva Perno; nel luglio del 1858 Vittorio Emanuele acquista due tenute a Mirafiori ed a Fontanafredda per i figli di Rosina ed a fine anno scoppia il "Caso Rosina", un affare di Stato. Nel febbraio-marzo del 1859 si diffondono le voci di un matrimonio del Re con Rosina e l'11 aprile dello stesso anno, con decreto reale, Rosa Vercellana viene innalzata alla dignità di contessa di Mirafiori e di Fontanafredda.
Dopo la seconda guerra d'indipendenza, alla fine del 1859, inizia la convivenza definitiva fra Vittorio Emanuele e Rosina e da quel momento la contessa di Mirafiori seguirà il Re in ogni spostamento. Nel 1866 nella terza guerra di indipendenza, anche Emanuele Alberto Guerrieri partecipa alle operazioni militari assieme al padre Vittorio Emanuele. Il 14 aprile 1868 Vittoria Guerrieri sposa il quarantenne colonnello di cavalleria, marchese Giacomo Filippo Spinola, primo aiutante di campo del Re; il 7 novembre 1869 alle cascine Vecchie di San Rossore, re Vittorio Emanuele sposa Rosina di Mirafiori con rito religioso. Il 10 novembre 1872 Emanuele Alberto Guerrieri di Mirafiori sposa Bianca Enrichetta, figlia del conte de Larderel; nel maggio del 1874 Rosina acquista villa Mirafiori dall'avvocato Giovanni Battista Malatesta. Secondo alcuni storici Vittorio Emanuele sposa il 7 novembre 1877 Rosina col rito civile, ma già in un telegramma del 14 aprile del 1877 la contessa di Mirafiori viene indicata come moglie morganatica del Re d'Italia.
Il 9 gennaio 1878, muore al Quirinale Vittorio Emanuele II re d'Italia, Rosina si trova malata alla Mandria; nel marzo del 1879 Rosina riconosce legalmente come propri figli Vittoria ed Emanuele Alberto Guerrieri trasmettendo al figlio il titolo di conte di Mirafiori e Fontanafredda che nello stesso anno diventa proprietario del castello di Sommariva Perno; Rosina Vercellana contessa di Mirafiori muore a Pisa nel palazzo Spinola il 27 dicembre 1885; nel 1878 Emanuele Alberto aveva fondato l'azienda vinicola di Fontanafredda e morirà a Sommariva Perno a quarantatre anni, il 24 dicembre 1894; la sorella Vittoria morirà a Roma il 29 dicembre 1905.
Dal matrimonio di Alberto Guerrieri Mirafiori con Bianca de Larderel nasce Gastone Guerrieri di Mirafiori, che morirà nell'agosto del 1943.
L'opera di Emanuele Alberto di Mirafiori fu fondamentale e determinante per trasformare la tenuta di Fontanafredda acquistata dal re Vittorio Emanuele in una azienda agricola modello con una cantina che applicava alla trasformazione del vino tutte le tecniche più moderne ed avanzate dell'epoca; enologo egli stesso si era fatta una grandissima esperienza nel settore viaggiando molto in Europa e visitando numerose regioni vitivinicole per aggiornarsi sul piano professionale ed era abbonato a molti giornali esteri specializzati nel settore per poter essere sempre all'avanguardia nella coltivazione delle vigne e nella conduzione della cantina. Può essere considerato a ragione uno dei primi pionieri della vitivinicoltura albese proseguendo quelle che erano state le intuizioni della Giulietta Colbert Falletti a Barolo e di Cavour a Grinzane. Organizzò per primo una colossale rete di promozioni e di vendita dei suoi vini, ma seppe anche seguire con particolare attenzione le esigenze dei suoi numerosi dipendenti agricoli che lavoravano nelle sue aziende di Serralunga e di Barolo, era infatti Presidente della società operaia agricola di Fontanafredda, una delle prime società di mutuo soccorso in campo rurale della provincia, fondata nel 1893. Ricoprì anche ruoli pubblici come la presidenza di un'associazione di ex combattenti e del Veloce Club albese, un'associazione di appassionati di bicicletta. La morte del conte Emanuele di Mirafiori ebbe forte eco su tutti i giornali, a parte la stampa italiana, la notizia della sua morte trovò spazio su giornali spagnoli, belgi, tedeschi ed anche Le Figaro gli dedicò un trafiletto. Il re d'Italia Umberto I, suo fratellastro, inviò un telegramma di circostanza «...per lui ebbi sempre sincero affetto...»; i due infatti non avevano mai fraternizzato ed i rapporti fra di loro erano stati molto freddi. Dei due figli di Emanuele, il primogenito Vittorio morì a soli 22 anni, il 27 gennaio del 1896 a Nervi, per i postumi di una caduta da cavallo, per cui il titolo ed i possedimenti passarono al secondogenito Gastone che aveva sposato nel 1900 Margherita Boasso e dall'unione era nata una figlia, Vittoria, moglie nel 1926 del marchese Melchiorre Gromis di Trana. Il titolo di conte di Mirafiori, trasmissibile solo per via maschile, si sarebbe dunque estinto con la morte di Gastone, se un decreto reale del 1940 non lo avesse riconosciuto al secondogenito della coppia, Gastone.
Bibliografia
A. Piovano, La contessa di Mirafiori, Torino 1985;
R. Gervaso,La bella Rosina, Milano 1993;
L. Tablino, Cento anni tra vigneti e cantine, Storia di Fontanafredda, articoli pubblicati su Gazzetta d'Alba e raccolti in volume dalla sezione enoculturale del Cral di Fontanafredda, giugno 1998 e marzo 1999.