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BRESSANO Giuseppe

1896 - 1954 Pioniere della viticoltura

Il 1931 è un brutto anno per la Società Mirafiore Vini Italiani: l’ondata fillosserica, la crisi vinicola e altri intoppi di natura finanziaria l’hanno messa in ginocchio. L’azienda agricola di Fontanafredda e lo stabilimento enologico ed oleario di Greve in Chianti vengono messi all’asta e aggiudicati al Monte dei Paschi di Siena. Chiuso lo stabilimento di Greve, l’Istituto Bancario, che già possedeva altri fondi agricoli, punta al recupero di Fontanafredda, dopo aver superato non poche perplessità che lo avevano spinto quasi alla vendita.
L’ancor giovane enotecnico Giuseppe Bressano viene messo a dirigere la tenuta e trasferito quindi ad Alba da Greve, dove lavorava per la Società Mirafiore. Fu coadiuvato nei primi tempi dal professor Giorgio Garavini della facoltà di Agraria dell’Università di Pisa, direttore dell’Ufficio Beni Rustici della banca. Insieme decisero i tempi ed i modi di una razionale ricostruzione viticola dei colli di Fontanafredda. In campagna, a seguire meticolosamente i lavori di preparazione dei fondi e il reimpianto, c’era assiduamente il Cav. Bressano. La coltivazione della terra gli piaceva, ce l’aveva nel sangue, quarto figlio di Giovanni Bressano, fattore dell’avvocato Pagliuzzi di Alba.
Giuseppe era nato l’8 maggio 1896, a quindici anni dalla terzogenita e ciò fu la sua fortuna, perché i fratelli già grandi e indipendenti poterono contribuire a pagargli gli studi in quanto il padre, da solo, non ce la faceva.
Si diplomò enotecnico nel 1914. Nel 1919 si impiega presso la Società Mirafiore, sorta proprio in quell’anno per la trasformazione della Casa E. di Mirafiore: qui incontra Vittoria e la sposa prima di partire per Greve, sempre in quell’anno. In Toscana, nel 1928, gli nasce Giovanni, poi ritorna ad Alba nel 1931.
In quei primi anni Trenta s’incominciava a prendere coscienza delle potenzialità vitivinicole delle nostre zone, nasceva negli uomini del vino la voglia di rinnovamento e del salto di qualità: tutti questi fermenti sfociarono, tra l’altro, nella costituzione del Consorzio del Barolo e del Barbaresco nel 1934, di cui il cav. Bressano fu presidente negli anni 1949-51.
Intanto a Fontanafredda si studiava il terreno, il clima, l’esposizione dei coltivi: in seguito a queste osservazioni rigorose, si dispose la collocazione dei vigneti a seconda del vitigno.
C’è ancora chi ricorda il Cav. Bressano con la canna in mano, in mezzo alle zolle, a controllare la profondità dello scasso, che non doveva essere inferiore al metro, mentre i contadini raccoglievano i ceppi e le radici delle precedenti viti fillosserate e il trattore a trazione funicolare sbuffava trascinando il pesante aratro. Sorsero bei filari a giro poggio, quasi un grande giardino: infatti, se ci si disponeva davanti alle capezzagne che risalivano il colle, si ammirava quasi un vialetto lungo il quale, a zig-zag, al termine di ogni filare, si ergevano alberi da frutto e cespugli di lamponi e ribes alternativamente. I pali di sostegno erano tutti in cemento.
Tre famiglie di mezzadri lavoravano quei vigneti per un’estensione di circa 80 ettari, mentre altri terreni venivano lasciati a grano e a foraggio. Furono anche costruite stalle per l’allevamento dei vitelli: si trattava di un’azienda agraria a pieno titolo.
Poi fu la volta del rinnovamento delle cantine, che risalivano al 1878, anno di nascita della tenuta di Fontanafredda ad opera del conte Emanuele di Mirafiori.
Ormai l’azienda era in piena attività, ottimi i livelli tecnici e produttivi raggiunti: bisognava potenziare la commercializzazione, anche se erano frequenti i rapporti con la Francia, Stati Uniti e Svizzera. La produzione di vino, con l’acquisto di partite d’uve all’esterno, poteva aumentare, se si aprivano nuovi mercati. A questa svolta lavorava il cav. Bressano quando sopraggiunse l’incidente d’auto a Bandito di Bra, mentre si recava a Torino ad incontrarsi appunto con rappresentanti di commercio. Era il 28 ottobre 1954. Morirà due giorni dopo a 58 anni. (Alla moglie accorsa al capezzale, disse: “Ritorna a Fontanafredda a fare le paghe, mi assiste mia sorella Maddalena. Il personale ha lavorato sodo in questi giorni di vendemmia e non dobbiamo farlo aspettare solo perché a me è successo questo incidente”, quando ancora nulla faceva presagire la repentina fine avvenuta due giorni dopo).
(Giuseppe Bressano soleva ripetere che molto doveva alla moglie Vittoria perché lo seguiva dappertutto, l’aiutava nell’ufficio, era una buona sposa e una buona compagna). Fu un uomo molto stimato, che lasciò un buon ricordo di sé e anche un uomo fortunato perché alle sue indiscutibili capacità intellettive e pratiche si associarono i capitali di una banca.
Fu Accademico Corrispondente della Vite e del Vino, socio ONAV, fondatore nel 1952 e allora primo presidente dell’Unione ex allievi della Scuola Enologica di Alba.

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