VICO Giovanni
1868 - 1945 Medico, Scrittore, Sindaco di Alba
Nacque a Mallare (Savona) il 3 ottobre 1868 e si laureò in medicina presso l'Università di Genova il 27 luglio 1893, esercitando per oltre un cinquantennio la professione con alta competenza e umanità, acquistando fama e stima quale professionista con alta dedizione.
Coltivò gli studi di medicina pubblicando numerosi articoli su diverse riviste sanitarie, acquisendo ulteriore professionalità e fu molto richiesto per consulti e pareri tecnici.
Per circa dieci anni fu medico condotto in diversi comuni dell'Alta Langa, lasciando nella popolazione un ottimo ricordo per la sua competenza, umanità e applicazione.
Nel 1903 si trasferì ad Alba e, poco dopo, venne nominato primario di medicina nell'Ospedale civico San Lazzaro, ove svolse la sua professione con grande impegno.
Con particolare passione si dedicò anche a studi storici, collaborando a riviste e giornali cittadini, in modo particolare nel periodo fascista, quando fu costretto a lasciare l'attività politica.
Ci ha lasciato, oltre a numerosi articoli, due volumi: "La storia di Mallare" e "La piazza del Duomo di Alba" che costituisce ancora oggi la più organica storia della città di Alba scritta, non tanto per gli studiosi, quanto per i cittadini, facendo conoscere le vicende della nostra città ad un pubblico vastissimo.
Il dottor Giovanni Vico viene soprattutto ricordato per il suo impegno giovanile nell'Azione Cattolica e, successivamente, in campo politico.
Giunto ad Alba, fu tra i fondatori della sezione albese della Democrazia Cristiana di Murri e fu eletto, nel 1904, per la parte cattolica, nel consiglio comunale di Alba. La sua presenza in consiglio comunale fu osteggiata dalla classe liberal è borghese che contro la sua elezione propose numerosi ricorsi per invalidarne l'elezione, quale primario dell'Ospedale civico San Lazzaro.
Nel 1919, fu con Teodoro Bubbio, tra i promotori del Partito Popolare Italiano ad Alba e, nelle elezioni amministrative del 1920, fu eletto nel consiglio comunale e sindaco della città. Durante il suo mandato diede particolare impulso ai servizi municipali, ai mercati, a fiere ed esposizioni, ai servizi sociali ed ai lavori pubblici.
Il 2 novembre 1922, squadre fasciste provenienti dal basso Piemonte occuparono il palazzo comunale chiedendo le dimissioni del sindaco e del consiglio comunale; il dottor Vico, coadiuvato in particolar modo dai consiglieri Teodoro Bubbio, Riccardo Roberto e Urbano Prunotto, convocò il consiglio comunale nella sua abitazione privata e propose ai consiglieri tutti un ordine del giorno indirizzato al Prefetto di ferma protesta per la violenza subita, manifestando la determinata intenzione di non dimettersi. Documento approvato all'unanimità e, successivamente, quando il palazzo comunale fu sgomberato, inserito nella raccolta ufficiale delle deliberazioni consiliari.
L'amministrazione comunale restò quindi in carica sino alla scadenza naturale del 5 novembre 1925.
Con l'avvento del fascismo fu costretto a lasciare la politica attiva e continuò a svolgere la sua professione e ad interessarsi di studi storici.
Per il suo pensiero politico e per i suoi interventi fu anche vittima di un'aggressione fascista, da cui ebbe tristi conseguenze per la propria salute, raccogliendo solidarietà e stima da moltissimi cittadini.
Morì ad Alba il 10 luglio 1945 ed ebbe ancora modo di vedere la città liberata e l'insediamento del CLN, presieduto da Teodoro Bubbio, in giunta amministrativa.
Il suo impegno politico fu continuato dal figlio Tommaso che, dopo aver fatto parte della consulta comunale, fu eletto consigliere comunale per la Democrazia Cristiana dal 1946 al 1951.