3 Ottobre 2009
Muore ad Alba Raoul Molinari.
«Raoul Molinari ha dato molto al nostro territorio e non poteva essere dimenticato. Chi l’ha conosciuto lo ricorda come personaggio singolare, poliedrico ed esuberante, sempre all’attacco, con il piacere forte del vivere. Colto, comunicatore d’istinto, abile nel linguaggio, acuto osservatore, con la sua fantasia sapeva costruire eventi per altri impossibili. Chi poteva pensare di far diventare un cane bastardo, un «taboj», così importante da meritare un monumento? Chi poteva immaginare con ironia gli scapoli di Langa, che non trovavano donne da sposare, reinventando la figura del «bacialé», sensale di matrimoni?
Raoul era un uomo che correva avanti nel tempo, e corse per l’intera vita, scollinando per la sua Langa, presente ovunque, incitando gente e istituzioni. Luigi Sugliano, scrittore e giornalista , di lui disse: «È stato uno dei grandi padri delle colline. È stato la Langa. Quella più bella, quella più vera, senza troppi lustrini, trucchi, passerelle, luci distorte. Alla Langa ha restituito l’anima, la fantasia, la dolcezza, la malinconia e l’allegria sfrenata, la voglia di combattere».
Era nato il 10 giugno 1935, a Mango. Dal 1950 frequentò il liceo classico di Alba e si formò alla scuola del filosofo Chiodi, ma seguì anche Fenoglio, Pavese, e soprattutto si innamorò della poesia di Oreste Gallina, cantore della vita contadina langhese.
Nel 1957, a 22 anni, fu eletto presidente della Pro loco di Mango e vi restò fino al 1965. Fu giornalista pungente e originale e scrisse liberamente per tante testate. Nel 1964 fondò il periodico «La bilancia», che diresse fino al 1977. Nel 1979, con Toselli, fondò Telecupole.
Diresse Alba Manifestazioni dal 1971 al 1980, con Giacomo Oddero organizzò la Fiera dei vini di Pasqua diventata poi Vinum, e la Fiera di San Martino. Tornò a Mango nel 1985 come presidente dell’Enoteca regionale Colline del moscato, incarico che conservò per 17 anni.
È impossibile ricordare tutto. Poco prima della fine, consapevole del suo male, si incontrò ancora con gli amici per mettere in cantiere l’opera omnia del manghese Oreste Gallina: un lavoro che si dovrebbe portare a termine, per far rivivere la memoria di un grande poeta della nostra terra.»
Ricordo di Antonio Buccolo.