Piazza Risorgimento
DATA DI INTITOLAZIONE
28 settembre 1945, ratificata il 19 aprile 1951
UBICAZIONE
Alba, nel centro storico, piazza antistante la Cattedrale ed il Palazzo comunale
È l’antica Platea medievale e Forum romano da cui si dipartivano le strade pubbliche: via principale, via al Tanaro, via al San Domenico, via al Vescovado, via al convento di San Francesco, dominata dall’alta torre Negri demolita nel 1866.
Risorgimento è il nome dato al processo storico che portò alla formazione dello Stato unitario italiano, al processo che fece cioè della penisola un organismo politico unito e indipendente a base nazionale e che si concluse con l’occupazione di Roma da parte delle truppe italiane (20 settembre 1870).
Accanto a un aspetto politico-territoriale (che comportò la fine dei vecchi Stati a vantaggio della monarchia dei Savoia, con Vittorio Emanuele II primo re d’Italia), ebbe un aspetto economico-sociale. Mentre ancora alla fine del Settecento, infatti, la forza economicamente e socialmente dominante era rappresentata dall’aristocrazia fondiaria, alleata con la Chiesa, e i ristretti gruppi di borghesia di tipo moderno che avevano preso a consolidarsi nel corso del XVIII secolo erano ancora deboli e subordinati, a unità realizzata la funzione dirigente appariva ormai prerogativa principalmente dei ceti borghesi.
Tra i ceti borghesi vittoriosi e la nobiltà terriera si realizzò un compromesso, che non alterò nei suoi tratti sostanziali l’arretrata struttura socio-economica delle campagne, lasciando pressoché invariato il peso dei residui feudali e della rendita fondiaria che gravavano sulle popolazioni contadine. Uno dei problemi più discussi è stato quello delle origini del Risorgimento nel senso cronologico. Mentre infatti nel periodo immediatamente successivo all’unità si considerò come termine iniziale del Risorgimento il 1815 (data del congresso di Vienna e dell’inizio della Restaurazione), il successivo sviluppo degli studi sulle riforme settecentesche dei principi illuminati e sull’illuminismo italiano ingenerò la tendenza non solo a considerare l’età settecentesca come la premessa del processo risorgimentale, ma anche ad affermare l’origine assolutamente autonoma del movimento nazionale italiano.
Una corrente interpretativa sottolineava (soprattutto con P. Gobetti) il carattere ristretto del Risorgimento, visto come opera di una minoranza priva di veri ideali, illiberale, antidemocratica e incline al compromesso con i costituiti e la Chiesa. A questa visione del Risorgimento come “rivoluzione fallita” e matrice del fascismo reagirono A. Omodeo, che rivendicò il valore morale delle idee liberali della classe dirigente risorgimentale, e B. Croce, che nella sua Storia d’Italia dal 1871 al 1915 (1928) tracciò un quadro positivo dell’Italia liberale del Risorgimento e della sua erede, l’Italia unitaria, fino al 1915.
Guerra si Indipendenza italiana è il nome dato alle tre guerre combattute contro l’Austria rispettivamente nel 1848-1849 dal regno di Sardegna (appoggiato, limitatamente al 1848, da alcuni contingenti di altri Stati italiani), nel 1859 dal regno di Sardegna, alleato dell’Impero francese, e nel 1866 dal regno d’Italia, alleato del regno di Prussia.