Piazza Trento Trieste
DATA DI INTITOLAZIONE
1 ottobre 1953
UBICAZIONE
Alba, piazza antistante la stazione ferroviaria in fregio a corso Fratelli Bandiera
Trento, città del Trentino-Alto Adige , capoluogo di provincia e di regione, a 194 m d’alt. alla confluenza del Fersina nell’Adige; 152,4 km². Centro universitario. Istituto statale d’arte. Sede degli organi regionali. Sede arcivescovile. La città sorge in una conca del fondovalle dell’Adige, dominata dalla mole della Paganella e cinta da una cerchia di alte, imponenti montagne a ovest e a SO (tra le quali spicca il massiccio del Bondone, sporgente sulla valle con la rossa parete di Sardagna) e a est da ridenti, popolose colline. Il centro storico, chiuso entro un grande meandro dell’Adige, ora tagliato, è costruito attorno alla piazza del Duomo; ma la città si è notevolmente estesa a sud (quartiere degli istituti scolastici, seminario maggiore) e nella parte orientale, con la zona residenziale presso l’ospedale, sulle pendici collinari (Calisio, Marzoli, Chegul) e alle spalle del castello del Buonconsiglio. Dopo il boom degli anni Sessanta, quando la città è passata dai 75.000 abitanti del censimento 1961 ai 92.000 abitanti del censimento 1971, il ritmo d’incremento demografico del capoluogo è progressivamente rallentato (solo 7.000 unità in più fra i censimenti del 1971 e del 1981, solo 4.000 unità fra quelli del 1981 e del 1991) manifestando una tendenza ad assestarsi intorno alla quota ormai consolidata di poco più di 100.000 abitanti (104.946 abitanti al censimento 2001).
È l’antica Tridentum o Tridente, fondata, secondo Giustino, dai Celti calati in Italia, o dai Reti, secondo Plinio e Strabone. Conquistata dai Romani nel 222 a.C., ricevette nell’89 la cittadinanza latina e nel 49 quella romana. Durante il medioevo fu centro di ducato longobardo, marchesato e contea franca e assunsero grane importanza i suoi vescovi (la cui presenza storicamente certa data dal IV secolo) ai quali gli imperatori riconobbero privilegi temporali e poi la dignità di principi dell’Impero. Dal 1027 fu eretta a capoluogo dell’omonimo principato ecclesiastico.
Nel 1363 Trento e il suo principato passarono sotto la tutela della casa d’Austria. Nonostante qualche ribellione (1407), quando la repubblica di Venezia occupò la Val Lagarina mirando a Trento (1416) il principe-vescovo si appellò all’imperatore Sigismondo; nel quadro della lotta tra Venezia e gli Absburgo la città fu nuovamente minacciata nel 1487, ma le milizie veneziane guidate da Roberto Sanseverino furono sconfitte a Calliano (1487). Con la caduta della confinante repubblica di Venezia, l’entrata dei Francesi in val d’Adige (1796) e la fusione del territorio di Trento col Tirolo ebbe fine il principato (1803), tra il 1805 e il 1809 fece parte della Baviera e tra il 1809 e il 1814 del Regno Italico. Ritornata all’Impero absburgico dopo la Restaurazione, segretamente tramò per ribellarsi al dominio austriaco (marzo 1848). Durante la terza guerra di Indipendenza (1866) e soprattutto durante la prima guerra mondiale manifestò la sua italianità mantenendo viva la fiamma dell’irredentismo (sacrificio di Cesare Battisti). Reparti di cavalleria della 1ª armata vi entrarono nel pomeriggio del 3 novembre 1918. Con la formazione della regione autonoma del Trentino-Alto Adige, dopo la seconda guerra mondiale, Trento divenne centro di una delle due province in cui è suddivisa la regione.
Trieste, città del Friuli-Venezia Giulia, capoluogo di provincia e di regione, sul golfo di Trieste; 82,4 km². Sede vescovile. Università.
La città e la più importante e la più popolosa di tutta la regione. Costruita in parte in pianura, lungo le rive del golfo omonimo, e in parte sulle estreme pendici collinari del Carso triestino, è dominata dalla collina di San Giusto, coronata dallo storico castello.
Caratteristica delle condizioni climatiche di Trieste è la bora, l’impetuoso, freddo vento locale che talora investe da E-NE la città, con gelide, fortissime raffiche. Sul colle di San Giusto è la città vecchia, con la zona storica e le strette, tortuose, viuzze; ai suoi piedi la città moderna. Centro cittadino è la storica piazza dell’Unità, prospiciente il bacino San Giusto, una delle più vaste e belle piazze d’Italia; a NE si trova il quartiere degli affari, con il palazzo della Borsa.
È l’antica Tergeste, colonia romana fondata nel II secolo a.C. sul sito di un preesistente castelliere. Attaccata nel 52 a.C. dagli Istri, contro i quali fu inviata una legione da Cesare, fu più tardi fortificata da Ottaviano (33-32 a.C.) e collegata con Pola tramite la Via Flavia, costruita da Vespasiano. Caduto l’Impero romano d’Occidente, la città fu in potere di Odoacre, poi degli Ostrogoti, quindi dei Bizantini, insieme con tutta l’Istria (539-568). A questi ultimi fu disputata dai Longobardi fino al 787 allorché fu conquistata dai Franchi.
Nel 1369 la città, in lotta contro la Serenissima, fu assediata per terra e per mare e conquistata. Dieci anni dopo, durante la guerra di Ghioggia, Trieste tentò a più riprese di liberarsi dal dominio veneziano e con la pace di Torino (1381) vide finalmente riconosciuta la propria libertà. Ma Venezia continuava a costituire una minaccia e perciò Trieste nel 1382 si pose sotto la protezione dei duchi d’Austria, subendo poi più volte le conseguenze delle guerre tra la Serenissima e l’Impero. Soltanto dal XVIII secolo, procedendo a grandi passi la decadenza veneziana, cominciò per la città adriatica un nuovo periodo di prosperità. Nel 1719 l’imperatore Carlo VI dichiarò Trieste (unitamente a Fiume) porto franco e stabilì che tutte le mercanzie dirette nella Stiria e nella Carinzia dovessero fare capo al suo porto.
Conquistata dai Francesi nel 1797, ceduta all’Austria nello stesso anno col trattato di Campoformio, riconquistata dalle truppe di Massena nel 1805 e quindi riconsegnata all’Austria col trattato di Presburgo (1805), nel 1809 tornò stabilmente ai Francesi che la incorporarono alle Province Illiriche privandole dal porto franco e di tutte le altre prerogative. Gli Austriaci, rientrati nel 1813, la eressero a capoluogo amministrativo, poi la unirono al circondario di Gorizia e quindi ne fecero il capoluogo del Küstenland (distretto del Litorale).
Dal 1866 fu centro dell’irredentismo italiano, accentuatosi dopo il sacrificio di Guglielmo Oberdan (1882). La città, finalmente unita all’Italia al termine del primo conflitto mondiale (3 novembre 1918, ingresso dei bersaglieri sbarcati da unità italiane al comando del generale Petitti di Roreto), fu presidiata dalla armate hitleriane subito dopo l’8 settembre 1943 e insieme col resto della Venezia Giulia e parte del Friuli formò la “zona d’operazione del litorale adriatico” (Adriatisches Küstenland), sottratta all’autorità della RSI. Occupata dalle forze comuniste iugoslave il 1° maggio 1945, Trieste fu raggiunta il giorno seguente dai Neozelandesi del generale Freyberg. Dopo il deciso intervento dei governi di Londra e Washington, in seguito alle gravi violenze contro gli italiani compiute dai partigiani di Tito, questi ultimi furono costretti a sgomberare la città a partire dal 12 giugno. Trieste tornò all’Italia nel 1954 dopo una lunga controversia internazionale.
Trieste (questione di), controversia internazionale che, sull’assetto politico del cosiddetto Territorio libero di Trieste (noto comunemente con l’abbreviazione TLT), divise le grandi potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale dalla firma del trattato di pace con l’Italia (10 febbraio 1947) al memorandum di Londra (5 ottobre 1954). Gli antecedenti militari e politici di tale controversia furono: 1. l’occupazione di tutta la penisola istriana, compresa Trieste (1° maggio 1945), da parte delle truppe iugoslave di Tito; 2. i tentativi iugoslavi di imprimere all’occupazione militare un carattere di stabilità con atti amministrativi, favorevoli alle minoranze slave; 3. la provvisoria suddivisione del territorio (20 giugno 1945, in esecuzione di accordi conclusi a Belgrado il 9 giugno precedente) secondo un tracciato detto linea Morgan (dal nome del generale inglese promotore di tale compromesso) che poneva Trieste e tutta la zona costiera occidentale dell’Istria sotto l’amministrazione militare alleata, mentre la restante regione istriana rimaneva sotto il regime d’occupazione iugoslavo; 4. le intense trattative diplomatiche che dall’estate 1945 prepararono la decisione poi accolta nel trattato di pace del 10 febbraio 1947, e cioè assegnazione alla Iugoslavia di tutta la parte sud orientale dell’Istria (il che determinò l’esodo verso l’Italia di oltre 250.000 profughi) e costituzione della rimanente parte nordoccidentale (da Cittanova a nord fino a Duino) in una nuova entità statale, denominata Territorio libero di Trieste (TLT), riconosciuta dalle potenze alleate e dall’Italia, e la cui integrità sarebbe stata assicurata dal consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; 5. la suddivisione temporanea del TLT in una zona A (da Duino a Trieste compresa) sotto amministrazione militare anglo-americana e in una zona B (da Capodistria all’incirca fino a Cittanova) sotto amministrazione iugoslava, in attesa dell’entrata in vigore di uno statuto permanente. Contro queste disposizioni del trattato di pace si manifestò subito nella regione e a Trieste in particolare un forte movimento di opposizione, in quanto la costituzione del TLT avrebbe comunque significato distacco dalla madrepatria di numerosi centri di antica italianità. Nei primi mesi del 1948 la situazione sembrò tuttavia evolvere in favore dell’Italia poiché, di fronte all’accrescersi della potenza comunista nell’Europa Orientale, i governi degli Stati Uniti, di Gran Bretagna e Francia si trovarono nella necessità di fornire all’Italia una tangibile prova di amicizia. Il tal modo il 20 marzo 1948 le tre potenze occidentali proposero ufficialmente all’URSS l’assegnazione all’Italia di tutto il TLT (cosiddetta “dichiarazione tripartita”); ma il governo di Mosca rifiutò. Le speranze italiane subirono poi un colpo ancor più duro quando, in conseguenza delle rottura fra Tito e Cominform (giugno 1948), le potenze occidentali avviarono una politica di avvicinamento verso la Iugoslavia. La fase di relativa calma si interruppe nel marzo 1952 allorché la polizia alleata disperse manifestazioni d’italianità a Trieste provocando in tal modo vasto risentimento in tutta Italia. Gli Alleati cominciarono allora a orientarsi verso un graduale sganciamento e un’equa soluzione del problema da conseguirsi tramite un avvicinamento fra Italia e Iugoslavia. Fra l’agosto e il settembre del 1953 le notizie di una imminente annessione, da parte di Tito, di tutta la zona B indussero l’allora presidente del consiglio italiano Giuseppe Pella a inviare truppe ai confini orientali allo scopo di bilanciare l’eventuale mossa avversaria con l’immediata occupazione della zona A. L’intervento mediatore delle potenze occidentali evitò che si giungesse a conseguenze così gravi e poco più tardi dichiararono esplicitamente di voler affidare all’Italia l’amministrazione civile e militare della zona A. Qualche mese dopo (4-6 novembre 1953) si ebbero a Trieste sanguinosi disordini originati dalle violente proteste iugoslave avanzate contro la decisione alleata. Nel febbraio successivo Stati Uniti e Gran Bretagna iniziarono a Londra negoziati segreti con la Iugoslavia e poi (giugno 1954) anche con l’Italia. Si arrivò così al memorandum d’intesa o patto di Londra (5 ottobre 1954) in base al quale, previe alcune modifiche di confine, Stati Uniti, Gran Bretagna e Iugoslavia ponevano termine al governo militare nelle zone A e B del TLT che venivano assegnate in amministrazione rispettivamente all’Italia e alla Iugoslavia.
Avvenuto il passaggio dei poteri fra l’amministrazione alleata e quella italiana (26 ottobre), il 4 novembre 1954 il presidente della repubblica italiana Luigi Einaudi si recò in visita a Trieste che in tale occasione fu decorata della Medaglia d’Oro.
Da allora la situazione giuridica rimase immutata fino al 1975 allorché (10 novembre) l’Italia e l’ex Iugoslavia, con il trattato di Osimo, si attribuirono definitivamente la sovranità sui territori prima amministrati.