Via Carso
DATA DI INTITOLAZIONE
25 giugno 1930
UBICAZIONE
Alba, da via Santa Margherita a via Rio Misureto
Il Carso è la parte della zona alpina orientale comprendente il Carso vero e proprio, il Carso istriano e l’Alto Carso con il Carso carniolino. Il Carso proprio a sua volta comprende: a) il Carso monfalconese, che si estende a nord di Monfalcone; b) il Carso triestino, separato dal precedente dal Vallone goriziano, valle scavata da un antico affluente del Vipacco, ora secco. La maggior altezza è raggiunta dal monte Concusso (667 m). Il Carso triestino, che in inverno e in primavera è spazzato dalla bora, ha molte grotte: la cavità più profonda è l’abisso di Trebiciano (-329 m), mentre la più grande è la Grotta Gigante (la cui volta è alta 136 m); c) il Carso della Ciceria, che costituisce la parte nordorientale della penisola istriana, è caratterizzato da numerose creste di oltre 1.000 m di alt. (Monte Maggiore, 1.396 m). In parte è coperto da boschi di querce e in parte, nella Ciceria vera e propria, è arido, con pochi pascoli; d) il Carso di Castua, altopiano ben coltivato che dai 700 m scende verso il Quarnaro.
Il Carso proprio fu dominio di Venezia dal medioevo fino al XVI secolo, poi passò a far parte dell’Impero e solo nel periodo napoleonico rientrò nei confini del Regno Italico.
Alla vigilia della prima guerra mondiale apparteneva all’Austria-Ungheria e nel corso del conflitto con l’Italia fu teatro di sanguinosi combattimenti.
Difesa naturale di prim’ordine, che sbarrava la via per Trieste, fu oggetto della costante offensiva italiana fino alla ritirata di Caporetto, nell’autunno 1917. Nel concetto strategico dei due comandi supremi il Carso era solo l’estremità meridionale della più vasta fronte dell’Isonzo e tale rimase durante i ventinove mesi in cui vi si combatté: le asprissime lotte ivi svoltesi sono perciò parte delle dodici battaglie dell’Isonzo, da cui si distinsero solo per la speciale situazione tattica derivata dal terreno brullo, privo d’acqua scarsamente abitato, soggetto a difficili condizioni ambientali e climatiche. Avversari contrapposti furono la 3ª armata italiana del duca d’Aosta e la 5ª armata austro-ungarica del generale Boroevič. Nelle prime due battaglie dell’Isonzo (giugno-luglio 1915) gli Italiani raggiunsero il ciglio dell’altopiano di Doberdò; nella terza e quarta (ottobre-novembre 1915) vennero conquistate le trincee delle Frasche e dei Razzi, tra il San Michele e i Sei Busi, ma solo la sesta battaglia dell’Isonzo, che si concluse con la presa di Gorizia (agosto 1916), ebbe decisiva importanza, aprendo sulla fronte carsica una vasta breccia: con la decima battaglia dell’Isonzo (maggio-giugno 1917) fu invece conquistato il Lisert avanzando fino alle pendici dell’Hermada, e progredendo anche nelle zone di Jamiano e dell’Hudi Log. Vigorosi contrattacchi austriaci ristabilirono in parte la situazione, con un altissimo tributo di sangue da ambo le parti: di pari asprezza e accanimento fu anche l’undicesima battaglia (agosto 1917), soprattutto nel settore dell’Hermada. La lotta cessò soltanto nell’ottobre, con la ritirata della 3ª armata italiana.