Via Roma
DATA DI INTITOLAZIONE
9 settembre 1895
UBICAZIONE
Alba, centro storico, da piazza Savona a corso Fratelli Bandiera
Occupata il 20 settembre 1870 (Breccia di Porta Pia) dalle truppe del Regno d’Italia, ne divenne la capitale.
È il nome del maggiore Stato dell’antichità classica che, sviluppatosi dalla città di Roma, si estese progressivamente all’Italia e quindi all’intero bacino del Mediterraneo.
Delle molte leggende sorte sull’origine di Roma, quella elaborata sulla base di motivi latini, etruschi e greci nel clima di grandezza dell’età augustea e tramandata da Livio, da Dionigi di Alicarnasso e da Virgilio è passata nella tradizione corrente come la più adatta a mettere in rilievo, con la sua mescolanza di umano e di divino, già negli inizi della città gli elementi portentosi della sua storia. Secondo tale versione, dopo la caduta di Troia, in Asia Minore, un gruppo di superstiti, sotto la guida di Enea, superando le peripezie di una lunga navigazione, sbarcò sulle spiagge del Lazio. Quivi, accolto benevolmente dal re del paese, latino, l’eroe troiano ne sposò la figlia Lavinia, dopo avere ucciso in battaglia Turno, re dei Rutuli, cui la fanciulla era stata precedentemente promessa, e in onore della moglie fondò la città di Lavinio. Alla sua morte lasciò erede il figlio Ascanio, chiamato anche Iulo, che a sua volta fondò un’altra capitale, Alba Longa. L’ultimo dei suoi numerosi successori (circa una dozzina), di nome Amulio, usurpò il trono spettante al fratello maggiore Numitore e ne costrinse la figlia Rea Silvia a farsi vestale. Ma questa, segretamente amata dal dio Marte, generò Romolo e Remo, i quali, gettati dallo zio nel Tevere in una culla che venne dalla corrente spinta a riva presso un fico selvatico alle falde del Palatino, furono allattati da una lupa e poi raccolti e allevati dal pastore Faustolo e dalla moglie Acca Larenzia.
Divenuti adulti, i due gemelli restituirono al nonno Numitore il trono e decisero di fondare una città laddove si erano miracolosamente salvati. Per darle il nome e, quindi, regnarvi ricorsero ai segni augurali degli dei protettori del luogo, che fecero apparire prima sei avvoltoi a Remo, che stava sull’Aventino, poi dodici a Romolo, in attesa sul Palatino. La contesa se valesse più la precedenza della comparsa degli avvoltoi o il loro numero, o piuttosto il salto compiuto per scherno da Remo oltre il solco tracciato da Romolo con un aratro tirato da una vacca e da un bue bianchi per segnare la cerchia delle mura, causò il fratricidio. Romolo uccise Remo e da solo fondò Roma, il 21 aprile, festa della dea Pale, dell’anno 753 a.C., in base ai calcoli di Varrone, dell’814 o del 751 o del 748 o del 729, secondo altri. Sempre secondo la tradizione leggendaria, Romolo provvide all’aumento della popolazione con la concessione del diritto di asilo ai fuggiaschi dai paesi vicini e con il rapimento delle donne dei Sabini, contro i quali dovette perciò sostenere una difficile guerra; sentendosi quindi minacciato dall’occupazione della Rocca Capitolina per il tradimento di Tarpea, Romolo fece pace con il Sabini, li ammise alla cittadinanza e associò al potere il loro re Tito Tazio. Combatté, quindi, vittoriosamente contro Fidenati e Veienti e diede alle gentes della città-Stato una costituzione politico-militare che suddivideva le tribù dei Tizi, dei Ramni e dei Luceri in dieci curie ciascuna e istituiva un senato di 100 membri. Scomparve misteriosamente durante una violenta tempesta mentre passava in rassegna l’esercito: lo si disse asceso al cielo e, pertanto, fu venerato con il nome di Quirino, ma non mancò il sospetto che fosse stato ucciso dai senatori.
Bibliografia
M. Viglino Davico-G. Parusso, Giorgio Busca architetto e la città di Alba nell'Ottocento, Alba, 1989.