Adorazione dei pastori
El Paso, Museum of Art, Collezione Kress
AUTORE
Macrino d'Alba - Gian Giacomo de Alladio
SOGGETTO
La Vergine con Bambino, San Giuseppe e Pastore davanti
DATAZIONE
1502 (?)
UBICAZIONE ATTUALE
El Paso, Museum of Art, Collezione Kress
PROVENIENZA
Firenze, Collezione Contini Bonacossi
TECNICA
Tempera su tavola
Questa tavola compare molto tardi nella letteratura artistica su Macrino, infatti le fonti del Settecento e dell'Ottocento non ne parlano e fa la sua apparizione solo nel 1952 in una mostra dedicata all'arte italiana nella collezione Kress, cui era giunta dalla raccolta Contini Bonacossi dove la vide lo storico dell'arte Roberto Longhi che si pronunciò per un'attribuzione a Macrino. Il dipinto ha subito due restauri, il primo nel 1965 e il secondo di pulitura nel 1983, in quest'occasione si è constatato che la tavola è stata rifinita sui lati verticali; attraverso il confronto con vecchie fotografie si è verificato che già prima di tali date l'opera subì degli interventi di pulitura che causarono la perdita di alcuni dettagli cromatici.
Troviamo qui l'iconografia del quem genuit adoravit, poi ripetuta nel dipinto della Galleria Sabauda del 1505 e nel dipinto del 1508 conservato in San Giovanni ad Alba, quest'iconografia si addice meglio al tema dell'Adorazione dei pastori che non alla Sacra Conversazione, dunque si può ipotizzare che sia stata elaborata inizialmente per questo dipinto; tale possibilità è supportata anche dal dato stilistico che apparenta il dipinto della collezione Kress alle opere dallo stile ufficiale degli anni 1499 e 1501. Proprio sulla scia di tali osservazioni, lo storico dell'arte Villata suggerisce di riconoscere in questo dipinto la Natività eseguita nel 1502 per la Certosa di Pavia, per la quale Macrino ricevette 225 lire.
La commissione a Macrino nel 1496 per la Certosa di Pavia vide molto probabilmente la mediazione di un Martino de Alladio, presunto parente dell'artista, e del confratello Ugo Cacherano priore di Pavia nel 1488 e morto nel 1500. Nella seconda commissione potrebbe essere intervenuto un altro piemontese presente nel capitolo, cioè Ugo Cacherano, nipote dell'omonimo priore di Pavia. La famiglia Cacherano per tradizione era fedele agli Sforza ed infatti ebbe un ruolo secondario ad Asti durante il dominio francese; in questa direzione andrebbe letta la commissione al Macrino, legato alla corte di Casale alleata degli Sforza e attivo per la Certosa di Pavia nel momento della supervisione di Ludovico il Moro.
Troviamo nel paesaggio elementi dell'antichità romana, risolti però nella breve citazione della colonna che appare dalla finestra vuota di un edificio in rovina; l'interesse principale del Macrino pare concentrarsi nel tentativo di restituire sentimento e circolazione di affetti e realtà ai suoi personaggi dopo l'astrattezza dello stile aulico delle opere del 1499 e 1501, con le quali però condivide una scelta cromatica vitrea e smaltata.
Bibliografia
E.Villata, Macrino d'Alba, Editrice Artistica Piemontese, Savigliano, 2000.
G. Romano, (a cura di), Macrino d'Alba, protagonista del Rinascimento piemontese, catalogo della mostra promossa dalla Fondazione Ferrero (Alba, 20 ottobre-9 dicembre 2001), Editrice Artistica Piemontese, Savigliano, 2001.