Caverna dell'antimateria
Prato, Museo Pecci.
AUTORE
Gallizio Pinot
SOGGETTO
Installazione ambientale
DATAZIONE
1958/1959
UBICAZIONE ATTUALE
Prato, Museo Pecci.
PROVENIENZA
Collezione privata per acquisto
TECNICA
tecnica mista (colore ad olio, resine plastiche, solventi, pigmenti, fili di ferro) su sette tele
La grande installazione ambientale viene realizzata da Gallizio nel 1958 appositamente per la Galleria d'arte René Drouin di Parigi, infatti ne rispecchia la planimetria e le dimensioni. L'artista riveste l'intero spazio di lunghi rotoli di tela dipinta e si serve di due tendaggi per schermare la porta d'ingresso e la scala, in modo da creare una vera e propria scatola, o se vogliamo una caverna pronta ad accogliere lo spettatore. La tecnica che adotta, affianca all'uso del colore ad olio diversi materiali: per il soffitto le resine soffiate e polvere di graffite ad umido; per i pavimenti tela di lino preparata con vinavil e aniline a nitro. Per stendere il colore su superfici tanto vaste, l'artista prepara sacchetti di pigmenti e petardi che, una volta fatti esplodere, spargono casualmente il colore sulla tela. L'adozione di questi espedienti tecnici ci fa capire quanto interessasse a Gallizio l'esplorazione della materia e quanto ritenesse importante l'intervento del caso, che collabora alla creazione dell'opera, affiancando l'artista. Si dice, infatti, che Pinot abbia realizzato l'opera sul tetto di un autorimessa, dov'è rimasta per mesi all'usura degli agenti atmosferici e delle acque dei temporali, che hanno alterato l'originale cromia dei pigmenti. Con questa prima grande opera ambientale, Gallizio supera definitivamente la bidimensionalità del quadro o dei rotoli di pittura, per fare esplodere l'arte nel contesto fisico della galleria. Lo spazio viene assorbito dalla pittura, che, nel suo dilagare nell'ambiente, muta anche il concetto espositivo, non più tele incorniciate appese alle pareti, ma pareti di colore. Gallizio anticipa la stagione dell'arte ambientale, che si affermerà a partire dagli anni Sessanta, con proposte artistiche che irromperanno nello spazio, scardinando le regole tradizionali della pittura per coinvolgere direttamente lo spettatore. La Caverna è un luogo praticabile, percorribile dall'uomo, che in essa si trova catapultato in una realtà ancestrale, la caverna appunto dell'era primitiva, ricoperta dai disegni dei suoi abitanti. Quella di Gallizio è una pittura esplosiva, organica, che s'impossessa con vigore e dinamismo del suo supporto, una materia che rivendica la propria libertà espressiva. Si tratta di un'arte che agisce, diventa azione in grado di generare diversi stati d'animo, gioia, stupore, paura, senso di oppressione. L'artista, ancora una volta, è alchimista, mago, creatore di emozioni e di impulsi primordiali, la sua volontà di coinvolgere totalmente il pubblico nello scenario magico viene soddisfatta dall'uso di un aroma resinoso, che trasporterà lo spettatore/attore indietro nel tempo, in un ambiente fantastico. Vero e proprio coinvolgimento sensoriale, l'opera d'arte non è più concepita per essere ammirata, ma per venire sperimentata attivamente, vissuta in prima persona. In questo spazio ancestrale, giocoso, che non prevede un'architettura fissa, ma fatto di tele smontabili e riadattabili, come antiche capanne, l'uomo può regredire ad uno stadio primigenio, per riscoprire l'autenticità della propria dimensione atavica.
Bibliografia
Pinot Gallizio. Catalogo generale delle opere 1953-1964, a cura di M. T. Roberto, Mazzotta, Mi., 2001.
M. Corgnati, Pinot Gallizio, Edizioni Essegi, Ravenna, 1992.
M. Corgnati, L'uomo di Alba, in Pinot Gallizio, Edizioni F.lli Pozzo, To., 1960.
Pinot Gallizio nell'Europa dei Dissimmetrici, a cura di F. Poli, M. Corgnati, Mazzotta, Mi., 1992.
Pinot Gallizio. Immoralità del perimetro, a cura di M. Vescovo, Mazzotta, Mi., 1994.
Arte in Italia 1945-1960, a cura di L. Caramel, Vita e Pensiero, Mi., 1994.
M. Calvesi, presentazione catalogo XXXII Biennale di Venezia, Venezia, 1964.