La Notte etrusca
Alba, Teatro Sociale G. Busca
AUTORE
Gallizio Pinot
SOGGETTO
Pittura su tela
DATAZIONE
1962
UBICAZIONE ATTUALE
Alba, Teatro Sociale G. Busca
PROVENIENZA
Galleria Martano, Torino
TECNICA
tecnica mista (tempere, pigmenti, vinavil) su tela
La grande tela fa parte del terzo ciclo pittorico di Gallizio: Le notti di cristallo, tre opere di notevoli dimensioni, che, come annuncia il titolo, indagano il mondo fantastico, rievocando la dimensione arcaica dell'uomo; sono, infatti, di cristallo perché ancora incontaminate dalla presunzione culturale della civiltà. Tuttavia le tele non fanno parte di un racconto, che si snoda fra l'una e l'altra, ma ogni opera è compiuta in sé.
Torna ancora una volta nell'esplorazione di Gallizio, la ricerca del passato remoto e primigenio dell'umanità, costante della sua produzione, durata solo dieci anni, quasi aspirasse al ritorno alla dimensione mitica e atavica dell'uomo. Viene meno il pretesto della narrazione, ciò che interessa ora all'artista è evocare nello spettatore l'incanto di un mondo perduto, ancestrale e che può appartenere soltanto al nostro inconscio. La pittura si fa dunque più eterea, pare quasi disfarsi negli spruzzi con cui il colore viene steso direttamente sulla tela. La tecnica che egli adotta per la stesura del fondo è il dripping, inventata dall'artista americano Pollock, che consiste nel fare sgocciolare il colore dall'alto, con il pennello. In questo modo, i pigmenti si disperdono con eleganza sul supporto pittorico, come polvere leggera trasportata dal vento. Cosparge la superficie della tela, il pulviscolo bianco, formato dalle gocce di colore, che lasciano trapelare le tracce di tempera sottostanti: gli azzurri, i rosa e gli ocra, evocativi dell'antica pittura etrusca. Si è trasportati in una dimensione onirica, fiabesca e nebulosa e lo sguardo si perde nello sfavillare del colore sgranato. Dalla pittura emerge un mondo lontano, visionario e alchemico, reso con grande raffinatezza stilistica e con uso poetico delle tonalità cromatiche, che paiono fluttuare leggere sulla tela. Scrive Carla Lonzi in una lettera indirizzata a Pinot del 1962: E' come se l'aria diventasse pittura, un'aria geologica, per così dire.
L'opera non è delimitata dalla cornice, che ne segnerebbe un confine fisico, ma è libera di dialogare con lo spazio, sono ancora visibili i tagli delle forbici ricavati dal grande rotolo di tela; Gallizio non rinuncia dunque alla pittura, ma supera la nozione di quadro, per allargare le potenzialità espressive dell'arte. Essa non deve essere un oggetto da guardare, fisso nel tempo, ma un elemento dinamico, in grado di coinvolgere e animare la realtà che la circonda.
Ne Il manifesto della pittura industriale Gallizio scrive: Gli uomini moderni cercheranno di abbandonare la loro grande paura, accumulata nell'idiozia del progresso [...] a contatto delle cose umili, che la natura nella sua saggezza ha conservato come controllo all'immensa superbia del cervello umano.
Bibliografia
Pinot Gallizio. Catalogo generale delle opere 1953-1964, a cura di M. T. Roberto, Mazzotta, Mi., 2001.
M. Corgnati, Pinot Gallizio, Edizioni Essegi, Ravenna, 1992.
M. Corgnati, L'uomo di Alba, in Pinot Gallizio, Edizioni F.lli Pozzo, To., 1960.
Pinot Gallizio nell'Europa dei Dissimmetrici, a cura di F. Poli, M. Corgnati, Mazzotta, Mi., 1992.
Pinot Gallizio. Immoralità del perimetro, a cura di M. Vescovo, Mazzotta, Mi., 1994.
Arte in Italia 1945-1960, a cura di L. Caramel, Vita e Pensiero, Mi., 1994.
M. Calvesi, presentazione catalogo XXXII Biennale di Venezia, Venezia, 1964.
P. Gallizio, Il Manifesto della pittura industriale, Eredi Brancusi, 1994.