Madonna con Bambino
Francoforte sul Meno, Städelsches Kunstinstitut
AUTORE
Macrino d'Alba - Gian Giacomo de Alladio
SOGGETTO
Madonna con Bambino nello scomparto centrale, Gioacchino e l'angelo, scomparto sinistro, L'incontro di Gioacchino e Anna, scomparto destro
DATAZIONE
1493-1494
UBICAZIONE ATTUALE
Francoforte sul Meno, Städelsches Kunstinstitut
PROVENIENZA
Acquisto dell'antiquario Filippo Benucci nel 1831
TECNICA
Tempera su tavola
Quest'opera è ciò che rimane di un polittico a sei scomparti, tre superiori e tre inferiori, e sei tavole più piccole di predella; i tre scomparti in esame sono centinati e facevano parte del registro inferiore. La descrizione del polittico si trova nelle fonti del Settecento che tendono a non ritenere autografe le tavole della predella, di cui non viene riferito il soggetto. L'opera così strutturata si poteva ammirare nella chiesa di San Francesco in Alba fino al 1802 quando, in seguito alla soppressione del convento dei francescani, con tutta probabilità il polittico fu prelevato e venduto, dopo essere stato ridotto allo stato attuale, nel 1831 dall'antiquario romano Filippo Benucci all'Istituto Städel di Francoforte sul Meno.
Al centro la Madonna seduta in trono, ha lo sguardo rivolto verso un libro che tiene con la mano sinistra, mentre con l'altra mano sostiene il Bambino, rappresentato in piedi sul grembo materno nell'atto di benedire; la scritta dell'aureola di Maria riproduce il saluto dell'Angelo durante l'Annunciazione (Ave Maria Grazia Plena Dominus); il cartiglio apposto sul gradino del trono riproduce l'orgogliosa firma, in capitale maiuscola, non con il nome di battesimo, ma con il soprannome forse nato durante il soggiorno romano: Macrinus Faciebat. Negli scomparti laterali viene narrata la storia di San Gioacchino e Sant'Anna che, ormai in età adulta, non avevano figli; per questo motivo San Gioacchino si recò per quaranta giorni nel deserto a pregare; nello scomparto di sinistra viene raffigurato il momento dell'incontro del Santo con un angelo da cui seppe che la sua preghiera sarebbe stata esaudita. Nello scomparto destro invece troviamo Gioacchino e Anna che si ricongiungono presso la porta aurea di Gerusalemme; nella parte alta dello stesso scomparto, con una formula iconografica libera da codificazioni, è rappresentato il Padre Eterno mentre presenta l'anima di Maria, concepita appunto senza peccato originale.
Nella chiesa di San Francesco il polittico era collocato nella prima cappella laterale destra, intitolata all'Immacolata Concezione, ed è appunto questo, come abbiamo visto, il tema iconografico dell'opera. Il culto dell'Immacolata Concezione, dopo essere stato autorizzato nel 1477 dal francescano papa Sisto IV Della Rovere, si andava diffondendo proprio sul finire del secolo ad opera dei francescani.
La tecnica è quella utilizzata anche per la pala capitolina con la stesura a pennello di un tratteggio molto fitto che delinea i contorni e al tempo stesso le ombreggiature e rimane visibile dopo la stesura di una tempera magra. Possiamo inoltre confrontare le fattezze della Vergine con il dipinto romano per ritrovare forti somiglianze non solo nel volto, ma anche nella mano destra, così simile da far pensare ad un unico cartone utilizzato per entrambi i dipinti ed anche il trono su cui siede è pressoché identico.
L'impianto generale dell'opera ci rivela Macrino ancora nell'orbita dell'influenza del Pinturicchio come ben testimonia l'impostazione cromatica dell'opera giocata su pochi colori caldi; nel paesaggio trionfa un'estrema libertà narrativa, dove ritroviamo ancora una volta edifici della Roma romana e medievale già presenti nella pala capitolina, come ad esempio, nello scomparto sinistro, il Tempio di Costantino alla cima di una conformazione rocciosa particolarmente aspra ai cui piedi l'artista indugia nel racconto del pastore alla fonte.
La continuità del paesaggio nei tre scomparti è un elemento che concorre a dare movimento all'opera mentre le figure sovradimensionate degli scomparti laterali donano un senso di profondità alla collocazione della Madonna nello scomparto centrale, i personaggi sono colti in un atteggiamento che invita lo spettatore a scorrere, attraverso gli affetti espressi dai loro volti, fino all'intimità dello scambio di sguardi fra Gioacchino e Anna.
Le vicinanze tecniche e stilistiche con la pala della Capitolina fanno pensare ad una datazione intorno al 1493-1494, per cui si considera il dipinto di Francoforte come la prima prova del Macrino in patria dopo il soggiorno romano, in un momento particolarmente importante della sua carriera artistica quando tenta di affermarsi alla corte casalese e di competere con Gandolfino da Roreto, pittore astigiano, che aveva da poco terminato un polittico per l'altare dei Falletti, sempre in San Francesco.
Bibliografia
E.Villata, Macrino d'Alba, Editrice Artistica Piemontese, Savigliano, 2000.
G. Romano, (a cura di), Macrino d'Alba, protagonista del Rinascimento piemontese, catalogo della mostra promossa dalla Fondazione Ferrero (Alba, 20 ottobre-9 dicembre 2001), Editrice Artistica Piemontese, Savigliano, 2001.