Le Fabbriche del vento I - II
Alba, Sala Beppe Fenoglio, Complesso della Maddalena.
AUTORE
Pinot Gallizio
SOGGETTO
Dipinto
DATAZIONE
1963
UBICAZIONE ATTUALE
Alba, Sala Beppe Fenoglio, Complesso della Maddalena
PROVENIENZA
Prestito archivio Gallizio
TECNICA
olio e tecnica mista (tempera, emulsioni) su tela
Esposte nelle Sala Beppe Fenoglio del Complesso della Maddalena, cuore culturale di Alba, le grandi tele fanno parte di un ciclo pittorico il cui titolo riecheggia quello di un'opera incompiuta Le macchine del vento. Nel progetto dell'autore questo ciclo, costituito da quattro tele, di m. 2x10, mai realizzate, avrebbe dovuto completare il Tempio dei miscredenti, che era stato immaginato come opera ambientale. Rimasta allo stadio progettuale, solo quattro anni più tardi, nel 1963, Pinot Gallizio riprende ed elabora l'idea del titolo, seppure modificato, in queste due tele.
Il vento, dunque, viene indagato quale fenomeno della natura in grado di generare vortici, di scuotere l'aria con movimenti circolari. Lo sfondo calmo e rarefatto, dalle tonalità grigio azzurre, viene animato dalle spirali colorate che il vento crea. Risalta il contrasto tra la bidimensionalità piatta del supporto, dalle tinte liquide e delicate e lo spessore materico degli impasti pittorici, che movimentano la narrazione, scandendo una temporalità interna all'opera. Segni a spirale spessi, dai colori verdi, gialli, blu a tratti viola, mai aggressivi o duri, come nelle tele dei primi anni, ma sempre mescolati in modo da mantenere l'equilibrio cromatico d'insieme.
Segni che ricordano gli astri fiabeschi ed esuberanti de La Notte stellata di Vincent Van Gogh, artista molto amato da Gallizio, qui ripresi in chiave informale, linguaggio figurale degli anni Sessanta. La pennellata vibrante di Van Gogh, che sconvolge il cielo notturno con cerchi fiammeggianti, simili a fuochi d'artificio, si materializza negli impasti di Gallizio, ottenuti miscelando resina vegetale e bianco d'uovo poi montato a neve, spalmato sul fondo e poi coperto dal colore, in modo da creare un accumulo di materia, che risalta dallo sfondo in aggetto, acquistando una propria autonomia. Il parallelismo con il grande pittore olandese è riscontrabile anche nella scelta del soggetto: il fenomeno della natura, indagato da entrambi gli artisti quale generatore di energia pulsante. Ciò che interessa non sono le stelle o il vento di per sé, ma le traiettorie che essi tracciano sulla tela, la loro emanazione in energia stellare o eolica.
Ancora una volta, a dominare la scena è la materia, sostanza fisica organica, che per Gallizio è il mezzo attraverso il quale manifestare il proprio immaginario, nonché principio stesso dell'arte.