La Storia della Fiera
Città di mercati e commerci già al tempo del fiorente comune medievale, Alba liberalizzò anche agli Astesi, con il trattato del 28 maggio 1170, il commercio del sabato, giorno di mercato (Item Astenses debent negociare sicut Albenses, excepto de sabato, et hoc totum in perpetuum observetur. Rigestum doc. CXXXVI e Codex Astensis n. 956).
Al mercato settimanale del sabato, limitato dagli Statuti alla sola piazza del Comune, ma poi dilatatosi nelle vie e piazze adiacenti per giungere ad occupare nel 1882, non senza controversie, la nuova piazza San Giovanni per le granaglie e poi per i bozzoli, si erano già affiancate ed affermate, nel 1853, tre fiere annuali: a maggio, a luglio (Fiera di Sant’Anna), a novembre e si era consolidato il mercato del giovedì; le fiere erano state autorizzate dai Duchi di Savoia nella prima metà del settecento per incrementare gli scambi commerciali.
La vera festa della città, religiosa e civile, era quella dei Santi Tutelari che ricorreva il 27 aprile, accompagnata dalla omonima fiera che si svolgeva il giorno successivo, il 28 aprile. Abolita nell’epoca napoleonica con la soppressione della Diocesi, era stata ripristinata dalla città nel 1825, essendo regio sindaco Felice Cantone, desiderando “richiamare all’osservanza la festa dell’avventurosa Traslazione delle Sacre preziose Reliquie dei Santi Martiri Frontiniano e Compagni di Lei Tutelari e Patroni, che si venerano nella Cattedrale di essa città, la qual festa ricorre il giorno di mercoledì 27 del corrente aprile, ha deliberato di rendere il più possibile splendida e magnifica quella solennità con musica, Fuochi di gioia, Corsa di Cavalli e generale illuminazione. La musica tutta nuova, composta da eccellente Maestro, ed eseguita da parecchi soggetti scelti fra più celebri e rinomati, comincerà dai primi vespri della vigilia martedì 26 corrente. I Fuochi di gioia di grandioso e brillante artifizio si eseguiranno pure la sera della vigilia, ed ai Fuochi succederà la prima Illuminazione generale.
La Corsa dei Cavalli si farà il giorno della festa, dopo terminate le Funzioni pomeridiane della Chiesa...
Chiunque vorrà intervenire a detta festa è assicurato di avere la protezione delle Autorità locali, ed avrà il comodo di rimanere alla solita fiera che corre all’indomani, giovedì 28 corrente”.
In un altro “avviso sacro”, affisso a spese del comune, si leggeva: “...si invitano perciò i cittadini ed abitanti della città e territorio a tenere nel giorno suddetto della festa chiusi i negozi e le botteghe e ad astenersi dalle opere servili...”.
Nel 1841 il Vescovo di Alba, Mons. Costanzo Michele Fea, ottenne dalla Santa Sede il riconoscimento ufficiale del culto di San Teobaldo, ed i festeggiamenti per i Santi Tutelari furono effettuati dal 24 al 27 luglio, in concomitanza con la Fiera di Sant’Anna che durava tre giorni. Alla festa parteciparono gli abitanti di Vicoforte, al loro sesto pellegrinaggio alla tomba del Santo, e giunse anche il Re Carlo Alberto.
Con lo Statuto Albertino si registrò lo sganciamento delle feste civili dalle feste religiose; ad Alba le corse dei cavalli si svolgevano in occasione della Fiera di Maggio, ma l’entusiasmo era sempre minore; le guerre di indipendenza erano sempre più pesanti per le casse comunali e sempre di più i giovani che non tornavano dal fronte; anche le fiere erano meno frequentate e si imposero drastiche riduzioni.
Nel 1874, il 7 aprile, era ancora vivo il dissenso tra Stato e Chiesa per la presa di Roma, il Consiglio comunale stabilì all’unanimità la sospensione dello svolgimento della festa civile, con relativa fiera, in onore dei Santi Tutelari e la somma di 1.500 lire, già stanziata, fu devoluta in beneficenza all’asilo infantile; la Fiera di Maggio che durava tre giorni, a fine mese, fu ridotta ad uno solo e fissata al lunedì dopo la seconda domenica del mese; la Fiera di Novembre, pure di tre giorni, fu ridotta ad uno solo e fissata al sabato dopo la prima domenica del mese e si chiamò Fiera di San Martino; la Fiera di Sant’Anna che si teneva il 27, 28 e 29 luglio fu totalmente abolita e così, all’insegna dell’austerità, furono mandati in pensione luminarie, corse di cavalli, musiche e festeggiamenti popolari: rimanevano in vita i mercati e così sino a fine secolo.
Particolare importanza e durata ebbe la Fiera di novembre che, nel 1899, si chiamava “Fiera di autunno” diventando, con il nuovo secolo, “Fiera autunnale” detta di San Martino per diventare definitivamente Fiera di San Martino dal 1908. Nel 1910 compaiono sui giornali i primi resoconti: «La giornata di sabato 12 novembre è passata con un tempo quale non si sarebbe potuto desiderare più bello. Un mondo di gente da tutti i paesi circonvicini: i treni del mattino han riversato per le vie e le piazze una vera fiumana di persone. Buona giornata per tutti, ottima per gli albergatori: anche per i borsaioli, qualche tiro è riuscito.
La giornata di domenica è stata animata, specie sulla piazza XX Settembre destinata ai baracconi». La Fiera infatti incominciava a dilatarsi nel tempo, per alcuni giorni su piazza XX Settembre veniva allestito il Luna Park (baracconi), divertimenti popolari (molto popolari) e banchi di gastronomia, soprattutto torrone e non si poteva andare alla Fiera senza tornare a casa con un pezzo di torrone per i bambini.
Neanche la grande Guerra interruppe la Fiera di San Martino, la più importante della città.