Magna Vigia a Piobesi
La chiamavano Magna Vigia; al secolo Ario Luigia, era donna briosa, vivace, intraprendente.
Nata a Monticello, nel mese di maggio del 1908, dal padre Battista ben presto imparò l’arte del darsi da fare, del mettere su qualcosa per proprio conto e trarne delle rendite.
Il padre, infatti, era negoziante di vini, uno dei primi di quel tempo, con un mestiere giusto nel posto giusto. Girava le campagne, le cascine, tra gli amici, tra coloro che avevano la fama di far vino buono e comprava per poi rivender agli altri all’ingrosso.
La sua merce la voleva piazzare il meglio possibile; e così fu tra i primi vinai ad esporre alla Fiera del Tartufo di Alba.
La Magna Vigia dei primi 20 anni del secolo non aveva osteria: ad Alba faceva la “pentnoira”, la pettinatrice, un mestiere che, probabilmente, non l’appagava del tutto. E così quando, nel 1925, il padre cominciò a contrattare la “Trattoria della Fornace” di Piobesi, ne fu entusiasta ben presto. Abbandonò il suo mestiere e tornò nel Roero a tentare l’avventura dei fornelli.
Badate bene: il padre aveva fatto l’acquisto dell’osteria, non tanto per un’ambizione di dar da mangiare; il suo intendimento era piuttosto di poter ampliare lo smercio del vino, fino a fornirlo al privato, al minuto, a bicchieri, a bottiglie, a pintoni.
Ma la figlia la pensava diversamente: cominciò, così, l’avventura in cucina di Magna Vigia, quasi per scherzo, quasi per una scommessa fatta con se stessa e col padre e fu una scommessa vinta alla grande.
Abilità, genialità, accuratezza nella preparazione dei piatti, equilibrio negli accostamenti. Alla Fornace e poi a Piobesi, in centro, sempre allo stretto, nella piccola stanza al primo piano cominciarono a darsi convegno i mercanti del vino, coloro che compravano e smerciavano: a colpi di brente si vendeva, si mercanteggiava, da una parte cercando di giocare sul prezzo, dall’altra magari tentando la convinzione del cliente con la piacevolezza dei piatti che Magnia Vigia sapeva presentare sulla tavola.
E accanto ai vinai, ai negozianti e ai mediatori, da Magna Vigia venivano tutte le migliori forchette del circondario; e man mano che gli anni passavano e la sua arte di cuoca si affinava, questo circondario s’allargava; e da molte parti venivano a cercare l’osteria di Magna Vigia, un posto speciale, dove bisognava preannunciarsi ed essere in pochi. Poi l’età, che cresce per tutti, l’ha invecchiata, così ha dovuto abbandonare. E' rimasto il mito a ricordarla alle genti.