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L'esposizione agraria e industriale

All’inizio del novecento Alba contava poco più di 13.000 abitanti; l’agricoltura era ancora la principale fonte di reddito per la numerosa manovalanza impiegata nell’allevamento del bestiame da macello, del baco da seta, nella coltivazione della vite sulle colline, dei cereali nella piana del Tanaro e degli ortaggi in Vaccheria; le forze produttive erano costituite dalla filanda e filatoio De Fernex, dagli stabilimenti vinicoli Calissano e Pio Cesare, dall’officina elettrica Moreno, dalla fabbrica di fusti Bertoncini, dell’officina Calleri con fonderia; vi erano inoltre la polivalente Gallizio che raffinava zolfo e fabbricava ghiaccio, la Gastaldi concimi, il Molino Tarditi e Traversa di Mussotto con illuminazione elettrica e telefono, in grado di macinare 550 quintali al giorno di solo frumento e, inoltre, tutti gli altri cereali, le fornaci Casetta, Sorba, Montanaro e Paglieri, la fabbrica di carri Cortese.
Per dare immagine a tutte queste attività e incrementare commerci e visitatori venne organizzata dall’Amministrazione comunale, nel 1900, sindaco l’avv. Edmondo Conterno, l’Esposizione Agraria Industriale che nel 1902 divenne provinciale e nazionale nel 1903; giunta alla IV edizione, ebbe l’onore di avere tra i suoi illustri visitatori anche Vittorio Emanuele III, re d’Italia, e la regina madre Margherita di Savoia, ma non poté intervenire alla manifestazione il Presidente del Consiglio On. Giuseppe Zanardelli.
Imponenti scenografie, appositamente studiate ed allestite, mutavano radicalmente l’architettura ancora modesta del Cortile della Maddalena, priva del palazzo delle palestre, per creare grandi spazi espositivi, accoglienti e appetibili per le attività della zona e del Piemonte.
Per incrementare le fiere venne richiesta, nel 1902, l’autorizzazione ad istituire la Fiera di San Lorenzo da tenersi il 12 agosto o il 13, se tale giorno avesse a cadere di domenica; ottenuta l’autorizzazione si svolse in quell’anno la prima edizione, fu una fiera sfortunata: il comune di Guarene, che teneva negli stessi giorni la centenaria Fiera di Vaccheria, fece opposizione e tra liti e ricorsi che durarono anni, la fiera fu prima spostata a fine agosto e nel 1914 definitivamente soppressa e non solo perché i fanti marciavano dal 24 maggio oltre il Piave.
Nel 1909 venne ripresa l’Esposizione, organizzata dal Sindacato vinicolo, sotto l’alto patronato di S.M. il Re d’Italia, per i mesi di agosto e settembre, fu altrettanto importante, segnando per l’amministrazione comunale, retta dal sindaco avvocato Francesco Viglino, un nuovo grande successo politico istituzionale con un’altra visita del re, ottenuta grazie ai buoni uffici del neo ministro Teobaldo Calissano, che aveva raccolto l’eredità politica di Michele Coppino, e del giovane conte Gastone di Mirafiori, cugino morganatico del re, inserito nella società albese che contava, imprenditore vinicolo con la prestigiosa tenuta di Fontanafredda, che si affiancava ai già affermati Calissano, Pio Cesare, Bonardi e Prunotto.
L’Esposizione era nazionale per uva, frutta e derivati, imballaggi ed internazionale per macchine enologiche, congegni di chiusura, recipienti per conservazione e trasporti. Non meno importanti le successive edizioni, ma era ancora la guerra, la Grande Guerra, a bloccare tutte le iniziative fieristiche e commerciali.
Nel 1922, quando era alla guida del comune il dottor Giovanni Vico, esponente autorevole e fondatore del Partito Popolare Albese, il consigliere Giovanni Rossello propose che venisse nuovamente organizzata una Esposizione Agraria Industriale “per incrementare lo sviluppo del ramo commerciale e industriale”.
Il comitato della manifestazione era presieduto dall’assessore comunale ed onorevole Teodoro Bubbio e si svolse nel mese di agosto, ottenne un grandissimo successo: ottocento espositori da tutte le parti d’Italia, circa duecentomila visitatori, la venuta ancora del re.
L’esposizione si aprì il 12 agosto e durò circa un mese e mezzo. La sua sede era il Palazzo della Maddalena (cortile, aule, corridoi, ecc.) e nei locali scolastici vicini ove già avevano avuto sede le esposizioni del 1903 e 1909. L’esposizione era divisa in cinque sezioni: Provinciale per l’agricoltura e l’industria; Nazionale per l’enologia; Internazionale per le macchine agricole ed enologiche; speciale artistica, speciale didattica con congressi, convegni, festeggiamenti popolari ed una grande Mostra di bovini di razza piemontese.
Vi era un regolamento molto dettagliato, quasi pignolo, che elencava tutto quanto poteva essere esposto e commercializzato secondo le sezioni.
Le tariffe di posteggio andavano dalle 10 lire per espositori di vini e liquori senza vetrina (stand) propria, alle 20 lire per spazi da 2,50 mq, sino a 150 lire per spazi da 25 mq. Oltre tale superficie i prezzi erano da trattarsi.
Per tutti, si cita l’art. 20:
I concorrenti alla “Mostra dei vini” dovranno inviare al Comitato almeno tre bottiglie di vino per ogni qualità ed annata, accompagnando l’invio con le seguenti indicazioni: 1) nome della ditta e sede; 2) denominazione del vino; 3) sua provenienza; 4) annata di produzione; 5) entità della produzione: È in facoltà di esporre le bottiglie vuote etichettate e confezionate, salvo spedire a parte le tre predette bottiglie per la giuria. In ogni caso ciascun espositore deve esporre complessivamente almeno dodici bottiglie. Le bottiglie destinate alla giuria, cioè tre per ogni qualità ed annata, rimarranno in proprietà del Comitato.
Il 25 settembre, un lunedì, l’esposizione venne visitata ufficialmente dal Ministro dell’Agricoltura Bertini, accompagnato dal Ministro delle Finanze Bertone con altri ministri e sottosegretari di Stato.
I cronisti definirono l’esposizione superiore a tutte le manifestazioni simili non solo del Piemonte, ma di tutta l’Italia e in una delibera del Consiglio comunale si legge che “l’esposizione si chiude con un considerevole utile economico. I vantaggi finanziari che essa ha portato alla città sono rilevanti; oltre due milioni di lire sarebbero entrati in Alba”.

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La Fiera del Tartufo Bianco d'Alba

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