Beppe Fenoglio il paese
AUTORE:Ugona Lanfranco
CASA EDITRICE:Angolo Manzoni
ANNO DI PUBBLICAZIONE:2010
PAGINE:144
CATEGORIA: Beppe Fenoglio - Saggi
COLLOCAZIONE: Sala Cerrato - Piano 1 STATO DI CONSERVAZIONE: Ottimo
«Beppe Fenoglio, attento osservatore del territorio e del paesaggio langhiano, partecipa alla trasformazione dei fenomeni e alle manifestazioni più varie della natura; descrive con scrupolo gli atteggiamenti degli uomini, le loro azioni, i loro comportamenti imprevedibili, talvolta impulsivi e irrazionali.
Durante le sue passeggiate a Sant’Antonio di Marsaglia e al bric Berico di Murazzano, spesso nota distendersi nelle vallate, a ridosso delle alte cime, i cascinali sperduti, isolati, in una vegetazione selvaggia. Con certezza avverte la solitudine dei contadini nelle loro case, unite soltanto dai lontani richiami del latrare dei cani».
I ricordi personali dell’infanzia non possono essere bruciati dal tempo o da un falò sulle aspre colline delle Langhe nel mese di agosto, quando «le stelle ti scoppiano sulla testa».
Attraverso le pagine dello scrittore albese Lanfranco Ugona rivive il legame con la sua terra, il dialogo mai interrotto con la natura, riascolta le sue voci sommesse, osserva i colori cangianti e soprattutto ricorda episodi e esperienze del passato. Riappare la figura imponente di Fenoglio, che trascorreva le vacanze estive a Murazzano nella casa dei Calleri o cercava rifugio e conforto dopo la delusione per le ingiuste critiche di Vittorini al suo primo romanzo La malora, pubblicato nel 1954. Ma Murazzano non è solo il paese delle vacanze o delle conversazioni con gli amici; è anche il luogo della grande scelta antifascista dello scrittore e della decisione di lottare con i partigiani rossi del presidio di Mombarcaro-Murazzano.
Se Santo Stefano Belbo per Pavese è il luogo della nostalgia, della memoria, del mitico ritorno all’infanzia, per Fenoglio l’alta Langa di San Benedetto Belbo e Murazzano è il luogo dei suoi avi «vestiti di nero e col bicchiere in mano», un esempio di audacia, di forza morale laica e di profonda determinazione.
Da questo universo così lontano, si può ancora trarre un insegnamento per i giovani che vivono in una realtà complessa, lacerata da profondi e rapidi cambiamenti?
Dai Racconti del paese e del parentado si apprende che la famiglia è un’entità molto importante per lo scrittore. Anche in Un Fenoglio alla prima guerra mondiale, il patriarca è contrario alla guerra e cerca di difendere e salvare l’unità familiare con la sua intelligenza ed esperienza contadina.
Nell’intreccio delle vicende predominano i contrasti del mondo rurale; la donna spesso è vittima dell’uomo e di un’esistenza di precarietà e di stenti. E’ una figura dolente, ma è forza vitale per la comunità. La preghiera rasserena gli animi e dà speranza alla lotta dura e difficile su quella Langa «che ti piglia la pelle a montarla prima che a lavorarla».
Fenoglio ci invita a riflettere sulla necessità di serbare una coscienza consapevole delle tradizioni del passato, per difendere i beni ambientali ed architettonici.
Nel racconto breve Un giorno di fuoco, lo scrittore denuncia l’inquinamento della Bormida, «un’acqua più porca e avvelenata, che ti mette freddo nel midollo, specie a vederla di notte sotto la luna».
Il castello di Gorzegno, certamente più bello di quello di Monesiglio, si sgretola e va inesorabilmente in rovina. Da queste pagine nasce la speranza che le giovani generazioni imparino a rispettare l’ambiente, il paesaggio e il territorio.
Le immagini del mondo contadino del passato sono sempre vive nell’animo di Lanfranco Ugona.
Alcuni capitoli del libro sono dedicati alle opere ambientate o scritte da Fenoglio a Murazzano: La sposa bambina, L’addio. L’esattore, il Diario e l’Appendice al Progetto di sceneggiatura cinematografica. Ma alle pagine dello scrittore si alternano i ricordi dell’infanzia di Ugona: i giochi spensierati con i compagni, l’incontro emozionante con lo scrittore e le «occhiate senza parole».
Rivive l’atmosfera della lotta partigiana, a volte cupa, talora animata da avvenimenti imprevedibili, quando, ancora bambino, imitava con i compagni «la vera guerra».
Rievoca il rombo degli aerei, l’avvicinarsi delle colonne nemiche, l’occupazione del paese, e una notte di terrore quando i tedeschi nella sua casa suonarono il pianoforte e banchettarono fino all’alba.
La Langa è una terra magica per la varietà delle colline, per il cielo ampio e sereno, e non deve essere deturpata dai segni dell’uomo.
Le pagine di questo libro mettono in evidenza la lotta di quei giovani contadini che hanno scelto di difendere il loro territorio dal nemico: è stato un periodo di stenti, di sacrifici e di grandi rischi.
La celebrazione della libertà non deve essere soltanto una giornata nazionale del ricordo, ma devono indurre ad una riflessione costante sui valori della democrazia.
Il mondo deve vivere in pace e Fenoglio, nel Partigiano Johnny, auspica che soprattutto i bambini vengano difesi dal male e dalla violenza:
Johnny sedette sulla neve e stette a guardarli, sapendo che non se ne sarebbe stancato presto. Da lassù poteva nettamente vedere il gigantesco anelare dei loro minuscoli toraci, l’esaltata roseità delle guance, la formidabile nervità delle loro gambette in cimento con la neve e l’erta. E li amò come bambini, accettò quel loro esser tanto giovani e così fuori della guerra, e sperò che essi dimenticassero poi rapidamente e totalmente quella guerra in cui avevano marginalmente scalpicciato coi loro piedi innocenti, augurò loro bene e fortuna […]