Beppe Fenoglio, Ferragosto
La terra amata, odiata e contesa
AUTORE:Gramaglia Paola, Ugona Lanfranco (A Cura di)
COLLANA:Le radici
CASA EDITRICE:Edizioni Angolo Manzoni
ANNO DI PUBBLICAZIONE:2013
PAGINE:42
COLLOCAZIONE: Sala Cerrato - Piano 1 STATO DI CONSERVAZIONE: Ottimo
Saggio sul racconto Ferragosto ed altri racconti di Beppe Fenoglio.
Questa la recensione critica di Luca Bufano:
«Ultimo di una ormai lunga serie di studi dedicati da Paola Gramaglia e Lanfranco Ugona all’universo umano e letterario di Beppe Fenoglio, Ferragosto. La terra amata, odiata e contesa è apparso nel febbraio di quest’anno per i tipi delle Edizioni Angolo Manzoni di Torino. L’elegante plaquette, corredata di un CD di Enrico Rava, oltre che di pregevoli riproduzioni di foto di Aldo Agnelli, Francesco Cappolecchia, Mario Pugno, Delfina Grosso e dello stesso Ugona, segue di pochi mesi l’albo illustrato Beppe Fenoglio. L’uomo, gli eventi e il paesaggio (Angolo Manzoni, 2012), a sua volta influenzato dal volume Langhe. Gabriele Basilico nei luoghi di Beppe Fenoglio (Allemandi 2009), che raccoglieva 64 tavole a colori del compianto grande fotografo milanese. E segue soprattutto Beppe Fenoglio. Il paese (Angolo Manzoni, 2010), ispirato omaggio al paese in cui si verificò il primo incontro tra Ugona, nativo di Murazzano, e lo scrittore di Alba che lì era solito recarsi nei mesi estivi, ospite di parenti paterni. La devozione e la fedeltà dei coniugi Ugona all’opera di Fenoglio sono forse frutto di quel casuale incontro: dalla fondazione, nel 1979, del Centro culturale “Beppe Fenoglio” – Murazzano, alle recenti mostre fotografiche tenutesi al Pavaglione di San Bovo di Castino, ogni loro iniziativa ha avuto lo scopo di promuovere la conoscenza di questo complesso e originale scrittore, aggiungendo inediti punti di vista o spunti per ulteriori ricerche.
Di Ferragosto - penultimo dei dodici racconti pubblicati postumi da Garzanti, insieme a Una questione privata, nell’aprile del 1963 - conoscevamo il legame con il più ampio Progetto di sceneggiatura cinematografica elaborato negli ultimi mesi di vita per il regista milanese Gianfranco Bettetini, e conoscevamo i rapporti testuali con altri testi fenogliani come Superino, La novella dell’apprendista esattore e Una questione privata. Ma, forse in virtù della sua parziale ambientazione “torinese”, di una conduzione squisitamente cinematografica che lo avvicina al primo rifiutato romanzo (La paga del sabato), il racconto è stato a lungo sottovalutato dalla critica, almeno per quanto riguarda i temi trattati (il fratricidio, il rapporto città-campagna, amori non convenzionali), e collocato ai margini del “territorio” peculiare di Fenoglio, dei suoi più riusciti drammi langhiani. Gramaglia e Ugona ribaltano questa ottica discriminatoria, facendo di Ferragosto, e del vasto materiale ad esso collegato (non solo i sei brani di sceneggiatura vera e propria, anche quelli più decisamente narrativi come i testi raccolti in Tutti i racconti con i titoli I discorsi sulle donne e Nessuno mai lo saprà), un crocevia di temi fondanti, essenziali della narrativa fenogliana: la casa e la famiglia, il paese e il lavoro, la terra e la lotta per la sopravvivenza. La nota tendenza dello scrittore alla trasfigurazione simbolica del paesaggio e delle precipitazioni atmosferiche viene così reinterpretata in relazione agli elementi “immobili” della dimensione esistenziale, primo fra tutti la casa: «L’umile casa contadina, senza ornamenti, pende da una parte come se avesse subito una potente manata sul tetto. Il suo intonaco è opaco, certamente non gioioso, perché deve esprimere un’intima tristezza, l’isolamento e la povertà della famiglia». L’aspetto delle case di Langa riflette il carattere di chi le abita; le crepe negli intonaci sono come rughe nei volti degli inquilini, e anche la casa di Ferragosto, secondo gli autori, «esprime il tormento esistenziale della famiglia di Pietro, che vive isolato sulla sua terra, senza possibilità di rapporti con le persone che abitano nel piccolo paese». Mentre il rapporto viscerale che lega il personaggio alla terra viene da loro colto nel furioso congiungimento di Toni e della sua donna in un boschetto nelle vicinanze del paese, estremo tentativo di rinviare l’incontro fatale con il fratello: «Con questo improvviso, primitivo atto d’amore – si legge –, Toni rivive l’atavica comunione con la terra madre e cerca il riscatto della sua donna nel calore generoso della natura».
All’analisi del racconto e dei suoi collegamenti intertestuali seguono tre brevi intensi capitoli che approfondiscono i temi fin qui solo enunciati. In “Caino e Abele” il tema del fratricidio è collegato al fascino che su Fenoglio esercitava la Bibbia, e in particolare il libro della Genesi; alla visione «profondamente religiosa» che gli riconosceva Eugenio Corsini, anche se «non specificamente cristiana», eppure tesa a «dare un senso alla vicenda terrena dell’essere umano». Nel successivo capitolo “Le donne”, il ruolo apparentemente passivo di queste si trasforma in una presenza di rilievo, affiancando al silenzio della donna «appestata» di Ferragosto le voci eloquenti di altri personaggi femminili della narrativa di Fenoglio, come quello della zia di Un giorno di fuoco o della mamma di Emilio nel finale della Malora, ma anche il «segreto» nascosto dalla moglie del fratello omicida, nel più sviluppato Progetto di sceneggiatura cinematografica. «In quel mondo contadino, la diversità della donna si manifesta come debolezza solo nelle azioni rituali della vita quotidiana – concludono gli autori –, perché le figure femminili dolenti, ma determinate, sono in realtà l’anello forte della società rurale delle Langhe».
Emerge dal racconto Ferragosto una visione pessimistica della vita dominata dalla violenza, in cui anche la possibilità del riscatto nella dimensione parentale sembra qui essere preclusa: tema principe dell’opera di Fenoglio sui cui si sono spesi numerosi critici. Nel capitolo conclusivo, dall’emblematico titolo “Vivere per la morte”, Gramaglia e Ugona offrono dunque una lettura di questo pessimismo in termini biografici e culturali: episodi che hanno segnato l’esistenza dello scrittore, prima, durante e dopo la guerra, ma anche la lezione della filosofia esistenzialista appresa sui banchi del Liceo, sotto l’insegnamento di Pietro Chiodi, e alimentata nel dopoguerra da letture di autori come Heidegger e Sartre.
L’ultima pagina del volumetto ripropone un suggestivo giudizio di Carlo Bo riportato da Davide Lajolo nel suo Fenoglio. Un guerriero di Cromwell sulle colline delle Langhe: «Nel quadro della letteratura di questi ultimi trent’anni – dichiarava l’autorevole critico nel 1978 – Fenoglio occupa una posizione ben distinta che non sarà toccata dal tempo ma resisterà come resiste la poesia».
Conferendo così un valore universale e non contingente al significato di Resistenza: il valore che sicuramente gli attribuiva Fenoglio e che traspare anche nel presente volume».
Contiene CD con musiche di Enrico Rava.