Nasce il Centro Studi sul Tartufo
Nel mondo del Tartufo altre due persone possono considerarsi, a buon diritto, personaggi del Tartufo Bianco d’Alba: Raoul Molinari, per la sua dedizione alla Fiera del Tartufo e alla capacità di inventarsi idee sempre nuove da trasformare in eventi di successo, e Giacomo Oddero che nelle sue funzioni istituzionali ha contribuito alla realizzazione di tante Fiere e ha dato vita al “Centro Nazionale Studi Tartufo”.
Da un’idea di Giacomo Oddero e dall’estro creativo di Roaul Molinari è nato il “Centro Nazionale Studi Tartufo”. Era il 1966, la regione Piemonte aveva appena rivoluzionato il sistema turistico dando fiducia ai territori, facendo nascere le Agenzie Turistiche Locali con ampio mandato di creare nuove opportunità al turismo.
Oddero e Molinari intuirono che il tartufo bianco d’Alba è innanzitutto voce di ricavo per il turismo, soprattutto in Piemonte, e che quindi avrebbe meritato un lavoro specifico di tutela e valorizzazione.
Iniziarono i primi studi sensoriali e la costituzione di un gruppo di assaggiatori al termine di un corso tenutosi a Grinzane Cavour. Dal 29 febbraio 2000 il salto di qualità: attorno al tavolo del notaio Borro di Alba si riunirono le principali istituzioni del Sud Piemonte per costituire una associazione che garantisse l’impegno del Centro a favore di tutto il Piemonte tartufigeno. All’atto formale si attuò un gesto politico del tutto nuovo: Alba, Asti, Alessandria e tante realtà locali siglarono un documento in cui si impegnavano a unire le forze attorno al marchio tartufo bianco d’Alba. Costituivano il primo Consiglio Direttivo Giacomo Oddero, presidente, Flavio Accornero, Carlo Costa, Giovanna Cullino, Domenica Demetrio, Paolo Filippi, Emilio Lombardi, Giuseppe Rossetto, Riccardo Vaschetti.
Il Centro Studi si è distinto fin dai primi anni per una attività del tutto innovativa nel mondo del tartufo: l’analisi sensoriale. L’obiettivo è indagare, con rigore e metodo scientifico, circa la capacità dell’uomo di descrivere sistematicamente i profili sensoriali del tartufo. L’analisi sensoriale permette di studiare le percezioni dell’uomo con rigorosi metodi scientifici, esattamente come succede con una “macchina da laboratorio” , ma con possibilità molto più ampie per l’insospettabile sensibilità dello “strumento” a nostra disposizione. Paragonato al naso umano, frutto di una tecnologia di assoluta avanguardia, il naso elettronico ha dimostrato di non avere nulla da invidiare, anzi in alcuni casi si è dimostrato addirittura più efficace.
La lunga attività sperimentale ha permesso di ottenere importanti risultati che ora possono essere messi a disposizione dell’associazione per applicazioni concrete.
Un lungo lavoro di ricerca ha portato alla definizione di una scheda di analisi sensoriale validata da testi incrociati. I giudici osservano il tartufo, ne verificano la consistenza e soprattutto lo annusano per andare a scindere il suo aroma ricco ed elegante in profumi semplici e codificabili. Ne è venuto fuori che i campioni migliori sprigionano un profumo intenso e armonico che vira dall’aglio al miele con piacevoli sensazioni di fieno.
Proprio queste sono le caratteristiche richieste per ottenere la certificazione di qualità sensoriale a norma ISO 70006, rilasciata dall’ottobre 2000. Al di là di guide e consigli degli esperti, il Centro Nazionale Studi Tartufo ha voluto fare una scelta molto determinata: la qualità dei prodotti tipici è la priorità e l’assicurazione della medesima può avvenire solo attraverso una tipizzazione definita con metodi scientificamente riscontrabili.
Il Centro Nazionale Studi Tartufo è stato uno dei primi organismi a credere nelle potenzialità del Tuber melanosporum Piemontese, ed ha sempre promosso varie attività divulgative e scientifiche ad esso dedicate.
La divulgazione è stata fin dall’inizio uno degli obiettivi forti del Centro Studi: capitalizzare le esperienze di ricerca investendo sulla comunicazione verso il pubblico è fondamentale.