L'altro tartufo del Piemonte
Tutto quanto è necessario conoscere per partecipare ad una nuova entusiasmante stagione della gastronomia autentica del Piemonte. <br>Contiente 110 ricette d'autore.
AUTORE:Archimede Elio, Berardo Cetta, Carbone Mauro, Palenzona Mario, Teutonico Sergio Maria
CASA EDITRICE:Sagittario editore
ANNO DI PUBBLICAZIONE:2010
PAGINE:317
COLLOCAZIONE: Sala Garelli - Piano 2 STATO DI CONSERVAZIONE: Ottimo
Da sempre il tartufo bianco d’Alba, il Tuber magnatum Pico, è per le Langhe ed il Piemonte il tartufo per eccellenza, il motore della gastronomia e del turismo, il prodotto di prestigio di una terra che attorno ad esso ha creato un mito e una leggenda.
Questa pubblicazione, promossa dal Centro nazionale studi Tartufo, intende promuovere il nero Piemonte nelle sue specie più conosciute e diffuse, il Tuber melanosporum Vitt. e il Tuber aestivum Vitt. ossia il tartufo nero di Norcia o nero pregiato e lo scorzone, intesi non come i fratelli poveri, il ripiego di bassa stagione, ma anche come scommesse sulle aree marginali, le zone di alta collina e di bassa montagna adatte ad ospitare coltivazioni di piante micorizzate, là dove sembra ormai impossibile fare agricoltura a buon valore aggiunto.
Il libro si apre con un capitolo dedicato a Il mito creatore di leggende, il Tartufo bianco d’Alba, e ne ripercorre la storia, la geografia, l’ambiente, soffermandosi anche sulla determinazione delle diverse specie di tartufi, basata sulla forma, sulla dimensione, sul colore, sull’aspetto della gleba, sul profumo e sul sapore.
Alla geografia economica del tartufo è dedicato il secondo capitolo e mentre sono attendibili i dati della superficie produttiva di tartufi, circa 33.200 ettari in regione, e il numero dei raccoglitori, circa 4.000 in Piemonte, non lo sono per nulla quelli relativi alla quantità raccolta del prodotto in Italia; essa oscillerebbe tra le 60 e 100 tonnellate annue, ma non esistono metodi o fonti di accertamento.
Il terzo capitolo è dedicato alla letteratura sul tartufo nero, ritenuto profumato, dolce, tenero, caldo, maschio dal medico Alfonso Ciccarelli di Bevagna nel suo trattato Opusculum de tuberibus del 1564.
Il quarto capitolo rappresenta la sostanza e la novità del libro: Il grande progetto di coltivazione del Nero Piemonte. L’ultima parte, infine, è dedicata alla cucina, ad un ardito e coraggioso progetto di utilizzo che si innesta sulla tradizione culinaria piemontese, suffragata da ben 110 ricette di altrettanti cuochi famosi, stellati o semplicemente originali nelle loro innovazioni culinarie in terra di Piemonte.
Un libro piacevole, storicamente documentato, curioso, che sa farsi leggere ed apprezzare per le prospettive nuove di cucina e di turismo che può offrire al Piemonte.