Le Langhe di Camillo Cavour
Dai feudi all'Italia unita
AUTORE:Montaldo Silvano (A Cura di)
CASA EDITRICE:Skira
ANNO DI PUBBLICAZIONE:2011
PAGINE:223
COLLOCAZIONE: Sala Bubbio - Piano 2 STATO DI CONSERVAZIONE: Ottimo
Della mostra «Le Langhe di Camillo Cavour», con sottotitolo «Dai feudi all’Italia unita», allestita a cura di Silvano Montaldo ad Alba, al Palazzo Mostre e Congressi “Giacomo Morra”, visitabile sino al 13 novembre 2011, resterà sicuramente l’interessante, documentato, approfondito catalogo.
La mostra, voluta dalla Città di Alba, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, dalla Fondazione Piera, Pietro e Giovanni Ferrero e dalla Regione Piemonte, si fa apprezzare per la notevole quantità di documenti rari e antichi, la selezione accurata di opere d’arte, la preziosa iconografia Cavourriana e le fotografie del Gruppo Fotografico albese che hanno tentato, con successo, di riproporre i luoghi disegnati da Clemente Rovere attorno al 1830 percorrendo, in lungo e in largo, quella che era allora la provincia di Alba.
Il progetto e la grafica dell’allestimento di Danilo Manassero accompagnano felicemente, in una atmosfera ovattata e piacevole, il visitatore in un percorso storico e documentaristico che, partendo dall’XI secolo, l’Italia dei feudi appunto, giunge sino all’Unità d’Italia e al suo sommo protagonista: Camillo Benso conte di Cavour che, langhetto d’adozione per essere stato sindaco di Grinzane Cavour per diciassette anni, dalle Langhe aveva preso il volo dopo che era stato come «un ragazzo dal ciuffo ribelle e dallo sguardo un po’ scanzonato, capace però di guardare alle Langhe con notevole fantasia, come fecero molti altri, prima e dopo di lui», come scrive Silvano Montaldo nella sua introduzione al catalogo.
Il catalogo è una raccolta molteplice ed organica di saggi e contributi sul tema della mostra, un documentato approfondimento di quanto visivamente la stessa suggerisce, propone e stimola di conoscenza nel visitatore e, riproponendo illustrativamente quanto esposto, ne diventa la continuazione ideale e il caposaldo culturale per gli anni a venire.
Enrico Lusso, nel suo saggio «Paesaggio, territorio, infrastrutture. Caratteri originari e trasformazioni tra XI e XVI secolo» affronta il tema delle Langhe, donate ad Aleramo come “omnes illas curtes in desertis locis” il 23 marzo 967, studiandone ed ipotizzandone le vie di comunicazioni, gli insediamenti abitativi, l’alternarsi delle signorie, i conflitti comunali, sino alle rappresentazioni del territorio fatte da Clemente Rovere (1807-1860), da Farigliano nel periodo tra il 1826 e il 1858 e da Enrico Gonin (1799-1870), disegnatore e incisore torinese, autore raffinato di vedute castellane nel suo celebre Album delle principali castella feudali della Monarchia di Savoia.
L’ampio contributo di Blythe Alice Raviola, «Alba e le Langhe. Dal Monferrato e dai feudi imperiali allo Stato sabaudo», analizza le vicende storiche di Alba e del territorio dei feudi imperiali, come indicati dalla mappa del 1735, a partire dalla signoria dei Marchesi Aleramici di Monferrato sino al 1631 quando, in ossequio al trattato di Cherasco, Alba e Trino vennero cedute al ducato di Savoia e al 1735 quando i feudi imperiali passarono ai Savoia.
L’organizzazione amministrativa del territorio e le vicende feudali delle varie famiglie signorili rappresentano l’ossatura dello studio e portano un significativo apporto alla conoscenza storica del periodo.
Con il saggio «Repubblica e rivoluzione» Dino Carpanetto analizza l’impatto delle Langhe e di Alba con la Rivoluzione francese, ripercorrendo le vicende dei giacobini albesi sino all’arrivo di Napoleone Bonaparte.
Con particolare attenzione e approfondimento sono trattati i mutamenti e le situazioni della città, dalla riforma delle scuole alle frequenti insurrezioni. Dal testo emerge la figura e l’opera di Francesco Giuseppe Gardini, professore di umanità e filosofia al collegio di Alba dal 1783, diventando medico dell’ospedale e delle carceri nel 1794.
Pierangelo Gentile, nel saggio «I Savoia tra Langhe e Roero», ripercorre le vicende e le persone sul territorio albese dei reali di Savoia da Vittorio Amedeo III a Carlo Emanuele IV, da Carlo Felice a Carlo Alberto, per concludere con Vittorio Emanuele II.
I possedimenti di Govone, Roddi, Pollenzo, Fontanafredda, Verduno, Santa Vittoria, Sommariva Perno diventano i protagonisti delle scorribande dei Savoia nelle terre di Langa e Roero con acquisti, rifacimenti, vendite e comportamenti diversi che rappresentarono un legame solido e duraturo.
Silvano Montaldo nel suo intervento «Tra il Piemonte e il mare» ripercorre, idealmente, gli itinerari fatti dal duca del Chiablese nel 1769 e dal comandante Chatillon nel 1792 attraverso le Langhe, ma anche gli spostamenti da e per Torino fatti dal ventiquattrenne Camillo Cavour dal Castello di Grinzane nel 1834 ed anche di un viaggio a Genova. L’insieme dei viaggi rende conto della viabilità, dei tempi di percorrenza, della situazione economica e sociale della popolazione e dei luoghi.
La conquista e l’annessione di sempre più consistenti territori al ducato consentì ai Savoia di intercettare i traffici della Repubblica di Genova nell’entroterra ligure e sull’Appennino, mentre prendeva corpo l’idea di collegare Torino a Savona, cioè al mare, con una strada attraverso i contrafforti che separano la valle del Belbo e quelle del Bormida, strada a cui di si diede principio il 16 maggio 1827. L’interessante e documentato saggio si conclude con l’analisi delle vicende della Provincia d’Alba attraverso le varie trasformazioni, dopo la costituzione del 1631, del 1749 e del 1814, senza trascurare le rivalità politiche ed economiche con la vicina Bra per il suo dinamismo economico e demografico. La realizzazione di nuovi collegamenti stradali per le Langhe, con Cuneo e Torino, la costruzione del ponte sul Tanato diventarono elementi vitali e determinanti per la città di Alba.
Sulla figura di Margherita di Savoia-Acaia, figlia di Amedeo e di Caterina di Ginevra, data in sposa nel 1403 a Teodoro II Paleologo, marchese di Monferrato, si sofferma, nel suo contributo, Luigi Provero, indagando sulla vita della beata e sulla diffusione del culto in casa Savoia.
I rapporti tra la dinastia dei Benso di Cavour e le Langhe sono raccontati e documentati da Pierangelo Gentile a partire dai primi acquisti fondiari del castello e di terreni a Grinzane, sino alla donazione al comune di Alba.
Rosanna Roccia, nel suo saggio «Camillo Cavour sindaco di Grinzane», ripercorre, con dovizia di particolari e fonti documentali, la vita e le vicende del grande statista nel piccolo comune della Langhe, di cui fu sindaco per circa diciassette anni.
Paola Gullino è l’autrice del contributo «Le componenti agroforestali e le trasformazioni paesaggistiche nell’albese nell’Ottocento». È la svolta dell’agricoltura piemontese e in particolare dell’albese dove, assieme allo sviluppo delle piccole aziende a conduzione familiare, inizia la preminenza della vocazione viticola della zona che prevale sul mosaico di colture differenti e privo di specializzazione colturale.
«La natura come risorsa: boschi e corsi d’acqua delle Langhe» è l’argomento dell’ampio e documentato contributo di Davide Bobba. Il tema delle risorse idriche come fonte per il consumo idrico della popolazione e del bestiame, l’energia idraulica per mulini, filande e opifici vari, la pesca e, il qualche caso, anche la navigazione, è trattato con dovizia di esemplificazioni. Non meno indagato è il pericolo rappresentato dai momenti di piena dei torrenti e i rimedi adottati dal legislatore. Un’attenta analisi delle risorse forestali del territorio conclude il saggio, con un riferimento particolare al “Tuber Magnatum Pico”, il tartufo bianco d’Alba che Vittorio Pico, o Picco, (Victori Pici) descrisse nella sua opera di ammissione al Collegio di Medicina di Torino il 13 febbraio 1788 alle ore 11 del mattino.
Pierangelo Gentile in un altro contributo si sofferma sulle vicende dei Saluzzo di Monesiglio che rappresentarono notevoli potenzialità in ambiti diversi: Giuseppe Angelo di Saluzzo fu apprezzato scienziato, Diodata fu poetessa apprezzata da Prospero Balbo e moltissimi i militari di carriera.
Sulle genealogie langarole si sofferma Renzo Villa con il motto, tradotto dal dialetto, contano più gli anni che i libri nel senso che con gli anni si accumula sapere ed esperienza. È un saggio sulle tradizioni popolari attraverso la dinastia degli Acquadro che parte da Domenica Maria Acquadro nata Canale (9 novembre 1751 - 9 aprile 1822) e giunge, per vie discendenti, sino al Novecento.
Silvano Montaldo effettua un’accurata analisi sui dati delle tabelle compilate nel 1827 dall’ufficio dell’intendenza provinciale di Alba su tutti i comuni delle Langhe, nel loro complesso e sul totale della provincia. «Alla “Porta di Savona”. Povertà, onore femminile, identità» è il titolo dell’interessantissimo saggio che merita una lettura attenta per capire e approfondire la realità della Langa alla vigilia dello Statuto albertino e delle elezioni che dei 52.291 abitanti delle Langhe e dei 106.390 complessivi della provincia d’Alba avrebbero interessato e visti protagonisti ben pochi, poco più dell’1 per cento. I comuni più popolosi della Langa in quell’anno erano Alba (7.431), La Morra (3.512), Neive (2.842), Santo Stefano Belbo (2.520), Cortemilia (2.274), Monforte (2002); superavano i mille abitanti Barbaresco, Roddi, Bossolasco, Levice, Novello, Cossano e Mango; il comune più piccolo, con appena 88 abitanti, era Castelletto Monforte.
Sul pittore Giuseppe Camino (1818-1890), autore del quadro “Paesaggio con rupi (rocce nelle Langhe)” del 1853, quadro diventato il simbolo iconografico della mostra, scrive Maria D’Amuri. Nel racconto della vita dell’artista, viaggiatore in Europa, emerge la passione per la pittura e la descrizione del luogo raffigurato indicato nelle “Rocce dei sette fratelli” presso Treiso.
Su «Un “patriottico tempio”. Memoria e celebrazione del Risorgimento ad Alba» compie un’accurata analisi Luca Berlinghieri attraverso la vicenda della toponomastica cittadina il cui nucleo fondamentale delle intitolazioni precede di poco (20 giugno 1853) la proclamazione dell’Unità d’Italia. Negli anni successivi l’intitolazione di vie, piazze, vicoli e viali proseguì, almeno per il centro storico, con gli stessi intendimenti suggeriti da Giorgio Busca: conservare la tradizione, ricordare gli uomini illustri albesi. Una particolare attenzione l’autore dedica all’ondata di “monumentomania” che colpì anche la città di Alba tra Ottocento e Novecento.
Il catalogo si conclude con un’autentica perla letteraria: «Le Langhe prima delle Langhe (1835-1929)» di Valter Boggione. Analizzato il dilemma “la Langa” o “le Langhe” e le descrizioni di un territorio che ha subito nel tempo ampliamenti e restringimenti anche significativi, l’autore si sofferma sulla lettura delle Langhe, pressoché assenti sino agli anni settanta dell’800 con vaghi accenni in Giovanni Berchet e Michele Saccati. Con Atanasio Canata, Giuseppe Cesare Abba e Anton Giulio Barrili le Langhe diventano paesaggio letterario fino ai romanzi di Ferdinando Bosio e Cesare Galvagno e alle “selvose Langhe” di Carducci che diventa anche il titolo di un articolo di Amalia Guglielminetti. Boggione conclude il suo prezioso e innovativo saggio con riferimenti alla storiografia locale dei primi anni del Novecento e alle pubblicazioni su Alba e le Langhe fatte a livello nazionale.
La ricca bibliografia del catalogo costituisce un ulteriore arricchimento dell’opera e un valore aggiunto, non indifferente, per ulteriori studi e approfondimenti.