Diario albese 1944-1945
Opera che riemerge dagli archivi e dalla memoria del suo autore 70 anni dopo la sua stesura: si tratta di un documento che ha un valore testimoniale e storico prezioso, e non è privo di dimensione letteraria.
All'epoca, Pressenda era un ragazzo di Alba tra i 14 e 15 anni, che frequentava le classi quarta e quinta ginnasio, del Liceo "Govone".
Il diario è steso su una serie di quaderni scolastici dedicati alla cronaca, in tempo reale, degli avvenimenti politici e militari di tutto lo scacchiere del secondo conflitto mondale - avvenimenti appresi soprattutto dalla radio, dalle stazioni proibite dal regime fascista, ascoltate quotidianamente con avidità e senso di avventura.
Nel fitto delle pagine, riempite con puntiglio e con l'intenzione di depositare una cronaca bellica influenzata dall'infatuazione per Tucidide e Cesare, si inserisce ad un tratto anche il "fronte albese": il 17 luglio 1944, infatti, la guerra arriva "in casa", per via del bombardamento del ponte sul fiume Tanaro da parte dell'aviazione anglo-americana; il cronista non riporta più notizie di seconda mano, ma si trova improvvisamente "sul campo". Il "Diario albese" diventa così sempre più ricco di registrazioni, non solo di dati, ma di stati d'animo, dettagli di vita quotidiana, speranze e paure.
Di fatto, per intenti, organicità, respiro, il Diario albese 1944-1945 è una testimonianza più unica che rara del punto di vista di una persona "comune" della popolazione cittadina, che dall'interno attraversa e registra i fatti della guerra - e della guerra civile - fino al 15 aprile 1945, giorno dell'ultima annotazione e data in cui avvenne il primo tentativo di liberare Alba da parte delle forze partigiane e alleate (sarebbe stata liberata il 26 aprile). In questo intervallo sono naturalmente compresi i 23 giorni della zona libera di Alba (10 ottobre - 2 novembre 1944).
Al testo del diario, reso integralmente, l'autore ha fatto seguire una seconda sezione, con le sue note di oggi: ha condotto un confronto di dati e avvenimenti tra la sua testimonianza di allora e quelle che la memorialistica e la storiografia hanno consegnato ai lettori dal dopoguerra a oggi; e ha assecondato l'ammirazione per la rielaborazione letteraria di Beppe Fenoglio, arricchendo le note con calzanti sondaggi nelle pagine fenogliane.
Prefazione di Bruno Quaranta, postfazione di Paolo Rastelli.