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Torre e casa Sineo

Alba, all'angolo tra via Cavour e via Vittorio Emanuele II (Via Maestra)

Innanzitutto è necessario distinguere fra la torre ed il resto dell'edificio, che vi sorge attorno. Nonostante essi formino un corpo unico, la torre risalta nettamente sulla massa dell'edificio e ne risulta, nel complesso, isolata, dimostrando il fatto storicamente certo di una preesistenza della torre al resto delle costruzioni, che ora la inglobano. Risale probabilmente alla seconda metà del XII secolo o, al massimo, all'inizio del successivo, questo per ragioni attinenti, in generale, alla storia dell'architettura, in particolare, ad un documento dell'abbazia di Casanova che fa riferimento a questa torre od a un'altra molto vicina.

Si può affermare che essa venne costruita con la base a filo della strada e non all'interno di un isolato, almeno per quanto riguarda il fianco che dà sulla contrada al Tanaro (ora via Cavour), come dimostra la presenza dei portici, che venivano generalmente giustapposti alle botteghe già esistenti. Meno certo è se essa si affacciasse direttamente sul "foro" (la piazza del duomo e del mercato (R.C.A., I, XIII, p.44: actum in Alba partim in foro; CXV, p. 134: Postea vero ipso mense in porticu Anselmi Cerati in foro), anche se la leggera curvatura e la strozzatura dell'ultimo tratto della via Maestra possono essere indizi favorevoli a questa ipotesi.
L'avvolgimento della torre da parte di case di abitazioni e, soprattutto, di botteghe (fondamentali, visto il contesto urbano elettivamente destinato a scopi commerciali) avvenne in tempi non troppo lontani dalla sua edificazione. Il complesso, quindi, si venne formando intorno alla torre con una successione di interventi edilizi fino alle soglie del nostro secolo. Non facili da distinguere nella selva di rimaneggiamenti, che hanno fortemente alterato l'aspetto primitivo.

La colonna di gusto neoclassico, che rompe il ritmo delle arcate, è un inserimento ottocentesco, effettuato in seguito a cedimenti, come attesta la pratica conservata nell'archivio storico municipale con allegata pianta; a quell'epoca (1856) l'edificio era ormai in condizioni identiche alle attuali, mentre non è possibile affermare quando siano avvenute le sopraelevazioni e quali fossero i caratteri morfologici in precedenza.

Senz'altro portici e murature risalgono al tardo medioevo; nel complesso, per la loro tipologia, non fanno pensare ad una abitazione signorile, bensì appartengono alla tipologia della casa con bottega al piano terreno ed abitazione ai piani superiori, tipica dei ceti borghesi cittadini. E' possibile che a questo complesso di torre e casa si riferisca un documento del Cartario dell'abbazia di Casanova del 1237, come afferma il Vico nella sua storia di Alba. Il documento riporta l'acquisto da parte del monastero di S. Maria di Casanova di una casa con torre (mezza torre a proprietà indivisa) nel quartiere di S. Giovanni, coerente al foro, alla proprietà di Baldracco Pallido e, su due lati, ad una via vicinale. Questi dati individuano e localizzano la casa in un punto non precisato del lato occidentale della piazza del duomo; difficile comprendere la coerenza su due lati a una via vicinale, tale non si può considerare via Cavour, che per la sua importanza, storicamente accertata, è sempre stata una via pubblica. Sono possibili due ipotesi: la torre del documento è quella analizzata confinante con la casa di Baldracco Pallido o Palio; oppure è un'altra, che sorgeva poco lontano con l'affaccio sulla piazza.

Di sicuro vi è il fatto che nelle vicinanze della torre, forse nel complesso, vi era la residenza, o almeno una proprietà di Baldracco Pallido, appartenente ad una famiglia signorile importante negli eventi politici comunali (Droco Pallido fu console una prima volta nel 1191 e poi altre successivamente).

Secondo il catasto antico, il proprietario nella prima metà del Seicento era Tomaso Gallino, mentre agli inizi dell'Ottocento era Riccardo Sineo (Catasto napoleonico). Sono così chiariti alcuni problemi e definito l'ambito in cui la torre si eleva.
E' la più alta rimasta ad Alba, la più poderosa tra quelle conservatesi relativamente intatte; probabilmente era superata in altezza solo dalla torre antistante il duomo ed abbattuta nell'Ottocento. Alta più di trentacinque metri, si eleva dalla copertura della casa che la circonda per quasi venti metri.
La sua pianta è pressoché quadrata con poco meno di 6 m. di lato; lo spessore dei muri, alla base, va da 120 a 150 cm., secondo i lati e diminuisce con l'altezza.
Lo sviluppo in altezza della torre è caratterizzato da tre ordini di finestre monofore ed un ultimo di trifore su tutti e quattro i lati. Tutte queste aperture sono state parzialmente murate per impedire danni maggiori dovuti alle intemperie.
La parte ora inglobata negli edifici circostanti doveva avere aperture di dimensioni minori con funzione difensiva; nelle riplasmazioni furono praticati numerosi sfondamenti nelle pareti onde renderle accessibili ai vari piani.
Il mattone faccia a vista, che caratterizza la parte emergente, è in discrete condizioni e presenta ad una distanza di ottanta centimetri l'uno dall'altro i fori lasciati dai ponti durante la sua costruzione.
Il tetto a padiglione non è certamente la copertura originale, ma rappresenta un'aggiunta succesiva alla demolizione della merlatura. Risulta priva di decorazioni, ma la regolarità dei corsi di mattoni, lo sviluppo verticale delle finestre, che culminano in alto con la trifora, acquista una certa severa grazia, rara in edifici del genere.
Gli archi delle finestra sono a tutto sesto, compresa la trifora di grandi dimensioni in cima alla torre, tutte sono arricchite dalla strombatura a gradini di gusto romanico.
La tela seicentesca del palazzo comunale riporta questa torre con notevole fedeltà, non tanto nelle sua posizione, quanto nella disposizione e nella tipologia delle aperture. Al contrario la rappresentazione del Theatrum Sabaudiae riporta la torre nella sua altezza, ma completamente inventate sono le aperture e la copertura.

A Cura di Giulio Parusso Foto: Bruno Murialdo

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