Casa-torre Marro
Tra le costruzioni medioevali superstiti, quella indicata come casa Marro o il Castellaccio, è senza dubbio la più imponente.
Se le torri, anche le maggiori come la Sineo e la Astesiano, hanno murature possenti, tuttavia l'altezza, che le porta a svettare al di sopra degli altri edifici, conferisce loro una figura slanciata. Non così si può dire per questa casa-torre che, nonostante raggiunga un'altezza paragonabile ad una casa di cinque piani fuori terra, s'impone essenzialmente per la massa poderosa e compatta.
L'edificio si affaccia lungo due lati, il meridionale e l'occidentale, sulla piazza Pertinace, aperta soltanto nell'Ottocento sgombrando l'isolato che separava l'esiguo spiazzo antistante il sagrato della chiesa di San Giovanni e la piazza del Brichet, arrivando fin sotto il fianco est della casa-torre.
Prima, quindi, essa non aveva un affaccio diretto su strada, ma doveva essere inserita all'interno di un isolato, almeno per quanto ci mostra il quadro del Seicento. Da questo risulta altresì che la parte dell'isolato verso il San Giovanni, antistante la casa-torre e poi diventata piazza, non era edificata, ma era ad orto o giardino, recintato da un muretto.
La piazza è risultata articolata a forma di L intorno all'angolo della casa-torre, che è venuta così a risultare all'estremità dell'isolato.
Il complesso è l'insieme di più corpi di fabbrica stretto ed allungato, come risulta evidente dalla pianta a forma di rettangolo con il lato maggiore lungo poco più di tre volte l'altro (m. 7,50 x 23 circa).
Tutta la costruzione è stata sottoposta nei primi anni del XXI secolo a ristrutturazione e restauro; l'intervento esterno ha recuperato la muratura e le caratteristiche medioevali per quanto possibile ed ha messo in luce l'esistenza di un tempio di epoca romana.
La muratura della parte inferiore della casa è costituita da corsi di pietre regolari: esse venivano utilizzate per le fondazioni perché meno deteriorabili dei mattoni. Tutto l'edificio è contornato sui quattro lati dalla fascia di archetti pensili: si tratta di tre corsi di archetti pensili sovrapposti, ognuno dei quali è leggermente aggettante rispetto al precedente.
Tra secondo e terzo ordine di archetti, e sopra il terzo, vi sono due corsi di mattoni messi a dente di sega. Gli archetti sono a tutto sesto e di foggia romanica. Sono realizzati con mattoni normali poi sagomati, per questa ragiona hanno una forma non sempre regolare.
La facciata occidentale presenta, ad un'altezza compresa tra secondo e terzo piano, una decorazione a forma di rombi, ottenuta con l'inserimento di conci di pietra grigia fra i corsi di mattone. Non si riesce a trovare un preciso ordine, o ripetitività, nella scansione di queste figure, visto anche il cattivo stato di conservazione della muratura. Alla sinistra di chi guarda si trovano due rombi sovrapposti, mentre al centro e a sinistra della facciata i rombi sono o isolati o accoppiati orizzontalmente. Questo tipo decorazione, anche se ottenuta con materiale diverso, ricorda, nella forma, i rombi concentrici della torre Astesiano e altri rombi, sistemati con scansioni regolari, che decoravano sino a dopo l'ultima guerra la facciata lungo la contrada Maestra della casa di proprietà Lusso ed ora demolita e sostituita da un edificio finto-gotico. Vista la frequenza con cui compare sulle facciate della case albesi siamo propensi a considerarlo coma motivo puramente ornamentale, anche se non è possibile escludere trattarsi di stemmi signorili.
Tutto l'insieme doveva essere una residenza signorile di epoca comunale, con tipologia di casa-torre e quindi con funzione di difesa e di riparo nei momenti difficili delle lotte tra fazioni. Risale probabilmente al XIII o XIV secolo.
Bibliografia
Per chi desiderasse approfondire lo studio architettonico delle torri, case-torri, residenze medievali si consiglia la consultazione di:
A. Cavallari Murat (a cura di), Tessuti urbani in Alba, Alba 1975;
G. Cravero - M. Piacentino, Alba Medioevale, Tesi di Laurea, facoltà di Architettura, Politecnico di Torino a.a. 1979-80.
Egle Micheletto (a cura di) Una città nel Medioevo, Famija Albeisa, 1999.
Tutti i volumi sono consultabili presso il Centro Studi "Beppe Fenoglio".
Sui singoli edifici sono stati effettuati studi e tesi di Laurea consultabili sulla rivista Alba Pompeia e presso la Biblioteca Civica.