Magazzini Miroglio
L’incarico per la realizzazione dei Magazzini Miroglio in via Vittorio Emanuele II, viene conferito dalla famiglia di industriali albesi all’ingegner Giorgio Zagatti di Forlì all’inizio degli anni Sessanta. In prossimità di Piazza Savona, punto d’accesso prestigioso al centro storico per chi arrivava dalla strada delle Langhe, Zagatti opera con un linguaggio formale che non cerca di mimetizzarsi con i palazzi storici della città ma evidenzia attraverso la maglia rigorosa della facciata la volontà di una propria autonomia compositiva. Il progetto, destinato ad uso di civile abitazione e a negozi, inquadra il nuovo orientamento commerciale assunto dalle aziende italiane tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento attraverso la sempre maggiore importanza affidata agli spazi della vendita e la capacità, attraverso le soluzioni architettoniche, di attrarre clienti. Ne è un esempio quest’opera che subito si caratterizza per il disegno delle grandi vetrine a sbalzo che quasi lambiscono il piano terreno, “svuotando” il basamento - anche attraverso l’arretramento dell’ingresso - attraverso l’uso della trasparenza e per la grande scritta in acciaio riferita alla committenza posta, successivamente alla realizzazione del fabbricato, in verticale. Un’architettura che è soprattutto consapevole del ruolo della facciata e che al suo interno predispone, servendosi di un’ampia metratura, gli spazi della vendita. Il prospetto si definisce attraverso elementi di cotto grigliati che disegnano il fronte via e gli spazi di vendita del primo e del secondo piano. Laminati in alluminio anodizzato opaco corrono verticalmente scandendo l’altezza dell’edificio. C’è posto anche per la travi di cemento armato a vista in questa architettura che denuncia chiaramente il telaio strutturale sul fronte principale. La copertura a scandole di eternit così come l’utilizzo di lastre ondulate dello stesso materiale, parlano di materiali costruttivi ormai desueti e distanti dai coppi che rivestono limitrofi edifici liberty. Il fabbricato ha tuttavia predisposto oltre alla cornice di facciata, altane e logge nella parte superiore dell’edificio - che in sé ha l’affaccio sulla principale via albese - quasi a cercare una sorta di colloquio con le vicine torri, non dimenticando la lezione dell’architettura della città.
Bibliografia
CAMINITI Guido, VIOGLIO Ferdinando, Lo sviluppo urbano, in PARUSSO G. (a cura di), Palazzo e Città. Alba 1945-1975, Araba Fenice, Boves 2005, p. 280.