Castello di Benevello
La storia e le vicende costruttive del castello di Benevello sono abbastanza lineari. L'origine della fortificazione si deve, infatti, a una delle più cospicue famiglie albesi, i Falletti che si incontrano ore altre opere della zona, che entrarono in possesso di Benevello nel XIV secolo costruendovi, per opera dei fratelli Simonino e Pietrino, un castello turrito il quale, pur con tutte le modificazioni imposte dai secoli, è la base di quello ancora attualmente visibile. La signoria su questo complesso, e sul feudo che ne dipendeva, restò senza contestazioni ai Falletti fino al Cinquecento quando, avendo Antonio Falletti cambiato campo nelle lotte dell'epoca, passando nel 1541 dal servizio dell'imperatore Carlo V a quello dei suo acerrimi nemici francesi, la famiglia perse temporaneamente la podestà sul luogo, venendone tuttavia reintegrata a guerra finita.
Nel secolo successivo l'opera passò più volte di mano: prima ai Gonzaga, duchi di Mantova, poi, nel 1631 ai Savoia, che la cedettero ai conti Prandi, da cui passò ai Della Chiesa, che assunsero successivamente tra i loro predicati anche quello di conti di Benevello.
Mentre il complesso passava da un proprietario all'altro perdeva, in gran parte, ed alla fine quasi completamente, le sue caratteristiche militari, veniva trasformato - come avvnne per tanti altri suoi simili - in residenza signorile di campagna. In questa funzione - residenziale almeno, se non proprio signorile - è arrivato fino a noi, perdendo parte delle torri, il coronamento, le originarie aperture.
Nell'insieme l'edificio si presenta oggi come un grosso blocco, con basamento a scarpa, rinserrato tra due torrioni circolari cimati. Il tutto, disinvoltamente dipinto in bianco: insomma quasi una casa di campagna: le cui linee però, tradiscono ancora l'antica origine militare.
Bibliografia
F. Conti, Castelli del Piemonte, vol. III, Görlich, 1980.
A. Piovano, L. Fogliato, G. Cigna, I Castelli itinerari di poesia, storia, arte nel cuneese di ieri e di oggi, Cavallermaggiore, 1976.