Casa in via Govone
Il complesso abitativo che si affaccia su piazza Vittorio Veneto, viene costruito su un'area in precedenza occupata da un terreno diviso in parcelle, in passato occupato da piccoli e bassi edifici, che viene acquisito. L'edificio costruito affianca l'antico Teatro Sociale e risvolta, secondo un ritmo non uniforme, per un lungo tratto su via Govone. I corpi di fabbrica seguono uno sviluppo non lineare; anche il disegno delle facciate segue questo criterio, con apparenti sfalsamenti nella composizione degli affacci e delle finestre. Differenti altezze connesse alle variazioni dell'impianto planimetrico, realizzano, attraverso l'articolazione volumetrica, l'interazione con lo spazio circostante. La scomposizione delle facciate è accentuata dal gioco di tagli, di pieni e vuoti, e dall'uso di ringhiere a sfumare la pesantezza delle masse; il rivestimento in mattoni si lega alla tradizione albese ed è un elemento di interazione con l'architettura della città e con i suoi colori. La volumetria irregolare della facciata sulla piazza, che richiama l'andamento delle tante costruzioni medievali cittadine, si rivela conveniente per creare giochi di luce e ombra, grazie anche al colore caldo dell'edificio e alla tessitura dei mattoni, che vibra a contatto con i raggi del sole. L'uso della pietra grigia per definire alcuni profili e i davanzali delle finestre, sottolinea in maniera discreta ma adeguata il ritmo delle bucature dai profondi sguinci. E' particolarmente efficace la soluzione pensata in rapporto agli elementi necessari del passaggio fra interno ed esterno: le aperture, differenti per dimensioni e disposizione, connotano gli spazi in modo chiaro ed evidente. Si tratta di un edificio che riflette i mutamenti che la ricerca architettonica attraversa in quegli anni, nel tentativo di creare un'architettura di maggiore robustezza e complessità, attraverso l'attenzione per la raffinatezza del dettaglio, la cura costruttiva e la qualità del manufatto, la coniugazione di elementi formali tratti dalla tradizione con il linguaggio e le tecniche costruttive moderne.
Edificato verso la fine degli anni Sessanta, prima del restauro e dell'ampliamento del Teatro Sociale, l'immobile realizzato dall'Impresa Barberis godeva di un affaccio su un ampio spazio di proprietà comunale che era situato dietro il teatro stesso e si estendeva anche dietro al Liceo Govone, giungendo fino alla porzione absidale della chiesa di San Domenico, in seguito adoperato per il progetto della nuova sala dell'edificio del Busca. Le altezze dell'edificio progettato da Pompeo Trisciuoglio, sono state proporzionate tenendo conto della presenza di quest'area, sottoposta originariamente a una clausola di non edificabilità; in seguito, una decisione comunale ha stabilito la necessità di ricorrere all'uso di questo terreno per il progetto del nuovo teatro, che ha così ostruito le facciate del complesso abitativo esistente.
Pompeo Trisciuoglio, nato a Torino il 24/09/1936, ha compiuto i suoi studi tra Roma (dove è stato allievo di alcuni tra i protagonisti più noti della scuola romana) e Torino, formandosi sotto la guida di personaggi come Mollino, Passanti e Aloisio. Tra i suoi progetti ricordiamo i Piani di Recupero Della Provvidenza in via Govone, Altavilla, San Cassiano e Corte Bonardi ad Alba, il Centro Follioley di Issogne, selezionato dalla giuria del premio Quaternario 90, e l'insediamento residenziale e turistico Grangesises, a Sauze di Cesana (1972-1986) comprendente la ricostruzione dell'antico borgo del 700, progetto vincitore del Prix Européen pour la Reconstruction de la Ville, conferito dagli Archives d'Architecture Moderne, nel 1987 a Bruxelles.