Torri del palazzo Mermet
Il palazzo Mermet, ora Prandi, ha i caratteri della tipica residenza nobiliare. Nell'Ottocento, dal catasto napoleonico, risulta di proprietà del conte Veglio di Castelletto. E' di epoca settecentesca con grandi ambienti voltati a crociera e un ampio scalone di servizio al piano nobile. Nell'Ottocento fu poi ridisegnata da Giorgio Busca la facciata sulla contrada Maestra. Emergono dalle sue strutture una torre medioevale, abbassata e rimaneggiata, e un altana.
Questa ultima non è in nessun modo paragonabile alle strutture delle torri medioevali; è di forma rettangolare di grandi dimensioni (6,5 x 8 m. ca.) e le murature non hanno spessore di rilievo (60 cm. ca.). Edificata in questa forma non ha subito modifiche se non nella chiusura del loggiato. Di epoca cinquecentesca, questa altana doveva avere un significato rappresentativo e di lustro della famiglia. I capitelli cubici delle colonne del loggiato murato rappresentano, come nel caso dei capitelli simili al portico del secondo piano di palazzo Serralonga, un motivo decorativo di transazione tra il medioevo e il rinascimento.
Più importante, dal punto di vista storico e architettonico, è la torre che si affaccia sulla contrada Maestra. Fondata, probabilmente, su una struttura romana, nella parte inglobata nel palazzo restano le murature di forte spessore, mentre la parte emergente è molto rimaneggiata; le aperture e il cappello della torre sono opere settecentesche. Allo stato attuale alla torre resta ben poco del primitivo aspetto. E' di forma rettangolare (4,8 x 5,5 m ca.) e i muri hanno uno spessore, nelle parti conservate, superiore a 1 metro.
Bibliografia
Per chi desiderasse approfondire lo studio architettonico delle torri, case-torri,residenze medievali si consiglia la consultazione di:
A. Cavallari Murat (a cura di), Tessuti urbani in Alba, Alba 1975;
G. Cravero - M. Piacentino, Alba Medioevale, Tesi di Laurea, facoltà di Architettura, Politecnico di Torino a.a. 1979-80.
Egle Micheletto (a cura di) Una città nel Medioevo, Famija Albeisa, 1999.
Tutti i volumi sono consultabili presso il Centro Studi "Beppe Fenoglio".
Sui singoli edifici sono stati effettuati studi e tesi di Laurea consultabili sulla rivista Alba Pompeia e presso la Biblioteca Civica.