Torre di Albaretto della Torre
La torre, presenza dominante nell'abitato, situato sulle colline di Langa a sud di Alba, attraversate dal Talloria, affluente del Tanaro, è stata incorporata nel nome del paese a partire dal 1862. Non è che la parte restante di un più vasto complesso fortificato, costruito da Manfredo Del Carretto nel XIV secolo, sfruttando l'ottima posizione offerta dalla collina di Albaretto. L'opera di Manfredo era un castello, qualche rudere è ancora visibile, per tre secoli circa ebbe vita relativamente tranquilla nel borgo. Finché, nel 1630, durante la guerra per la successione del Monferrato, non venne diroccato dalle artiglierie francesi, mai più ricostruito. Restò - e resta - la torre, la parte più interessante e monumentale dell'insieme, funzionante un tempo da mastio del castello.
A pianta quadrata, snella, terminata dal rituale giro di archetti ciechi, ripropone un tipo diffusissimo all'epoca nella zona, costituisce la più accentuata caratteristica fortificatoria. La costanza nelle dimensioni, nelle proporzioni, nelle decorazioni è tale, da far pensare a una standardizzazione del progetto. Nella zona la presenza di torri di questo tipo è legata, nelle stesse terre e negli stessi tempi, ai Del Carretto. Costruzioni simili vengono frequentemente erette direttamene da membri della famiglia, da indurre a pensare a una "scuola" castellana propria a questa dinastia, nelle loro varie ramificazioni. Scuola i cui manufatti si trovano in gran parte delle Langhe e nell'Alto Monferrato e sono - cosa non trascurabile - quasi tutti di notevole pregio.
Sarebbe forse il caso di approfondire questa questione, mai affrontata nella sostanza. Resta, per il momento, il fatto di una serie di monumenti, divisi nelle province di Alessandria, Asti e Cuneo, di buon livello architettonico, di notevole unità di concezione e di risultati assai significativi sul piano paesistico.Albaretto della Torre è legato ad una leggenda, incentrata sul discusso personaggio della regina Giovanna di Napoli. Arrivata nel paese, fu accolta festosamente ed ospitata per tre giorni; al momento di partire, commossa per le attenzioni ricevute pregò il Signore di ricompensare i gentili abitanti facendo in modo che per loro bastasse la metà delle sementi altrove necessaria, che i raccolti fossero abbondanti e che durante l'estate la grandine non distruggesse i frutti delle loro fatiche. La regina Giovanna di Napoli, che la tradizione popolare presenta come pia e generosa fu, secondo la testimonianza di illustri a lei contemporanei, ben diversa.
La leggenda, tralasciando le discussioni sul personaggio, è interessante perché permette di cogliere, separandoli dalla fantasia, addentellati con la realtà che l'ha prodotta; due sono gli spunti interessanti: il richiamo ad un raccolto abbondante che, in un ambiente contadino, è la massima aspirazione di tutti i tempi e l'accenno alla grandine, la nemica di queste zone.
Bibliografia
F. Conti, Castelli del Piemonte, vol. III, Görlich, 1980.
A. Piovano, L. Fogliato, G. Cigna, I Castelli itinerari di poesia, storia, arte nel cuneese di ieri e di oggi, Cavallermaggiore, 1976.