Torre Astesiano
La base della torre è rimasta a filo della strada in quanto la strettoia della contrada al Tanaro, in questo tratto, non avrebbe permesso la crescita di portici sul fronte verso la via.
La torre è stata inglobata soltanto in un secondo tempo alla casa, alla quale è ora inscindibilmente collegata. La base, ristrutturata integralmente, pur non intaccando lo spessore delle mura, è diventata l'androne dell'edificio, mentre ai due piani superiori è parte dei normali abitanti residenziali. Una scaletta raggiunge il terzo piano, presente soltanto nella torre, l'ultimo a cui sia possibile accedere. Quest'ultimo ambiente non riceve più luce direttamente e la torre che si innalza al di sopra ha soltanto più una finestrella a nord, che pare aperta o allargata in epoca successiva alla costruzione.
In cima, la torre perde il suo carattere strettamente difensivo, si apre in una specie di loggiato con grandi finestroni ad arco a tutto sesto con strombatura a gradini, ora parzialmente murati, sui quattro lati. Queste finestre ricalcano nella forma e nel gusto quelle, più numerose, della torre Sineo e lasciano, quindi, presumere una contemporaneità o prossimità di epoca di costruzione, l'assoluta mancanza di documenti lascia spazio ad una datazione puramente ipotetica: la fine del XII secolo o l'inizio del XIII può essere il periodo di più probabile edificazione.
Una cornice di mattoni in risalto, leggermente danneggiata, ripetuta per tre volte, crea due campi che contengono rispettivamente i finestroni e una decorazione anch'essa in mattoni in rilievo, ripetuta sui quattro prospetti.
Si tratta di quattro doppi rombi concentrici (uno per lato), con funzione puramente decorativa o di stemma signorile di riconoscimento; una decorazione di forma anch'essa romboidale si trova sulla parte alta della facciata della casa Marro, in piazza S. Giovanni.
La copertura con tetto a quattro falde è successiva alla costruzione e risale, come nel caso della torre Sineo, all'epoca della demolizione delle merlature.
L'edificio che avvolge la torre non offre particolari indizi per ricostruirne la storia, ma l'utilizzazione della base della torre, la problematica sistemazione degli ambienti di servizio, denunciano una graduale sovrapposizione di interventi edilizi, succedutisi nel tempo sino all'Ottocento, sopra un impianto probabilmente tardo medioevale.
La tipologia di partenza era l'abitazione-laboratorio del civis medioevale con bottega e retro-bottega al piano terreno, abitazione e cucina ai piani superiori. Solo in epoca successiva il sistema di distribuzione ai vari piani venne poi sostituito da vani scala in muratura, ricavati con successivi interventi edilizi.
Le volte dell'androne sotto la torre e nel locale successivo sono di gusto cinquecentesco, di notevole ricercatezza, stanno a dimostrare il radicale mutamento di destinazione intervenuto in quest'epoca con la trasformazione in residenza signorile, il catasto della prima metà del XVII secolo definisce il complesso come palazzo con torre e cortile di proprietà dei fratelli Cantone. Nel 1769 era di proprietà della famiglia Barattieri e, per il Catasto napoleonico, di Maria Cantalupo.
Il Theatrum Sabaudiae, che riporta questa torre, anche se non nella sua precisa posizione a filo della strada, ne suggerisce pur in modo vago la decorazione a rombi concentrici. La tela del Palazzo Comunale la riporta con numerose finestrelle, allontanandosi dalla realtà.
Di pianta leggermente rettangolare (m. 6,5 x 5,5 ca.), la torre si sviluppa in altezza per più di 30 m., poco meno della torre Sineo.
Le murature hanno un spessore di oltre 1 m. e sono state sensibilmente intaccate da numerose aperture nella parte inferiore.
Bibliografia
Per chi desiderasse approfondire lo studio architettonico delle torri, case-torri, residenze medievali si consiglia la consultazione di:
A. Cavallari Murat (a cura di), Tessuti urbani in Alba, Alba 1975;
G. Cravero - M. Piacentino, Alba Medioevale, Tesi di Laurea, facoltà di Architettura, Politecnico di Torino a.a. 1979-80.
Egle Micheletto (a cura di) Una città nel Medioevo, Famija Albeisa, 1999.
Tutti i volumi sono consultabili presso il Centro Studi "Beppe Fenoglio".
Sui singoli edifici sono stati effettuati studi e tesi di Laurea consultabili sulla rivista Alba Pompeia e presso la Biblioteca Civica.