Castello di Roddi
Il castello di Roddi rappresenta, per un certo verso, una variante del concetto di Serralunga. Non per nulla appartenne agli stessi proprietari, i Falletti, per di più nello stesso periodo, e si trova a poco più di una decina di chilometri dall'esempio precedente. Ci sono, tuttavia, anche notevoli differenze che impediscono di spingere l'osservazione al di là di un doveroso accostamento.
Di una fortificazione in luogo si ha notizia fin dal 1197, quando essa appare proprietà di signori locali che sono obbligati a sottomettersi al comune albese. Però, già nel XIV secolo, Roddi passa ai Falletti (anch'essi albesi). E sono probabilmente questi ultimi a costruire l'edificio attuale, utilizzando, forse, una precedente fabbrica: così che l'insieme può essere datato alla fine del Trecento o agli inizi del Quattrocento, con parti più antiche e con impostazione anche'essa condizionata da preesistenze.
Ai Falletti seguirono, come proprietari, nel 1526 Francesco Pico delle Mirandole, nipote del famoso letterato, nel 1690, i Chiesa.
Pervenuto in possesso dello Stato, fu acquistato dal comune di Roddi ed è in atto un tentativo di restauro con destinazione da definire.
Tale costruzione si riassume in un nucleo centrale, a tre piani su alta e decisa scarpata, terminati da un piano con canditoie, e difeso, su uno spigolo, da una snella torre cilindrica, e sul lato opposto da un'altra torre, anch'essa cilindrica e con apparato a sporgere, però più bassa, probabilmente aggiunta in un secondo tempo. Sostanzialmente, dunque, si tratta della tipologia, a dongione difeso da torri esterne, di cui Seralunga è il più perfetto esempio. Qui però, rispetto al più conosciuto esempio vicino, la realizzazione architettonica è di qualità assai inferiore. Le torri appaiono brutalmente aggiunte al corpo centrale, invece che integrate con esso, le proporzioni sono assai più massicce, più di un terzo, anzi quasi la metà dell'altezza complessiva è presa dalla poderosa scarpata che fa da base alla vera e propria parte abitata e molti elementi appaiono manomessi. Anche la collocazione paesaggistica è tutt'altro che disprezzabile.
In compenso, e forse a causa della sua maggiore modernità, Roddi attua alcune soluzioni, come la difesa piombante mediante caditoie, che a Serralunga non compaiono ancora. Non solo, ma era difeso, come ancor oggi si può rintracciare con qualche fatica, e come si può vedere nel disegno eseguito nel secolo XIX dal Gonin, da un secondo giro di mura, protette da un ponte levatoio scavalcante un fossato oggi del tutto scomparso, persino dotate, in un secondo tempo, di numerose feritoie fuciliere. Giro che racchiudeva una corte bassa facente parte integrante della fortificazione.
Bibliografia
F. Conti, Castelli del Piemonte, vol. III, Görlich, 1980.
A. Piovano, L. Fogliato, G. Cigna, I Castelli itinerari di poesia, storia, arte nel cuneese di ieri e di oggi, Cavallermaggiore, 1976.