Casa Fontana o Casa Do
L'edificio ha le facciate in mattone a vista e gli angoli delle murature sono rinforzati da conci di pietra squadrata. Su di esso sono visibili i segni di rimaneggiamenti profondi.
In complesso, però, le decorazioni generali e la pianta dell'edificio non sono mutati sostanzialmente dal tardo medioevo ad oggi. Come molti altri casi ha subìto un processo di progressivo riempimento degli spazi di servizio (cortile, giardino) da parte di rustici, magazzini o simili.
Attualmente il cortile è per buona parte occupato da bassi fabbricati che non superano il piano terreno. L'area coperta al piano terreno è molto maggiore che al primo e al secondo piano.
Il palazzo aveva probabilmente un portico sul lato verso il cortile; esso è ora occupato al piano terreno dal retro di un negozio e da un vano scala. Il fenomeno è molto simile ad altri già citati. I piani superiori sono destinati alla residenza.
La distribuzione delle aperture ha subìto radicali modifiche. Le finestre sono aumentate di numero ed i loro assi sono cambiati di posizione. La ragione di questi mutamenti è da ricercarsi nel cambiamento di destinazione operato tra il XVII e XIX secolo.
La casa nacque come residenza nobiliare e quindi caratterizzata da ambienti vasti forniti di ampie finestre ogivali.
La progressiva perdita di potere delle famiglie feudali ed il contemporaneo aumento di popolazione all'interno del centro abitato (soprattutto nell'Ottocento) provocarono la trasformazione di questi edifici rappresentativi in case di residenza comune. Gli ambienti interni vennero divisi da tramezzi e si rese necessaria una diversa e più fitta scansione delle finestre; per non parlare dell'uso tipicamente ottocentesco, di fornire gli alloggi di un balcone verso la contrada, da cui non potè sottrarsi l'allora casa Fontana.
Nel 1881 veniva richiesto al municipio il permesso di apporre un balcone sulla via Maestra. Lo schizzo allegato al parere favorevole del tecnico municipale riporta il balcone dove esso è ancora oggi, cioè sulla manica dell'allora casa Fontana che ora è priva di decorazioni ed intonacata.
Dallo schizzo parrebbe che a suo tempo anche questa parte dell'edificio avesse una fascia marcapiano di caratteristiche analoghe, ma sembra difficile che si trattasse dello stesso tema decorativo, in quanto tra le due maniche è evidente una soluzione di continuità.
Soprattuto al piano terreno tale cesura è ben visualizzata: uno stretto vano scala divide in due i blocchi e fa pensare alla esistenza in passato di una ritana. Sulla facciata della casa, sull'asse della portina d'ingresso, sopra le finestre del primo piano, pare di intravedere un giunto tra le murature: ad ulteriore conferma dell'ipotesi le formelle decorative in cotto hanno un motivo ornamentale di tipo diverso proprio in corrispondenza del vano scala sopra citato.
Le facciate sulle contrade sono percorse al primo piano da una fascia in cotto dell'altezza di cm. 70 circa. Questo è il tema decorativo principale della casa. Tra primo e secondo piano c'è una modanatura molto simile a quella presente in altri edifici.
Il tetto è in coppi, con struttura in legno. La sua parte sporgente è sostenuta da mensole di aspetto aggraziato, che devono essere quelle originarie. Il D'Andrade nella sua visita ad Alba nel 1883 prese nota della forma di queste mensole, assieme a quelle di altri edifici ora demoliti.
Insieme a queste mensole ritenne degne di particolare attenzione le formelle in cotto della fascia marcapiano. Ne fece anche un rapido schizzo, insieme al prospetto schematico della casa verso la via Calissano. Poco tempo dopo annotava queste parole: "le rappresentazioni di balli di giullari e matti come si vede nel fregio della casa d'Alba è un fatto che ha riscontro in altri monumenti.
Sulla facciata dell'osteria di Lagnasco era dipinta a fresco una simile scena".
Un tema dello stesso genere è sviluppato su cinque formelle in terra cotta pervenute al Museo Civico di Torino nel 1885 e presentate nella mostra "Giacomo Jaquerio e il gotico internazionale" nel 1979, che raffigurano cinque danzatori di moresca, danza di spirito prevalentemente cortese. Esse provengono da Alba, staccate dalla ghiera di un arco appartenente ad un edificio non identificato.
A fine Ottocento, ad Alba erano numerosi gli interventi di demolizione e di sostituzione di elementi gotici. Vale per tutti l'esempio di casa Deabate ora non distinguibile dal tessuto ottocentesco ed ancora ad inizio ottocento (si veda il disegno di C. Rovere) in veste prevalentemente medievale.
L'ambito di queste raffigurazioni di temi preferibilmente figurati è quindi in prevalenza albese. Altrove le decorazioni hanno soggetti più consueti, o di repertorio: ghirlande, motivi vegetali, etc. Questo rende possibile ipotizzare l'esistenza di una fornace attiva ad Alba durante il XV secolo.
La fascia decorativa di casa Fontana rappresenta una variante sul tema del ballo del giullare e probabilmente non si riferisce a una danza "colta" come la moresca. Il carattere popolare della rappresentazione la collega più probabilmente a elementi di folklore locale.
Essa è realizzata con cinque elementi sovrapposti in cotto, affiancati l'uno all'altro.
Partendo dal basso:
1)- elementi semicilindrici accostati per formare una modanatura;
2)- formelle rettangolari (cm. 25 x 30 circa) con la rappresentazione di temi figurati. Sono accostate le une alle altre e si ripetono senza ordine fisso, ma con schemi simili. Sono 49 lungola contrada Maestra, più cinque di foggia diversa sopra la portina di ingresso e 39, di cui molte spezzate, lungo la via Calissano. Ci sono otto varianti delle formelle; partendo dalle più numerose:
- un putto nudo che sorregge una ghirlanda; dalla composizione di queste formelle (in numero di dieci) nasce una specie di girotondo;
- figura di donna rivolta verso chi guarda;
- figura di uomo, vestito con una tunica corta guarnita forse di sonagli, in posizione simile a quella della figura femminile di cui sopra;
- danzatore di profilo, abbigliato come il precedente;
- suonatore di flauto di profilo;
- giullare di profilo;
- fanciullo nudo a cavallo con spada, rivolto a destra di chi guarda;
- fanciullo nudo a cavallo con lancia rivolto a sinistra di chi guarda.
Tutti i personaggi delle formelle paiono intenti a danzare e suonare accompagnandosi con strumenti a fiato e a percussione, tranne i due fanciulli a cavallo, che appaiono sempre uno di fronte all'altro intenti a scontrarsi in battaglia.
3)- un tortiglione borchiato;
4)- due formelle rettangolari simili, alternate, di cui una rappresenta un fiore, un volto di uomo maturo (con barba e copricapo a punta), e un fiore; l'altra rappresenta un fiore, un volto di fanciullo e un fiore;
5)- modanatura di tipo comune e simile ad altre presenti in casa Riva.
La decorazione appartiene alla metà del secolo XV e ciò stabilisce un termine ante quem per la casa che la ospita. D'altra parte la stessa casa ha caratteri che non contraddicono questa datazione e quindi si può sostenere una contemporaneità, o meglio, una relativa vicinanza tra costruzione della casa e il suo arricchimento decorativo.
Bibliografia
Per chi desiderasse approfondire lo studio architettonico delle torri, case-torri,residenze medievali si consiglia la consultazione di:
A. Cavallari Murat (a cura di), Tessuti urbani in Alba, Alba 1975;
G. Cravero - M. Piacentino, Alba Medioevale, Tesi di Laurea, facoltà di Architettura, Politecnico di Torino a.a. 1979-80.
Egle Micheletto (a cura di) Una città nel Medioevo, Famija Albeisa, 1999.
Tutti i volumi sono consultabili presso il Centro Studi "Beppe Fenoglio".
Sui singoli edifici sono stati effettuati studi e tesi di Laurea consultabili sulla rivista Alba Pompeia e presso la Biblioteca Civica.