Castello di Castellinaldo
Castellinaldo deriva il proprio noma dalla famiglia che costruì il castello il castrum Ajnaldi, ricordato in un diploma di Arrigo I dell'anno 1014 che ne confermava il possesso all'abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, gli Ajnaldi, o Eginaldi, fedeli alleati del contado astigiano, che furono i primi signori accertati del luogo. La costruzione della fortificazione va posta nell' XI o XII secolo.
La famiglia Ajnaldi era legata da un trattato del 1197 alla Repubblica di Asti; era di parte guelfa e pertanto si schierò nel 1345, nella battaglia di Gamerario, nelle file dell'esercito provenzale.
Martino Ajnaldi viene quindi ricordato a fianco dei Solaro, dei Falletti, delle truppe di Montafia e Chieri nell'esercito provenzale degli Angiò sconfitto dai ghibellini che erano i marchesi di Monferrato, gli Astesi ed i Pavesi.
Estintasi la famiglia degli Ajnaldi, il castello passò ai Damiani di Priocca imparentati con i Del Carretto, poi ai Malabaila di Canale e, per discendenza femminile ai Fausone di Clavesana.
Di questa costruzione, però, pochissimo è rimasto oggi, dopo le numerose, ripetute modifiche subite dal castello, e la sua trasformazione, com'è d'uso, in villa signorile. In pratica, l'unico resto riconoscibile di antiche strutture difensive è la parte bassa di una torre poligonale poiché quella alta è andata distrutta nel corso di un terremoto durante il secolo XIX. Probabilmente, è della stessa epoca anche il muro cui tale torre si addossa, muro però integrato nelle costruzioni residenziali successive.
Sono i resti di un complesso che ebbe nei secoli fama e notevoli dimensioni (tanto che per un certo tempo ben due castelli, il 'castello bianco' e il 'castello rosso' appartenenti a due diverse famiglie e aventi in comune la cappella gentilizia centrale, occuparono il sommo del colle di Castellinaldo). Più dell'esterno, di questo complesso si è salvato l'interno: che non solamente presenta belle stanze con buoni affreschi e buoni soffitti cassettonati, ma che ha anche strutture portanti, come è apparso nel corso di un restauro effettuato nel 1972, di epoca più antica.
Bibliografia
F. Conti, Castelli del Piemonte, vol. III, Görlich, 1980.
A. Piovano, L. Fogliato, G. Cigna, I Castelli itinerari di poesia, storia, arte nel cuneese di ieri e di oggi, Cavallermaggiore, 1976.