Torre di Montaldo Roero
Come spesso succede, del castello, la fortificazione che sorgeva a Montaldo, si è salvata solamente la torre principale, cioè il mastio; con una leggera variante, la torre infatti non fu costruita contemporaneamente, o addirittura prima, del castello, ma dopo.
Di una costruzione a Montaldo, a cui si aggiungerà il termine Roero, quando ne sarà proprietaria l'omonima famiglia, si ha notizia nel 1153: era allora di appartenenza del Vescovo di Asti, a cui subentrarono ricchi e nobili signori locali. Passato nel 1273 ai Gorzano di Asti, pervenne successivamente ai Canale di Carmagnola, che erano già proprietari di una parte del castello sotto il nome di Montaldo. Quando questa famiglia si estinse, il feudo fu diviso tra gli Scarampi, gli Isnardi, i Mulazzi ed i Falletti, ma verso la metà del 1300, le varie parti si riunirono in mano ai Roero. Passato tra i domini dei Visconti che avevano conquistato l'Astigiano e i Roero, Gian Galeazzo Visconti lo diede alla figlia Valentina. Erano gli anni in cui Obertino, signore di Baldissero, si abbandonava alle sue ribalderie nella zona e il castello di Montaldo non ne andò di certo esente. Riadattato nel secolo XV da Giovanni Percivalle Roero, passò, nel 1588, ai Colonna, poi ai Falletti ed in ultimo fu conquistato nel 1610 da Carlo Emanuele I di Savoia, ma ormai era ridotto in pessime condizioni.
Questi passaggi, e soprattutto l'ultimo, portarono ad un progressivo declassamento dell'opera, che iniziò la sua decadenza, conclusasi infine con la sua pressoché totale scomparsa attuale.
Resiste ancora, invece, la torre, la quale, nonostante alcune perdite tra cui quella dell'intera parte superiore, è ancora oggi in discrete condizioni di conservazione. Alta e cilindrica, completamente in muratura, con poche aperture e tutte ai piani superiori, quella ricavata in basso è chiaramente posteriore, fatta in rottura di muro, ha una solidità veramente notevole e un' altrettanto notevole mancanza di ornamenti, cosa che è quasi una rarità per una torre di quest'epoca, la si può infatti attribuire al Trecento, soprattutto per una torre in muratura, in cui sono quasi obbligatori in Piemonte i fregi a dentelli di sega ricavati con i mattoni.
Imponente a tutt'oggi, doveva esercitare con la sua altezza e la sua dimensione una decisa azione di dominio sulle fortificazioni del castello ai suoi piedi.
Bibliografia
F. Conti, Castelli del Piemonte, vol. III, Görlich, 1980.
A. Piovano, L. Fogliato, G. Cigna, I Castelli itinerari di poesia, storia, arte nel cuneese di ieri e di oggi, Cavallermaggiore, 1976.