Convitto Civico
Il Convitto Civico costruito nei primi anni Trenta ad Alba, insieme alla palestra realizzata nel Complesso della Maddalena (cfr. scheda della sezione Novecento), è lo specchio dell'immagine moderna ed efficiente che il regime fascista voleva trasmettere attraverso la costruzione di opere destinate alla comunità e in particolare alla gioventù. Nello specifico, la costruzione di edifici scolastici o destinati ad attività ad essi legate, è in generale molto diffusa e propagandata durante il Ventennio. A questi edifici viene solitamente conferito un carattere spiccatamente funzionale e moderno, con notevole differenza rispetto alla veste aulica utilizzata in edifici molto più significativi. L'aspetto funzionale è particolarmente curato e sottolineato dal ricorso a volumi semplici ma efficaci, pareti con angoli arrotondati, finestre strombate. Il Convitto albese presenta tutte queste caratteristiche: collocato in posizione centrale, nelle vicinanze della cattedrale, ha una notevole estensione e si presenta fornito di quelle caratteristiche burocratico-istituzionali che definiscono le architetture civiche di quegli anni. L'edificio, posto in corrispondenza di un incrocio, presenta una facciata ricurva e avvolgente in corrispondenza dell'angolo, nel quale è anche collocato l'ingresso principale, affiancato da colonne di marmo a evocare un'immagine classicista, poste ai suoi lati. Sottolinea l'ingresso principale la presenza di partiti decorativi scultorei, dovuti ad Angelo Musso, che conferiscono maggiore nobiltà all'edificio, e contribuiscono ad accentuare il contrasto cromatico tra i diversi materiali usati nella costruzione. Questo contrasto è enfatizzato dall'uso di colori nettamente distinti usati per definire le diverse parti del fabbricato o per rimarcare la presenza di elementi verticali che tendono a spezzare la monotonia di un'architettura che si estende, a coprire un intero isolato, secondo lunghe fasce orizzontali, scandite da semplici cornici marcapiano.
Giovanni Oreste Dellapiana (1895-1974) svolge un ruolo importante ad Alba non soltanto come architetto e studioso (a lui si devono due fondamentali testi sul Macrino e la mostra di arte sacra svoltasi nel 1935), ma anche come politico: riveste la carica di presidente della commissione di Edilizia e Ornato dal 1948 al 1955. Chiusa la parentesi politica, si impegna, su incarico della Curia albese, nella costruzione di edifici religiosi, attività che lo coinvolgerà non soltanto in Piemonte ma anche in America Latina. Delegato della Soprintendenza ai monumenti del Piemonte per la città di Alba, è autore di numerosi restauri. L'attività di pittore occuperà l'ultima parte della sua vita.
Bibliografia
Alba: lettura della metamorfosi di una città nel nostro secolo, numero speciale di Atti e Rassegna Tecnica della Società degli Ingegneri e Architetti di Torino, n°1 gennaio 1981.